Le prime righe del saggio L’intransigente di Maurizio Viroli recitano queste parole: «come molti altri concetti politici, anche l’intransigenza è stata ed è considerata da alcuni un vizio, da altri una virtù». Dal punto di vista etimologico, il termine deriva dal latino transigere. Viroli definisce intransigente «la persona che è talmente attaccata ai suoi princìpi e alle sue idee da rifiutare qualsiasi compromesso, tanto nella teoria quanto nella pratica». Dalla prospettiva linguistica, il termine “intransigente” compare nel XIX secolo ed in Italia è arrivato più tardi nel linguaggio politico, assumendo più una connotazione negativa di vizio, che una connotazione positiva di virtù. Si ritenevano intransigenti, infatti, quei politici che fossero vicino al dogmatismo, all’intolleranza e al fanatismo. Tuttavia, l’intransigenza acquisisce un valore, positivo o negativo, solo in riferimento al contesto in cui viene applicata: «la cattiva intransigenza» si ha con il rifiuto di accettare accordi o fare compromessi di qualsiasi sorta, mentre la «buona intransigenza» è la capacità, la disposizione a restare fedele ai propri princìpi.

Intransigenti e transigenti nell'epoca risorgimentale

DIANA, BEATRICE
2021/2022

Abstract

Le prime righe del saggio L’intransigente di Maurizio Viroli recitano queste parole: «come molti altri concetti politici, anche l’intransigenza è stata ed è considerata da alcuni un vizio, da altri una virtù». Dal punto di vista etimologico, il termine deriva dal latino transigere. Viroli definisce intransigente «la persona che è talmente attaccata ai suoi princìpi e alle sue idee da rifiutare qualsiasi compromesso, tanto nella teoria quanto nella pratica». Dalla prospettiva linguistica, il termine “intransigente” compare nel XIX secolo ed in Italia è arrivato più tardi nel linguaggio politico, assumendo più una connotazione negativa di vizio, che una connotazione positiva di virtù. Si ritenevano intransigenti, infatti, quei politici che fossero vicino al dogmatismo, all’intolleranza e al fanatismo. Tuttavia, l’intransigenza acquisisce un valore, positivo o negativo, solo in riferimento al contesto in cui viene applicata: «la cattiva intransigenza» si ha con il rifiuto di accettare accordi o fare compromessi di qualsiasi sorta, mentre la «buona intransigenza» è la capacità, la disposizione a restare fedele ai propri princìpi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/139104