La presente dissertazione vuole mettere in luce i cambiamenti avvenuti, durante il corso dei secoli, sull’idea del bambino, considerato come tale e non più come un adulto che necessita di formarsi in vista di una vita futura, già a partire da Rousseau che nell’Emilio sosteneva l’importanza di valorizzare il fanciullo e rispettarne le tappe evolutive. L’infanzia è un periodo fondamentale per il bambino nel quale si verificano delle conquiste sia a livello fisico che psichico che determineranno il suo benessere futuro. Il piccolo in questi anni impara a muoversi, a parlare, ad instaurare relazioni, ad esprimere le proprie emozioni e per questo motivo è importante fornire delle attenzioni autentiche, attraverso le cure, sintonizzandosi sui suoi bisogni, valorizzando le sue inclinazioni e capacità, instaurando così una relazione affettiva che gli consenta di conoscere se stesso ed il mondo. Nel primo capitolo vengono delineate le competenze che il bambino possiede sin dalla vita intrauterina, in quanto possiede una memoria di ciò che ha sperimentato nel grembo materno e sarà per mezzo delle cure del caregiver e della qualità della relazione instaurata che arricchirà le sue conoscenze. A partire da queste asserzioni vengono delineate le trasformazioni in campo pedagogico, psicologico e sociologico a partire dagli assunti dell’Attivismo, un movimento che ha rivoluzionato la concezione di bambino e le modalità di insegnamento e apprendimento di quest’ultimo. Secondo autori appartenenti a questo approccio educativo è necessario far sperimentare ai bambini esperienze dirette con la realtà sin dai primi mesi di vita, promuovendo, così, lo sviluppo dell’autonomia, della libertà di scelta e dell’autoregolazione. Il caregiver deve essere in grado di sostenere e promuovere l’attività libera del bambino, interferendo il meno possibile nelle sue scoperte, rendendolo protagonista del suo sviluppo. Per favorire l’autonomia del bambino e la capacità a “fare da solo” l’adulto deve predisporre un ambiente consono e selezionare materiali di gioco che permettano di acquisire nuovi apprendimenti. Nel secondo capitolo viene presentato il progetto dell’istituto Lòczy fondato dalla pedagogista Emmi Pikler a testimonianza delle teorie ideate dal movimento per l’educazione nuova, in quanto sono stati presi in esame, per 60 anni, bambini frequentanti l’istituto che hanno confermato l’idea di bambino competente, della potenza nel promuovere l’attività libera nell’educazione del piccolo e del ruolo dell’adulto che non deve interferire sullo sviluppo del bambino e anticipare le tappe dello sviluppo, ma deve rispettare i tempi e le attitudini di ogni bambino. Studia il bambino a partire dal movimento, perché considerato la prima forma di comunicazione di un soggetto che non è ancora in grado di parlare. L’apporto dell’istituto potrebbe fungere da guida a genitori ed educatori che vogliano sostenere e implementare l’autonomia dei figli e renderli capaci di scoprire la realtà.
Riconoscere che il bambino è competente. Apporto pedagogico di Emmi Pikler
CALIFANO, ANTONIA
2021/2022
Abstract
La presente dissertazione vuole mettere in luce i cambiamenti avvenuti, durante il corso dei secoli, sull’idea del bambino, considerato come tale e non più come un adulto che necessita di formarsi in vista di una vita futura, già a partire da Rousseau che nell’Emilio sosteneva l’importanza di valorizzare il fanciullo e rispettarne le tappe evolutive. L’infanzia è un periodo fondamentale per il bambino nel quale si verificano delle conquiste sia a livello fisico che psichico che determineranno il suo benessere futuro. Il piccolo in questi anni impara a muoversi, a parlare, ad instaurare relazioni, ad esprimere le proprie emozioni e per questo motivo è importante fornire delle attenzioni autentiche, attraverso le cure, sintonizzandosi sui suoi bisogni, valorizzando le sue inclinazioni e capacità, instaurando così una relazione affettiva che gli consenta di conoscere se stesso ed il mondo. Nel primo capitolo vengono delineate le competenze che il bambino possiede sin dalla vita intrauterina, in quanto possiede una memoria di ciò che ha sperimentato nel grembo materno e sarà per mezzo delle cure del caregiver e della qualità della relazione instaurata che arricchirà le sue conoscenze. A partire da queste asserzioni vengono delineate le trasformazioni in campo pedagogico, psicologico e sociologico a partire dagli assunti dell’Attivismo, un movimento che ha rivoluzionato la concezione di bambino e le modalità di insegnamento e apprendimento di quest’ultimo. Secondo autori appartenenti a questo approccio educativo è necessario far sperimentare ai bambini esperienze dirette con la realtà sin dai primi mesi di vita, promuovendo, così, lo sviluppo dell’autonomia, della libertà di scelta e dell’autoregolazione. Il caregiver deve essere in grado di sostenere e promuovere l’attività libera del bambino, interferendo il meno possibile nelle sue scoperte, rendendolo protagonista del suo sviluppo. Per favorire l’autonomia del bambino e la capacità a “fare da solo” l’adulto deve predisporre un ambiente consono e selezionare materiali di gioco che permettano di acquisire nuovi apprendimenti. Nel secondo capitolo viene presentato il progetto dell’istituto Lòczy fondato dalla pedagogista Emmi Pikler a testimonianza delle teorie ideate dal movimento per l’educazione nuova, in quanto sono stati presi in esame, per 60 anni, bambini frequentanti l’istituto che hanno confermato l’idea di bambino competente, della potenza nel promuovere l’attività libera nell’educazione del piccolo e del ruolo dell’adulto che non deve interferire sullo sviluppo del bambino e anticipare le tappe dello sviluppo, ma deve rispettare i tempi e le attitudini di ogni bambino. Studia il bambino a partire dal movimento, perché considerato la prima forma di comunicazione di un soggetto che non è ancora in grado di parlare. L’apporto dell’istituto potrebbe fungere da guida a genitori ed educatori che vogliano sostenere e implementare l’autonomia dei figli e renderli capaci di scoprire la realtà.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/139330