Alla base di questo lavoro vi è l’analisi dell’evoluzione delle principali riforme sociali in Italia tra XIX e XX secolo. In particolare si focalizza l’attenzione sulle tutele sociali e su come queste siano mutate negli anni con il susseguirsi dei diversi governi liberali. È risultato interessante osservare come il concetto di protezione sociale acquisisca diversi e ampi significati in relazione al periodo storico di riferimento. L’obiettivo di questo lavoro è restituire uno studio comprensivo delle principali tappe che hanno contribuito a realizzare l’attuale ordinamento sociale italiano, paragonandolo ad altre realtà quali Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Per tale ragione la tesi si articola in tre capitoli. Nel primo viene innanzitutto fornito un quadro generale dell’Ottocento, caratterizzato dal modello assicurativo tedesco posto in essere dal cancelliere Otto Von Bismark, improntato sulle assicurazioni sociali di stampo obbligatorio per i soli lavoratori. Successivamente viene descritta la fase di grande espansione dei diritti sociali che caratterizzano i primi anni del Novecento, non solo considerando il caso italiano, ma anche quello francese, inglese e statunitense. Nonostante le significative riforme sociali approvate tra XIX e XX secolo, alla vigilia del primo conflitto mondiale l’Italia risulta essere ancora molto debole sotto il profilo delle tutele sociali. È proprio a partire dall’impatto della Grande Guerra sulle tutele sociali che si chiude il primo capitolo, facendo riferimento specifico all’elaborazione dei progetti di Francesco Saverio Nitti e Giovanni Giolitti per risanare la situazione sociale del paese del durante e dopo il conflitto. Nel secondo capitolo si illustra quanto accaduto nel 1923, indicato quale anno di svolta per il sistema previdenziale italiano, in quanto segnato dall’istituzione del nuovo schema della “Cassa”. Questa, agendo come uno spartiacque rispetto alle normative precedenti, apre la strada alle principali riforme che avvengono negli anni Venti, con la nascita dell’INFPS (Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale) e dell’INFAIL (Istituto Nazionale Fascista Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro), e negli anni Trenta in cui viene emanato il primo Testo Unico in materia previdenziale. Sono questi gli anni caratterizzati dalla pervasiva presenza dell’ideologia fascista al governo la quale, però, attiva le principali istituzioni di tutela sociale, che tutt’oggi permangono nel nostro ordinamento. Per dare conto di ciò, alla fine del secondo capitolo, viene trattato il modello corporativo in ambito di tutela della salute, attraverso l’analisi dell’introduzione di un’assicurazione contro le malattie professionali, che però entrerà in vigore solo dopo la caduta del fascismo. Nel terzo e ultimo capitolo viene trattata l’analisi delle assicurazioni sociali all’alba della Seconda guerra mondiale. Si prende infatti in esame il progetto assicurativo introdotto dal cavaliere inglese William Beveridge che, in contrapposizione a quanto previsto da Bismark nell’Ottocento, per la prima volta introduce uno schema assicurativo di stampo universalistico destinato non solo ai lavoratori ma a qualunque categoria di cittadino.
Previdenza sociale e corporativismo in età fascista
LO GIUDICE, ELISA
2021/2022
Abstract
Alla base di questo lavoro vi è l’analisi dell’evoluzione delle principali riforme sociali in Italia tra XIX e XX secolo. In particolare si focalizza l’attenzione sulle tutele sociali e su come queste siano mutate negli anni con il susseguirsi dei diversi governi liberali. È risultato interessante osservare come il concetto di protezione sociale acquisisca diversi e ampi significati in relazione al periodo storico di riferimento. L’obiettivo di questo lavoro è restituire uno studio comprensivo delle principali tappe che hanno contribuito a realizzare l’attuale ordinamento sociale italiano, paragonandolo ad altre realtà quali Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Per tale ragione la tesi si articola in tre capitoli. Nel primo viene innanzitutto fornito un quadro generale dell’Ottocento, caratterizzato dal modello assicurativo tedesco posto in essere dal cancelliere Otto Von Bismark, improntato sulle assicurazioni sociali di stampo obbligatorio per i soli lavoratori. Successivamente viene descritta la fase di grande espansione dei diritti sociali che caratterizzano i primi anni del Novecento, non solo considerando il caso italiano, ma anche quello francese, inglese e statunitense. Nonostante le significative riforme sociali approvate tra XIX e XX secolo, alla vigilia del primo conflitto mondiale l’Italia risulta essere ancora molto debole sotto il profilo delle tutele sociali. È proprio a partire dall’impatto della Grande Guerra sulle tutele sociali che si chiude il primo capitolo, facendo riferimento specifico all’elaborazione dei progetti di Francesco Saverio Nitti e Giovanni Giolitti per risanare la situazione sociale del paese del durante e dopo il conflitto. Nel secondo capitolo si illustra quanto accaduto nel 1923, indicato quale anno di svolta per il sistema previdenziale italiano, in quanto segnato dall’istituzione del nuovo schema della “Cassa”. Questa, agendo come uno spartiacque rispetto alle normative precedenti, apre la strada alle principali riforme che avvengono negli anni Venti, con la nascita dell’INFPS (Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale) e dell’INFAIL (Istituto Nazionale Fascista Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro), e negli anni Trenta in cui viene emanato il primo Testo Unico in materia previdenziale. Sono questi gli anni caratterizzati dalla pervasiva presenza dell’ideologia fascista al governo la quale, però, attiva le principali istituzioni di tutela sociale, che tutt’oggi permangono nel nostro ordinamento. Per dare conto di ciò, alla fine del secondo capitolo, viene trattato il modello corporativo in ambito di tutela della salute, attraverso l’analisi dell’introduzione di un’assicurazione contro le malattie professionali, che però entrerà in vigore solo dopo la caduta del fascismo. Nel terzo e ultimo capitolo viene trattata l’analisi delle assicurazioni sociali all’alba della Seconda guerra mondiale. Si prende infatti in esame il progetto assicurativo introdotto dal cavaliere inglese William Beveridge che, in contrapposizione a quanto previsto da Bismark nell’Ottocento, per la prima volta introduce uno schema assicurativo di stampo universalistico destinato non solo ai lavoratori ma a qualunque categoria di cittadino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/139509