La dissertazione propone una riflessione sul pensiero di Antonio Gramsci ed Ernesto De Martino a partire dal tema della subalternità. I punti di contatto delle loro prospettive teoriche vengono affrontati per mostrare come il discorso sulla subalternità ‒ intesa come oppressione e come repulsione dalla storia e dal mondo ‒ sia riconducibile a quello del potere e dei rapporti di forza. Esso può essere articolato su vari livelli, sociale, economico, politico, corporeo, ed evidenzia le contraddizioni che si generano nell'andamento dialettico tra le forze. La tesi che si vuole portare avanti è che bisogna partire dalle etnografie, ovvero da studi molecolari, come strumento metodologico conoscitivo per studiare i frammenti che si disarticolano a partire dalle crisi. L'argomentazione è supportata da una letteratura sul tema scritta principalmente da studiosi e studiose che hanno affrontato Gramsci e De Martino o il loro rapporto in prospettiva antropologica, tra cui i riferimenti più citati sono Giovanni Pizza e Kate Crehan. In quanto pensatori della crisi si è ritenuto proficuo mettere in relazione il loro pensiero con i dibattiti contemporanei sull'Antropocene. Infatti si conclude che molti dei concetti gramsciani e demartiniani possono essere utili per parlare di crisi anche in senso globale e possono offrire spunti per l'analisi del nostro presente e delle sfide che esso ci propone.
Subalternità, macerie, molecolare. Prospettive antropologiche sul rapporto tra Gramsci e De Martino
PALMA, REBECCA
2021/2022
Abstract
La dissertazione propone una riflessione sul pensiero di Antonio Gramsci ed Ernesto De Martino a partire dal tema della subalternità. I punti di contatto delle loro prospettive teoriche vengono affrontati per mostrare come il discorso sulla subalternità ‒ intesa come oppressione e come repulsione dalla storia e dal mondo ‒ sia riconducibile a quello del potere e dei rapporti di forza. Esso può essere articolato su vari livelli, sociale, economico, politico, corporeo, ed evidenzia le contraddizioni che si generano nell'andamento dialettico tra le forze. La tesi che si vuole portare avanti è che bisogna partire dalle etnografie, ovvero da studi molecolari, come strumento metodologico conoscitivo per studiare i frammenti che si disarticolano a partire dalle crisi. L'argomentazione è supportata da una letteratura sul tema scritta principalmente da studiosi e studiose che hanno affrontato Gramsci e De Martino o il loro rapporto in prospettiva antropologica, tra cui i riferimenti più citati sono Giovanni Pizza e Kate Crehan. In quanto pensatori della crisi si è ritenuto proficuo mettere in relazione il loro pensiero con i dibattiti contemporanei sull'Antropocene. Infatti si conclude che molti dei concetti gramsciani e demartiniani possono essere utili per parlare di crisi anche in senso globale e possono offrire spunti per l'analisi del nostro presente e delle sfide che esso ci propone.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/139408