L’obiettivo della tesi è analizzare, a partire dalla discussione recentemente emersa circa l’intelligenza artificiale LaMDA sviluppata da Google e dalle dichiarazioni dell’ingegnere informatico Blake Lemoine, la possibilità che una macchina intelligente possa manifestare autocoscienza e consapevolezza della propria identità individuale. Il primo capitolo presenterà una panoramica del caso sopracitato, riportando, oltre all’opinione di Lemoine, favorevole all’attribuire autocoscienza a LaMDA, anche pareri contrastanti di vari esperti. Nel secondo capitolo si proporrà una ricostruzione del concetto di autocoscienza come vita biografica, facendo riferimento in particolare alla teoria humeiana e a quella lockeiana dell’identità individuale, sottolineandone similitudini e differenze, per poi valutarne la compatibilità con la teoria funzionalista della mente rielaborando il concetto in termini di ruolo funzionale che esso svolge sulla vita degli individui. Sarà presente una parentesi relativa all’argomento dei qualia. Nel terzo si analizzerà l’idea di Alan Turing secondo cui per realizzare una macchina intelligente in grado di passare il test da egli proposto, sia necessario partire dalla programmazione di un’intelligenza artificiale assimilabile alla mente di un bambino, così che essa possa essere educata seguendo metodi simili a quelli utilizzati nell’istruzione tradizionale. Si farà riferimento in particolare al metodo di apprendimento per rinforzo. L’obiettivo è quello di indagare se mediante l’uso di tecniche di questo tipo sia possibile portare le macchine a sviluppare qualcosa di sufficientemente simile alla vita biografica degli individui umani. Il caso empirico di LaMDA è stato scelto proprio perché, secondo le dichiarazioni di Blake Lemoine, essa sarebbe paragonabile ad un bambino tra i sette e gli otto anni. Si tenterà, inoltre, di rispondere all’obiezione secondo cui il grado di libero arbitrio ascrivibile agli esseri umani supera ampiamento quello di cui godono le macchine. Infine, si trarranno le conclusioni emerse dalla trattazione, considerando le implicazioni che essa potrebbe avere nel modo di concepire non solo l’intelligenza artificiale ma anche l’essere umano stesso.
Indagine sulla possibilità di attribuire autocoscienza alle intelligenze artificiali
SARZOTTI, MARIKA
2021/2022
Abstract
L’obiettivo della tesi è analizzare, a partire dalla discussione recentemente emersa circa l’intelligenza artificiale LaMDA sviluppata da Google e dalle dichiarazioni dell’ingegnere informatico Blake Lemoine, la possibilità che una macchina intelligente possa manifestare autocoscienza e consapevolezza della propria identità individuale. Il primo capitolo presenterà una panoramica del caso sopracitato, riportando, oltre all’opinione di Lemoine, favorevole all’attribuire autocoscienza a LaMDA, anche pareri contrastanti di vari esperti. Nel secondo capitolo si proporrà una ricostruzione del concetto di autocoscienza come vita biografica, facendo riferimento in particolare alla teoria humeiana e a quella lockeiana dell’identità individuale, sottolineandone similitudini e differenze, per poi valutarne la compatibilità con la teoria funzionalista della mente rielaborando il concetto in termini di ruolo funzionale che esso svolge sulla vita degli individui. Sarà presente una parentesi relativa all’argomento dei qualia. Nel terzo si analizzerà l’idea di Alan Turing secondo cui per realizzare una macchina intelligente in grado di passare il test da egli proposto, sia necessario partire dalla programmazione di un’intelligenza artificiale assimilabile alla mente di un bambino, così che essa possa essere educata seguendo metodi simili a quelli utilizzati nell’istruzione tradizionale. Si farà riferimento in particolare al metodo di apprendimento per rinforzo. L’obiettivo è quello di indagare se mediante l’uso di tecniche di questo tipo sia possibile portare le macchine a sviluppare qualcosa di sufficientemente simile alla vita biografica degli individui umani. Il caso empirico di LaMDA è stato scelto proprio perché, secondo le dichiarazioni di Blake Lemoine, essa sarebbe paragonabile ad un bambino tra i sette e gli otto anni. Si tenterà, inoltre, di rispondere all’obiezione secondo cui il grado di libero arbitrio ascrivibile agli esseri umani supera ampiamento quello di cui godono le macchine. Infine, si trarranno le conclusioni emerse dalla trattazione, considerando le implicazioni che essa potrebbe avere nel modo di concepire non solo l’intelligenza artificiale ma anche l’essere umano stesso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/139377