La certificazione Halal è una certificazione volontaria agroalimentare, che un’azienda può richiedere se decisa a esportare i propri prodotti in Paesi di fede musulmana, rendendoli così disponibili ad una fascia di persone sempre più in crescita in Italia e nel mondo. Tale certificazione attesta l’osservanza dei dettami della legge e della dottrina dell’Islam nei passaggi di realizzazione e distribuzione dei prodotti e dei servizi a marchio. Le diverse fonti normative musulmane, giuridiche e religiose, definiscono ciò che è lecito (Halal) o illecito (Haram) per un fedele, in ambito alimentare e non solo. Durante il mio tirocinio presso il Caseificio Fiandino S.r.l. a Villafalletto (CN), sono venuta a contatto con una realtà che detiene la certificazione Halal dal 2012, e che presenta un’ampia scelta di prodotti ascrivibili sotto la categoria “leciti” per i religiosi islamici: si tratta della loro “Linea Kinara”. Per una realtà lattiero-casearia, l’ottenimento della certificazione Halal dipende dal tipo di caglio utilizzato nelle diverse produzioni; nel caso dell’Azienda Fiandino si tratta del caglio vegetale estratto dai fiori del cardo selvatico “Cynara Cardunculus”, utilizzato al posto del caglio animale. I coagulanti di origine vegetale stanno assumendo sempre più importanza nel settore lattiero-caseario a causa di restrizioni di carattere religioso, tipo di dieta (vegetarismo e veganismo) e divieti legislativi. Inoltre, i coagulanti di origine vegetale hanno permesso alle piccole aziende di distinguersi all'interno del mercato attraverso la produzione di prodotti di nicchia con caratteristiche differenti rispetto a quelli commercializzati dalle grandi aziende. Nel presente elaborato tratterò le fasi e i requisiti necessari per l’ottenimento della certificazione Halal, citando anche le fonti normative islamiche ed esempi di realtà aziendali nel settore lattiero-caseario in possesso di questa.

La certificazione Halal nel settore lattiero-caseario

RISSO, CAROLA
2021/2022

Abstract

La certificazione Halal è una certificazione volontaria agroalimentare, che un’azienda può richiedere se decisa a esportare i propri prodotti in Paesi di fede musulmana, rendendoli così disponibili ad una fascia di persone sempre più in crescita in Italia e nel mondo. Tale certificazione attesta l’osservanza dei dettami della legge e della dottrina dell’Islam nei passaggi di realizzazione e distribuzione dei prodotti e dei servizi a marchio. Le diverse fonti normative musulmane, giuridiche e religiose, definiscono ciò che è lecito (Halal) o illecito (Haram) per un fedele, in ambito alimentare e non solo. Durante il mio tirocinio presso il Caseificio Fiandino S.r.l. a Villafalletto (CN), sono venuta a contatto con una realtà che detiene la certificazione Halal dal 2012, e che presenta un’ampia scelta di prodotti ascrivibili sotto la categoria “leciti” per i religiosi islamici: si tratta della loro “Linea Kinara”. Per una realtà lattiero-casearia, l’ottenimento della certificazione Halal dipende dal tipo di caglio utilizzato nelle diverse produzioni; nel caso dell’Azienda Fiandino si tratta del caglio vegetale estratto dai fiori del cardo selvatico “Cynara Cardunculus”, utilizzato al posto del caglio animale. I coagulanti di origine vegetale stanno assumendo sempre più importanza nel settore lattiero-caseario a causa di restrizioni di carattere religioso, tipo di dieta (vegetarismo e veganismo) e divieti legislativi. Inoltre, i coagulanti di origine vegetale hanno permesso alle piccole aziende di distinguersi all'interno del mercato attraverso la produzione di prodotti di nicchia con caratteristiche differenti rispetto a quelli commercializzati dalle grandi aziende. Nel presente elaborato tratterò le fasi e i requisiti necessari per l’ottenimento della certificazione Halal, citando anche le fonti normative islamiche ed esempi di realtà aziendali nel settore lattiero-caseario in possesso di questa.
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