The financial, energy and food crisis of 2008 saw a dramatic rise in prices of agricultural products, which exacerbated poverty and malnutrition in developing countries. So the World Bank encouraged the large-scale land acquisitions by private sector to make farming more productive and, for this purpose, it promoted the privatisation of land rights and the registration of land tenure. The rush for land that we are seeing nowadays is the outcome of the distrust in the functioning of the market, which led food-importing countries, short in arable lands but rich in capital, to outsource their crops and led investors to speculate on commodities, which are a safer investment than subprime mortgages. The need to expand farming is also driven by the production of biofuels, encouraged by the European Union in order to reduce both greenhouse gas emissions and dependence on oil, but such policy entail a controversial trade-off between energy security and food security. Agribusiness investments are regarded as a development opportunity, as they make technological progress, new employments and infrastructural development possible, but land grabbing is denounced by farmers' associations as increasing pressure on natural resources and expropriating farmers from their only source of livelihood; the UN Special Rapporteur on the right to food reports unfair competitive conditions between local famers and foreign companies, referring of a sort of domestic dumping. The international organisations have tried to lay down rules for foreign direct investments, so that all the parties involved could benefit, but the effect of these codes of conduct is instead that of legitimising appropriations that breach human rights. Lastly, the case study of Senegal helps gain a better insight into the ethnocentric concept of marginal land and the centrality of transhumance in Africa.

La crisi finanziaria, energetica ed alimentare del 2008 è stata caratterizzata da un aumento vertiginoso del prezzo delle derrate agricole, che ha aggravato la condizione di povertà e malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo. La Banca Mondiale ha così facilitato le acquisizioni di terra su larga scala da parte dei privati al fine di incrementare la produttività agricola e a questo scopo ha incoraggiato la privatizzazione dei terreni e la registrazione delle proprietà fondiarie. La corsa alla terra a cui assistiamo è l'esito della perdita di fiducia nel funzionamento del mercato, che ha sollecitato i Paesi privi di terreni coltivabili a esternalizzare la produzione agricola e gli attori finanziari a speculare sui cosiddetti beni rifugio, che rappresentano un investimento più sicuro rispetto ai mutui subprime. L'esigenza di espandere la produzione agricola è dettata anche dalla produzione dei biocarburanti, incoraggiata dall'Unione Europea per ridurre le emissioni inquinanti e la dipendenza dal petrolio, ma questa politica presenta un controverso trade-off tra sicurezza energetica e sicurezza alimentare. Gli investimenti in agricoltura sono considerati un'opportunità di sviluppo perché consentono il progresso tecnologico, la creazione di posti di lavoro e il potenziamento delle infrastrutture, ma il land grabbing viene denunciato dalle organizzazioni contadine per accrescere la pressione sulle risorse naturali ed espropriare gli agricoltori della loro unica fonte di sostentamento; il relatore speciale ONU sul diritto al cibo riferisce delle condizioni poco eque di concorrenza tra agricoltori locali e aziende straniere, parlando di una forma di dumping interno. Le istituzioni internazionali hanno tentato di regolamentare gli investimenti diretti esteri, in modo che vadano a beneficio di tutti gli attori coinvolti, ma l'effetto dei codici di condotta è piuttosto quello di legittimare delle appropriazioni che violano i diritti umani. Infine il caso studio del Senegal aiuta ad approfondire il concetto etnocentrico di terra marginale e la centralità della pastorizia transumante in Africa.

Land grabbing: opportunità di sviluppo o furto di terra?

ANSELMO, CHIARA
2016/2017

Abstract

La crisi finanziaria, energetica ed alimentare del 2008 è stata caratterizzata da un aumento vertiginoso del prezzo delle derrate agricole, che ha aggravato la condizione di povertà e malnutrizione nei Paesi in via di sviluppo. La Banca Mondiale ha così facilitato le acquisizioni di terra su larga scala da parte dei privati al fine di incrementare la produttività agricola e a questo scopo ha incoraggiato la privatizzazione dei terreni e la registrazione delle proprietà fondiarie. La corsa alla terra a cui assistiamo è l'esito della perdita di fiducia nel funzionamento del mercato, che ha sollecitato i Paesi privi di terreni coltivabili a esternalizzare la produzione agricola e gli attori finanziari a speculare sui cosiddetti beni rifugio, che rappresentano un investimento più sicuro rispetto ai mutui subprime. L'esigenza di espandere la produzione agricola è dettata anche dalla produzione dei biocarburanti, incoraggiata dall'Unione Europea per ridurre le emissioni inquinanti e la dipendenza dal petrolio, ma questa politica presenta un controverso trade-off tra sicurezza energetica e sicurezza alimentare. Gli investimenti in agricoltura sono considerati un'opportunità di sviluppo perché consentono il progresso tecnologico, la creazione di posti di lavoro e il potenziamento delle infrastrutture, ma il land grabbing viene denunciato dalle organizzazioni contadine per accrescere la pressione sulle risorse naturali ed espropriare gli agricoltori della loro unica fonte di sostentamento; il relatore speciale ONU sul diritto al cibo riferisce delle condizioni poco eque di concorrenza tra agricoltori locali e aziende straniere, parlando di una forma di dumping interno. Le istituzioni internazionali hanno tentato di regolamentare gli investimenti diretti esteri, in modo che vadano a beneficio di tutti gli attori coinvolti, ma l'effetto dei codici di condotta è piuttosto quello di legittimare delle appropriazioni che violano i diritti umani. Infine il caso studio del Senegal aiuta ad approfondire il concetto etnocentrico di terra marginale e la centralità della pastorizia transumante in Africa.
ITA
The financial, energy and food crisis of 2008 saw a dramatic rise in prices of agricultural products, which exacerbated poverty and malnutrition in developing countries. So the World Bank encouraged the large-scale land acquisitions by private sector to make farming more productive and, for this purpose, it promoted the privatisation of land rights and the registration of land tenure. The rush for land that we are seeing nowadays is the outcome of the distrust in the functioning of the market, which led food-importing countries, short in arable lands but rich in capital, to outsource their crops and led investors to speculate on commodities, which are a safer investment than subprime mortgages. The need to expand farming is also driven by the production of biofuels, encouraged by the European Union in order to reduce both greenhouse gas emissions and dependence on oil, but such policy entail a controversial trade-off between energy security and food security. Agribusiness investments are regarded as a development opportunity, as they make technological progress, new employments and infrastructural development possible, but land grabbing is denounced by farmers' associations as increasing pressure on natural resources and expropriating farmers from their only source of livelihood; the UN Special Rapporteur on the right to food reports unfair competitive conditions between local famers and foreign companies, referring of a sort of domestic dumping. The international organisations have tried to lay down rules for foreign direct investments, so that all the parties involved could benefit, but the effect of these codes of conduct is instead that of legitimising appropriations that breach human rights. Lastly, the case study of Senegal helps gain a better insight into the ethnocentric concept of marginal land and the centrality of transhumance in Africa.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/140056