Known for being the main character of Virgil’s Aeneid, Aeneas is a hero whose myth has spanned millennia. Dante places him in Limbo among the «great spirits» (Inf., IV, 122), alongside Hector, the greatest Trojan hero, and Caesar, the first Roman emperor. The celebration of his deeds was Virgil's brilliant invention to legitimize the founding of Rome by his descendants: Aeneas, the new Ulysses, immerges in myth the origins of Augustus’ gens Iulia. But this character begins his story in Homer’ Iliad, where he experiences an ambiguous glory. The suspicion of betrayal, like a stain on his armor, follows him over the centuries, in different mythological versions and different literary works, and arises a series of questions: how could a marginal hero of the Iliad become the father of the Roman imperial lineage? And which qualities does he feature as Trojan prince, alleged traitor to his homeland, refugee and finally symbol of the values of Rome?
Conosciuto per essere protagonista dell’Eneide di Virgilio, Enea è un eroe il cui mito ha attraversato i millenni. Persino Dante ne parla, e lo colloca nel Limbo tra gli «spiriti magni» (Inf., IV, 122), accanto a Ettore, il più grande eroe troiano, e a Cesare, primo imperatore romano. La celebrazione delle sue gesta fu la brillante invenzione di Virgilio per legittimare la fondazione di Roma da parte dei suoi discendenti: Enea, nuovo Ulisse, immerge nel mito l’origine della gens Iulia di Augusto. Questo personaggio inizia però la sua storia nell’Iliade di Omero, in cui vive un’ambigua gloria. Il sospetto del tradimento, macchia sulla sua armatura, lo segue nei secoli, nelle varianti e nelle diverse opere, sfociando in una serie di interrogativi: come un eroe marginale nell’Iliade diventa il padre della stirpe imperiale romana? E quali qualità lo caratterizzano nelle sue vesti di principe troiano, presunto traditore della patria, profugo e infine simbolo dei valori di Roma?
Enea, l'odissea di un mito: da profugo troiano a padre della stirpe imperiale romana
RODRIGUES CORREA, ALINE
2021/2022
Abstract
Conosciuto per essere protagonista dell’Eneide di Virgilio, Enea è un eroe il cui mito ha attraversato i millenni. Persino Dante ne parla, e lo colloca nel Limbo tra gli «spiriti magni» (Inf., IV, 122), accanto a Ettore, il più grande eroe troiano, e a Cesare, primo imperatore romano. La celebrazione delle sue gesta fu la brillante invenzione di Virgilio per legittimare la fondazione di Roma da parte dei suoi discendenti: Enea, nuovo Ulisse, immerge nel mito l’origine della gens Iulia di Augusto. Questo personaggio inizia però la sua storia nell’Iliade di Omero, in cui vive un’ambigua gloria. Il sospetto del tradimento, macchia sulla sua armatura, lo segue nei secoli, nelle varianti e nelle diverse opere, sfociando in una serie di interrogativi: come un eroe marginale nell’Iliade diventa il padre della stirpe imperiale romana? E quali qualità lo caratterizzano nelle sue vesti di principe troiano, presunto traditore della patria, profugo e infine simbolo dei valori di Roma?File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/138715