Il presente lavoro si propone di analizzare la funzione degli angeli nella Commedia, sottolineando in particolare il loro ruolo provvidenziale in quanto guide di Dante nel suo viaggio, la loro funzione cosmologica, il loro legame con l’uomo in rapporto al libero arbitrio e alla contemplazione di Dio. Il primo capitolo descrive gli angeli nelle prime due cantiche, soffermandosi sull’apparizione dell’angelo nel canto IX dell’Inferno e sulla presenza degli angeli nel Purgatorio. Stabilito che gli angeli svolgono un ruolo di guida essenziale alla prosecuzione e al compimento del viaggio di Dante, nel secondo capitolo – che è propedeutico all’analisi degli angeli nel Paradiso – vengono approfondite due principali influenze riscontrabili nell’angelologia dantesca: il concetto di gerarchia celeste derivante dallo pseudo-Dionigi e l’idea di intelligenze motrici che a Dante arriva, attraverso alcune mediazioni, da Aristotele. Dalla unione delle due componenti, biblica e filosofica, risulta che gli angeli, sin dal Convivio, non si limitano ad essere delle semplici guide, ma sono soprattutto delle creature dotate di una funzione motrice, cosmologica, che consiste nel muovere i cieli e, in tal modo, esercitare la propria influenza sulle vicende umane. Incentrato sulla trattazione degli angeli nel Paradiso, il terzo capitolo prende le mosse dalla questione delle influenze astrali proseguendo verso la creazione dell’anima umana, che, insieme agli angeli, Dio ha creato senza alcuna mediazione. Gli angeli e gli uomini hanno molti elementi in comune, tra cui il libero arbitrio, motivo per cui gli uomini non sono completamente condizionati dalle influenze astrali e gli angeli, negli istanti della loro creazione, hanno scelto se rimanere fedeli a Dio o ribellarsi. Lode o rinnegamento di Dio sono al centro dei canti XXVIII e XXIX del Paradiso, in cui si concentrano le principali osservazioni di Dante sulla natura angelica – osservazioni che comprendono, oltre ai temi della creazione e della rovina angelica, anche la spinosa questione della memoria degli angeli. La memoria angelica rimanda alla totalizzante contemplazione di Dio di cui le intelligenze godono, un aspetto che permette di creare dei ponti con il tema del linguaggio angelico, affrontato da Dante nel De vulgari eloquentia.

«Tutti tirati sono e tutti tirano» (Par. XXVIII, v. 129). La funzione delle intelligenze angeliche in Dante

GAROFALO, ERIC
2021/2022

Abstract

Il presente lavoro si propone di analizzare la funzione degli angeli nella Commedia, sottolineando in particolare il loro ruolo provvidenziale in quanto guide di Dante nel suo viaggio, la loro funzione cosmologica, il loro legame con l’uomo in rapporto al libero arbitrio e alla contemplazione di Dio. Il primo capitolo descrive gli angeli nelle prime due cantiche, soffermandosi sull’apparizione dell’angelo nel canto IX dell’Inferno e sulla presenza degli angeli nel Purgatorio. Stabilito che gli angeli svolgono un ruolo di guida essenziale alla prosecuzione e al compimento del viaggio di Dante, nel secondo capitolo – che è propedeutico all’analisi degli angeli nel Paradiso – vengono approfondite due principali influenze riscontrabili nell’angelologia dantesca: il concetto di gerarchia celeste derivante dallo pseudo-Dionigi e l’idea di intelligenze motrici che a Dante arriva, attraverso alcune mediazioni, da Aristotele. Dalla unione delle due componenti, biblica e filosofica, risulta che gli angeli, sin dal Convivio, non si limitano ad essere delle semplici guide, ma sono soprattutto delle creature dotate di una funzione motrice, cosmologica, che consiste nel muovere i cieli e, in tal modo, esercitare la propria influenza sulle vicende umane. Incentrato sulla trattazione degli angeli nel Paradiso, il terzo capitolo prende le mosse dalla questione delle influenze astrali proseguendo verso la creazione dell’anima umana, che, insieme agli angeli, Dio ha creato senza alcuna mediazione. Gli angeli e gli uomini hanno molti elementi in comune, tra cui il libero arbitrio, motivo per cui gli uomini non sono completamente condizionati dalle influenze astrali e gli angeli, negli istanti della loro creazione, hanno scelto se rimanere fedeli a Dio o ribellarsi. Lode o rinnegamento di Dio sono al centro dei canti XXVIII e XXIX del Paradiso, in cui si concentrano le principali osservazioni di Dante sulla natura angelica – osservazioni che comprendono, oltre ai temi della creazione e della rovina angelica, anche la spinosa questione della memoria degli angeli. La memoria angelica rimanda alla totalizzante contemplazione di Dio di cui le intelligenze godono, un aspetto che permette di creare dei ponti con il tema del linguaggio angelico, affrontato da Dante nel De vulgari eloquentia.
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