L’obiettivo di questa tesi era quello di analizzare lo stato di avanzamento del processo di Smart Working all’interno del sistema produttivo, fenomeno ovviamente innescato dalla pandemia. La mia volontà era quella di capire il punto di vista dei consulenti che hanno analizzato il processo sia lato azienda e quindi produttività, efficienza e snellimento dei processi, sia il gradimento da parte dei dipendenti e visto il grande tema ambientale quale miglioria l’applicazione dello Smart working avrebbe apportato. L’analisi che ne è venuta fuori e di un sistema economico che non è ancora perfettamente pronto a una totale conversione allo Smart Working per motivi oggettivi, ma soprattutto perché è ancora assente una mentalità diffusa del metodo. A prima vista si potrebbe pensare che le maggiori resistenze siano fatte dalle aziende nella realtà spesso sono i dipendenti a temere che un periodo troppo lungo di allontanamento dal sistema aziendale potrebbe procurare una mancata crescita professionale o una minore integrazione nei sistemi aziendali. È pur vero che lato azienda non è sempre possibile convertire il business aziendale in Smart Working poiché le aziende produttive hanno bisogno di sfruttare al massimo la teoria di Taylor di organizzazione del lavoro parcellizzando le attività in sezioni scomposte di produzione. Più semplice è utilizzare il lavoro agile per le aziende di servizi che fanno delle connessioni e dell’utilizzo dei sistemi informatici la base del lavoro. Nelle interviste che ho effettuato al Dott. Sacco Responsabile Hr e dell’organizzazione di Banca Carige e alla Dott. ssa Vitobello Hr business partner del gruppo Zucchetti si evince molto bene come lo Smart Working sia una buona soluzione per il business dei servizi ma si faccia ancora fatica a calarlo nelle “branche aziendali” di produzione o di contatto con il cliente. La prima sarà di difficile soluzione in tempi brevi, mentre quella con il contatto con il cliente diventa buy passabile nel momento in cui tutti i clienti saranno raggiungibili con mezzi telematici. Evidentemente già oggi se parliamo dei contatti tra le varie aziende si può affermare che siamo a un buon livello. Più arduo e quando il business è rivolto alla clientela privata, dove la maturazione all’uso di strumenti di comunicazione alternativi al telefono sono ancora di scarso utilizzo. Questo problema avrebbe bisogno di un’attenta analisi ma possiamo dire per sommi capi che i fattori frenanti sono tipicamente due: la bassa formazione/informazione della popolazione e l’età avanzata degli stessi. Dal lato dei costi evidentemente le aziende potessero portare tutto il personale al lavoro domiciliare risparmierebbero costi di strutture, di infrastrutture, di rimborsi spese e di trasferte. Lo studio effettuato da IoMetrics evidenzia inoltre che anche le statistiche verso i giorni di malattia sono decisamente inferiori rispetto a quelli dei lavoratori che prestano la propria opera nei normali luoghi di lavoro. Tutto questo quindi si ripercuote anche sui consumi di idrocarburi e quindi con un impatto ambientale positivo. Per concludere posso affermare che le basi per pensare ad una trasformazione di gran parte del sistema economico in Smart Working è possibile, con grandi vantaggi per tutti; oggi però il sistema economico non è ancora pronto per una “total transformation” ma i prossimi 5 anni vedranno sicuramente delle grandi evoluzioni in questo campo.
Analisi dei costi e benefici dello Smart Working.
PORTA, MATTIA
2020/2021
Abstract
L’obiettivo di questa tesi era quello di analizzare lo stato di avanzamento del processo di Smart Working all’interno del sistema produttivo, fenomeno ovviamente innescato dalla pandemia. La mia volontà era quella di capire il punto di vista dei consulenti che hanno analizzato il processo sia lato azienda e quindi produttività, efficienza e snellimento dei processi, sia il gradimento da parte dei dipendenti e visto il grande tema ambientale quale miglioria l’applicazione dello Smart working avrebbe apportato. L’analisi che ne è venuta fuori e di un sistema economico che non è ancora perfettamente pronto a una totale conversione allo Smart Working per motivi oggettivi, ma soprattutto perché è ancora assente una mentalità diffusa del metodo. A prima vista si potrebbe pensare che le maggiori resistenze siano fatte dalle aziende nella realtà spesso sono i dipendenti a temere che un periodo troppo lungo di allontanamento dal sistema aziendale potrebbe procurare una mancata crescita professionale o una minore integrazione nei sistemi aziendali. È pur vero che lato azienda non è sempre possibile convertire il business aziendale in Smart Working poiché le aziende produttive hanno bisogno di sfruttare al massimo la teoria di Taylor di organizzazione del lavoro parcellizzando le attività in sezioni scomposte di produzione. Più semplice è utilizzare il lavoro agile per le aziende di servizi che fanno delle connessioni e dell’utilizzo dei sistemi informatici la base del lavoro. Nelle interviste che ho effettuato al Dott. Sacco Responsabile Hr e dell’organizzazione di Banca Carige e alla Dott. ssa Vitobello Hr business partner del gruppo Zucchetti si evince molto bene come lo Smart Working sia una buona soluzione per il business dei servizi ma si faccia ancora fatica a calarlo nelle “branche aziendali” di produzione o di contatto con il cliente. La prima sarà di difficile soluzione in tempi brevi, mentre quella con il contatto con il cliente diventa buy passabile nel momento in cui tutti i clienti saranno raggiungibili con mezzi telematici. Evidentemente già oggi se parliamo dei contatti tra le varie aziende si può affermare che siamo a un buon livello. Più arduo e quando il business è rivolto alla clientela privata, dove la maturazione all’uso di strumenti di comunicazione alternativi al telefono sono ancora di scarso utilizzo. Questo problema avrebbe bisogno di un’attenta analisi ma possiamo dire per sommi capi che i fattori frenanti sono tipicamente due: la bassa formazione/informazione della popolazione e l’età avanzata degli stessi. Dal lato dei costi evidentemente le aziende potessero portare tutto il personale al lavoro domiciliare risparmierebbero costi di strutture, di infrastrutture, di rimborsi spese e di trasferte. Lo studio effettuato da IoMetrics evidenzia inoltre che anche le statistiche verso i giorni di malattia sono decisamente inferiori rispetto a quelli dei lavoratori che prestano la propria opera nei normali luoghi di lavoro. Tutto questo quindi si ripercuote anche sui consumi di idrocarburi e quindi con un impatto ambientale positivo. Per concludere posso affermare che le basi per pensare ad una trasformazione di gran parte del sistema economico in Smart Working è possibile, con grandi vantaggi per tutti; oggi però il sistema economico non è ancora pronto per una “total transformation” ma i prossimi 5 anni vedranno sicuramente delle grandi evoluzioni in questo campo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/139771