Durante il mio percorso universitario ho avuto modo di studiare vari ambiti e rami dell'antropologia e, nel momento in cui ho dovuto affrontare la scelta tematica di una possibile tesi, ho avuto ispirazione dal libro Le vie sbagliate (2014) di Dario Basile, testo che ho utilizzato nella preparazione dell'esame di antropologia delle società complesse. Ciò che viene analizzato sono le difficili vicende di adolescenti, figli della grande migrazione interna degli anni 60, cresciuti nelle isolate periferie di edilizia popolare di Torino e dunque discriminati e al margine rispetto al resto della società. Partendo da questo ho deciso di analizzare gli stili di vita ed i meccanismi di esclusione sociale anche nella mia terra, la Sicilia, più precisamente a Palermo ed in due “quartieri difficili”: lo Zen e Borgo Vecchio. Tali quartieri vivono delle realtà invisibili e vengono presentati dai media in modo negativo e spesso per episodi di cronaca nera, ghetti isolati e degradati dai quali è meglio stare lontano. Ma come vivono le persone al loro interno questa stigmatizzazione? Per rispondere a tale quesito ho articolato la mia tesi basandola su due testi in particolare: Lo Zen di Palermo, Antropologia dell'esclusione (2008) di Ferdinando Fava e L'erba tinta, Dentro le crepe di Borgo Vecchio a Palermo. Un racconto antropologico (2021) di Martina Riina. Nel primo capitolo ho menzionato i primi approcci di studio antropologico della realtà urbana; nel secondo ho fatto una breve descrizione, accompagnata da diverse foto, dei due quartieri con un confronto finale che ci permette di capirne e sottolinearne somiglianze ed eventuali differenze. Nel terzo, grazie alla ricerca etnografica di Ferdinando Fava all'interno dello Zen, ho potuto riportare diverse storie di vita dei residenti che evidenziano quanto le rappresentazioni mediatiche possano essere totalmente deviate e quanto ogni persona senta l'esigenza di confrontarsi con lo stigma rispetto al quartiere prendendo le distanze dall'idea di marginalità. Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, Martina Riina ci ha permesso di “entrare” a Borgo Vecchio, di decostruire la realtà e comprendere, alla luce della pandemia e della crisi sanitaria e sociale, l'importanza delle pratiche educative di strada. L’autrice tenta di smontare l'immaginario collettivo vivendo il quartiere dall'interno e ripercorre, in modo ironico e disincantato, i dieci anni di intervento sociale con un dibattito che permette di costruire percorsi di riflessione collettiva partendo proprio dalla marginalità. Nelle conclusioni offro uno sguardo finale su quanto appreso e su ciò che i due quartieri condividono maggiormente: le esperienze di resistenza e di vita generativa che danno verità e dignità agli abitanti stigmatizzati dai media e privati dell'opportunità di farsi ascoltare e l'importanza dell'integrazione sociale di realtà che vivono al margine della nostra collettività.

Lo Zen e Borgo Vecchio: stili di vita e meccanismi di esclusione sociale in due "quartieri difficili" palermitani

AMATO, FEDERICA
2021/2022

Abstract

Durante il mio percorso universitario ho avuto modo di studiare vari ambiti e rami dell'antropologia e, nel momento in cui ho dovuto affrontare la scelta tematica di una possibile tesi, ho avuto ispirazione dal libro Le vie sbagliate (2014) di Dario Basile, testo che ho utilizzato nella preparazione dell'esame di antropologia delle società complesse. Ciò che viene analizzato sono le difficili vicende di adolescenti, figli della grande migrazione interna degli anni 60, cresciuti nelle isolate periferie di edilizia popolare di Torino e dunque discriminati e al margine rispetto al resto della società. Partendo da questo ho deciso di analizzare gli stili di vita ed i meccanismi di esclusione sociale anche nella mia terra, la Sicilia, più precisamente a Palermo ed in due “quartieri difficili”: lo Zen e Borgo Vecchio. Tali quartieri vivono delle realtà invisibili e vengono presentati dai media in modo negativo e spesso per episodi di cronaca nera, ghetti isolati e degradati dai quali è meglio stare lontano. Ma come vivono le persone al loro interno questa stigmatizzazione? Per rispondere a tale quesito ho articolato la mia tesi basandola su due testi in particolare: Lo Zen di Palermo, Antropologia dell'esclusione (2008) di Ferdinando Fava e L'erba tinta, Dentro le crepe di Borgo Vecchio a Palermo. Un racconto antropologico (2021) di Martina Riina. Nel primo capitolo ho menzionato i primi approcci di studio antropologico della realtà urbana; nel secondo ho fatto una breve descrizione, accompagnata da diverse foto, dei due quartieri con un confronto finale che ci permette di capirne e sottolinearne somiglianze ed eventuali differenze. Nel terzo, grazie alla ricerca etnografica di Ferdinando Fava all'interno dello Zen, ho potuto riportare diverse storie di vita dei residenti che evidenziano quanto le rappresentazioni mediatiche possano essere totalmente deviate e quanto ogni persona senta l'esigenza di confrontarsi con lo stigma rispetto al quartiere prendendo le distanze dall'idea di marginalità. Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, Martina Riina ci ha permesso di “entrare” a Borgo Vecchio, di decostruire la realtà e comprendere, alla luce della pandemia e della crisi sanitaria e sociale, l'importanza delle pratiche educative di strada. L’autrice tenta di smontare l'immaginario collettivo vivendo il quartiere dall'interno e ripercorre, in modo ironico e disincantato, i dieci anni di intervento sociale con un dibattito che permette di costruire percorsi di riflessione collettiva partendo proprio dalla marginalità. Nelle conclusioni offro uno sguardo finale su quanto appreso e su ciò che i due quartieri condividono maggiormente: le esperienze di resistenza e di vita generativa che danno verità e dignità agli abitanti stigmatizzati dai media e privati dell'opportunità di farsi ascoltare e l'importanza dell'integrazione sociale di realtà che vivono al margine della nostra collettività.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/138692