Con il termine disabilità visiva si indica un tipo di disabilità il cui deficit è presente nel senso della vista. La disabilità visiva può avere diversi gradi che implicheranno un diverso adattamento del bambino al mondo circostante. Essa può essere parziale, con residuo, oppure totale; inoltre, è possibile che sia presente fin dalla nascita o acquisita successivamente. Le diverse caratteristiche di manifestazione visiva causano nel bambino uno sviluppo delle principali aree: cognitiva, linguistica, affettivo-relazionale. Per favorire il percorso verso l’autonomia del bambino è necessario la collaborazione di tutte le agenzie che si occupano della crescita di quest’ultimo, ovvero la famiglia, la scuola e il territorio. La famiglia è la prima sfera con cui il bambino entra in contatto. Il comportamento e gli atteggiamenti della famiglia favoriscono il rapporto del bambino con il mondo. Ciò che il bambino impara nei primi mesi di vita, saranno da supporto per le scoperte future. Spesso però l’esperienza di disabilità condiziona lo stile educativo dei genitori verso il figlio. Prevale un atteggiamento di iperprotezione, soffocando il bambino di premure che impediscono di fare esperienze in autonomia. Questo comportamento deriva dalla paura che si faccia male o l’idea che non lo sappia fare. Vi è un altro tipo di atteggiamento, ugualmente inadatto, che consiste nella stimolazione eccessiva del bambino. La famiglia proponendo le giuste esperienze al bambino permette di sviluppare fin da subito un percorso verso l’autonomia, partendo dal potenziamento dei sensi residui La scuola affianca la famiglia nei primi compiti educativi. Sono loro che impostano un progetto educativo mirato sul bambino. Inoltre, la cooperazione di queste due agenzie permette al bambino una continuità di esperienze che favoriscono il suo benessere, sicurezza e l’autostima verso le sue competenze. La scuola mette in gioco diverse variabili stimolanti per il bambino: i rapporti con le educatrici-insegnanti e con i coetanei. Le educatrici favoriscono nel bambino la conoscenza dell’ambiente, con i materiali specifici e i giochi presenti nella struttura. Sapranno inoltre calibrare le situazioni di socializzazione, tenendo a mente che un bambino con disabilità visiva avrà bisogno di più tempo per entrare in relazione, in quanto i segnali di approccio con i sensi residui non sono immediati come la vista. Il percorso verso l’autonomia riguarda anche tutti i momenti caratteristici di una routine quotidiana, ovvero alimentazione, sonno, igiene e gioco libero. È partendo da questi momenti che il bambino potrà utilizzare le competenze apprese per il futuro. Infine, un’ultima agenzia che si occupa della crescita del bambino sono le strutture presenti sul territorio, in particolare, la Fondazione Hollman. Essa affianca i genitori in questa situazione da affrontare, attraverso la valutazione diagnostica del bambino e la sua presa in carico. Propone diverse attività fondate sulla multisensorialità, con lo scopo di favorire l’autonomia. Due tra le attività maggiormente utilizzate sono la Stanza Snoezelen e la Pet Therapy. Il primo metodo viene svolto in una stanza progettata con la presenza di diversi materiali. La duttilità di questi ultimi permettono di concentrarsi sul lavoro anche di un solo senso, oppure scegliere in base alle preferenze del soggetto. Il secondo metodo, avviene attraverso il contatto con gli animali, in particolare con i cani.
PERCORSO VERSO L’AUTONOMIA ATTRAVERSO I SUOI CONTESTI DI VITA PRIMARI SCUOLA-FAMIGLIA E GLI INTERVENTI RIABILITATIVI PRECOCI
PAGLIUCA, ALESSIA
2022/2023
Abstract
Con il termine disabilità visiva si indica un tipo di disabilità il cui deficit è presente nel senso della vista. La disabilità visiva può avere diversi gradi che implicheranno un diverso adattamento del bambino al mondo circostante. Essa può essere parziale, con residuo, oppure totale; inoltre, è possibile che sia presente fin dalla nascita o acquisita successivamente. Le diverse caratteristiche di manifestazione visiva causano nel bambino uno sviluppo delle principali aree: cognitiva, linguistica, affettivo-relazionale. Per favorire il percorso verso l’autonomia del bambino è necessario la collaborazione di tutte le agenzie che si occupano della crescita di quest’ultimo, ovvero la famiglia, la scuola e il territorio. La famiglia è la prima sfera con cui il bambino entra in contatto. Il comportamento e gli atteggiamenti della famiglia favoriscono il rapporto del bambino con il mondo. Ciò che il bambino impara nei primi mesi di vita, saranno da supporto per le scoperte future. Spesso però l’esperienza di disabilità condiziona lo stile educativo dei genitori verso il figlio. Prevale un atteggiamento di iperprotezione, soffocando il bambino di premure che impediscono di fare esperienze in autonomia. Questo comportamento deriva dalla paura che si faccia male o l’idea che non lo sappia fare. Vi è un altro tipo di atteggiamento, ugualmente inadatto, che consiste nella stimolazione eccessiva del bambino. La famiglia proponendo le giuste esperienze al bambino permette di sviluppare fin da subito un percorso verso l’autonomia, partendo dal potenziamento dei sensi residui La scuola affianca la famiglia nei primi compiti educativi. Sono loro che impostano un progetto educativo mirato sul bambino. Inoltre, la cooperazione di queste due agenzie permette al bambino una continuità di esperienze che favoriscono il suo benessere, sicurezza e l’autostima verso le sue competenze. La scuola mette in gioco diverse variabili stimolanti per il bambino: i rapporti con le educatrici-insegnanti e con i coetanei. Le educatrici favoriscono nel bambino la conoscenza dell’ambiente, con i materiali specifici e i giochi presenti nella struttura. Sapranno inoltre calibrare le situazioni di socializzazione, tenendo a mente che un bambino con disabilità visiva avrà bisogno di più tempo per entrare in relazione, in quanto i segnali di approccio con i sensi residui non sono immediati come la vista. Il percorso verso l’autonomia riguarda anche tutti i momenti caratteristici di una routine quotidiana, ovvero alimentazione, sonno, igiene e gioco libero. È partendo da questi momenti che il bambino potrà utilizzare le competenze apprese per il futuro. Infine, un’ultima agenzia che si occupa della crescita del bambino sono le strutture presenti sul territorio, in particolare, la Fondazione Hollman. Essa affianca i genitori in questa situazione da affrontare, attraverso la valutazione diagnostica del bambino e la sua presa in carico. Propone diverse attività fondate sulla multisensorialità, con lo scopo di favorire l’autonomia. Due tra le attività maggiormente utilizzate sono la Stanza Snoezelen e la Pet Therapy. Il primo metodo viene svolto in una stanza progettata con la presenza di diversi materiali. La duttilità di questi ultimi permettono di concentrarsi sul lavoro anche di un solo senso, oppure scegliere in base alle preferenze del soggetto. Il secondo metodo, avviene attraverso il contatto con gli animali, in particolare con i cani.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/138844