Nel secolo scorso, il progressivo abbandono delle aree rurali unito alla minor pressione venatoria, hanno determinato un notevole incremento delle popolazioni di cinghiali con conseguenti danni rilevanti in ambito forestale, urbano ed agricolo. In particolare, questi ultimi vengono riscontrati principalmente a carico delle colture cerealicole, i prati e pascoli e nelle aree di confine tra le grandi superfici boscate ed i campi coltivati. Recenti studi hanno dimostrato come la scelta migliore per limitarli sia l’utilizzo di diverse tecniche in sinergia tra di loro, ad esempio attraverso l’emissione di rumori o l’utilizzo di sostanze odorose unitamente al posizionamento di barriere per impedire l’entrata dei cinghiali all’interno delle superfici agricole. Altri metodi prevedono il contenimento del selvatico attraverso l’abbattimento avvalendosi di gabbie (chiusini), dello sparo selettivo e dell’attività venatoria, soprattutto attraverso la braccata. Nonostante queste tecniche riescano a ridurre la popolazione nel breve periodo, è stato dimostrato come le risorse divengano utilizzabili con maggiore efficienza favorendo gli individui non abbattuti che, aumentando la prolificità, riescono a pareggiare o addirittura aumentare il numero di cinghiali presenti nell’area prima dell’intervento. Inoltre la caccia, se non selettiva, può stimolare femmine molto giovani a riprodursi prima del tempo determinando un ringiovanimento delle popolazioni. Attualmente particolare preoccupazione sta destando la diffusione della Peste Suina Africana (PSA), una malattia virale che determina pesanti ripercussioni economiche nei Paesi colpiti, specialmente per il comparto suinicolo e i settori produttivi ad esso collegati. La PSA è una malattia infettiva altamente contagiosa in grado di provocare un’elevata mortalità nei suidi sia domestici sia selvatici, di qualsiasi età e sesso. La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia. A partire da gennaio 2022 la malattia, già presente in Sardegna dal secolo scorso, è stata segnalata anche nell’Italia continentale, più precisamente a cavallo tra le regioni Piemonte, nella provincia di Alessandria, e Liguria, nelle province di Genova e Savona. Il Ministero della Salute, con il supporto dell’Unità di Crisi Centrale ed il Gruppo di Esperti in materia di PSA, sta attivando con urgenza le procedure sia per la delimitazione dell’area infetta sia per contrastare l’ulteriore diffusione della malattia. Nell’ambito della relazione finale vengono descritte le strategie di controllo ed eradicazione della malattia messe in atto nelle aree già interessate e in quelle limitrofe, con particolare attenzione per la regolamentazione dell’attività venatoria e per l’adozione di misure di biosicurezza in grado di ridurre il rischio di diffusione del virus.
Gestione faunistica del cinghiale e prevenzione della diffusione della peste suina africana
BUGNONE, STEFANO
2021/2022
Abstract
Nel secolo scorso, il progressivo abbandono delle aree rurali unito alla minor pressione venatoria, hanno determinato un notevole incremento delle popolazioni di cinghiali con conseguenti danni rilevanti in ambito forestale, urbano ed agricolo. In particolare, questi ultimi vengono riscontrati principalmente a carico delle colture cerealicole, i prati e pascoli e nelle aree di confine tra le grandi superfici boscate ed i campi coltivati. Recenti studi hanno dimostrato come la scelta migliore per limitarli sia l’utilizzo di diverse tecniche in sinergia tra di loro, ad esempio attraverso l’emissione di rumori o l’utilizzo di sostanze odorose unitamente al posizionamento di barriere per impedire l’entrata dei cinghiali all’interno delle superfici agricole. Altri metodi prevedono il contenimento del selvatico attraverso l’abbattimento avvalendosi di gabbie (chiusini), dello sparo selettivo e dell’attività venatoria, soprattutto attraverso la braccata. Nonostante queste tecniche riescano a ridurre la popolazione nel breve periodo, è stato dimostrato come le risorse divengano utilizzabili con maggiore efficienza favorendo gli individui non abbattuti che, aumentando la prolificità, riescono a pareggiare o addirittura aumentare il numero di cinghiali presenti nell’area prima dell’intervento. Inoltre la caccia, se non selettiva, può stimolare femmine molto giovani a riprodursi prima del tempo determinando un ringiovanimento delle popolazioni. Attualmente particolare preoccupazione sta destando la diffusione della Peste Suina Africana (PSA), una malattia virale che determina pesanti ripercussioni economiche nei Paesi colpiti, specialmente per il comparto suinicolo e i settori produttivi ad esso collegati. La PSA è una malattia infettiva altamente contagiosa in grado di provocare un’elevata mortalità nei suidi sia domestici sia selvatici, di qualsiasi età e sesso. La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia. A partire da gennaio 2022 la malattia, già presente in Sardegna dal secolo scorso, è stata segnalata anche nell’Italia continentale, più precisamente a cavallo tra le regioni Piemonte, nella provincia di Alessandria, e Liguria, nelle province di Genova e Savona. Il Ministero della Salute, con il supporto dell’Unità di Crisi Centrale ed il Gruppo di Esperti in materia di PSA, sta attivando con urgenza le procedure sia per la delimitazione dell’area infetta sia per contrastare l’ulteriore diffusione della malattia. Nell’ambito della relazione finale vengono descritte le strategie di controllo ed eradicazione della malattia messe in atto nelle aree già interessate e in quelle limitrofe, con particolare attenzione per la regolamentazione dell’attività venatoria e per l’adozione di misure di biosicurezza in grado di ridurre il rischio di diffusione del virus.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/139106