Titolo: Autismo: diagnosi precoce, interventi e supporto alle famiglie Le nuove conoscenze sullo sviluppo tipico e atipico delle competenze sociali nei primi 18 mesi di vita hanno permesso, negli ultimi venti anni, di compiere notevoli progressi nella elaborazione e nel progressivo perfezionamento di strumenti per lo screening e la diagnosi precoce di autismo. Tuttavia l’identificazione precoce dell’autismo rimane tuttora una operazione abbastanza complessa che deve prevedere due differenti livelli di valutazione: il primo livello di screening e il secondo livello, di diagnosi. Sia la CHAT che la M-CHAT sono strumenti di screening indirizzati alla individuazione dell’autismo in bambini di 18-24 mesi di vita. Ma essendo in molti casi il processo già in atto nel corso del primo anno di vita le linee guida internazionali sull’autismo pongono come obiettivo l’elaborazione di strumenti per l’individuazione di bambini a rischio di autismo entro il primo anno di vita. A tal proposito è stato costruito il First Year Inventory (FYI), un questionario per i genitori creato da Grace Baranek. Il FYI è composto da una lista di 63 comportamenti, per ciascuno dei quali viene chiesta una valutazione quantitativa/qualitativa, che possono suggerire che un bambino di 12 mesi è a rischio di autismo. I tentativi di individuare precocemente il disturbo sono supportati dalla convinzione che un intervento iniziato subito dopo la diagnosi possa portare a risultati migliori rispetto ad un intervento iniziato in età scolare. Infatti gli studi sui trattamenti hanno indicato dei buoni risultati quando il trattamento è fornito in età precoce ossia prima dei 4 anni. Esistono numerosi trattamenti per il Disturbo Autistico ma quello che risulta più adatto ad un intervento precoce è l’Early Start Denver Model. Questo modello è rivolto ai bambini di età compresa fra i 18 e i 30 mesi; prevede il rinforzo di ogni tentativo comunicativo o imitativo da parte del bambino ed è caratterizzato dall’obiettivo di aumentare la motivazione alla comunicazione funzionale. Il tratto distintivo del modello ESDM rispetto ad altri approcci naturalistici per l’intervento è rappresentato dall’enfasi sulla comunicazione, nella convinzione che l’esposizione precoce a sequenze interattive strutturate possa indurre significative diminuzioni della disabilità sociale associata al disturbo. La formazione di operatori di Asilo Nido in grado di applicare precocemente i principi derivati dal modello con bambini molto piccoli potrebbe rappresentare un’opportunità valida. Il ruolo dell’educatore infatti è molto importante in quanto il supporto educativo extra-famigliare rappresenta un elemento fondamentale nelle famiglie con un figlio con Disturbo Autistico, che può fungere a loro da sostegno nella gestione delle difficoltà e delle problematiche, accompagnandoli durante il percorso evolutivo del bambino, aiutandoli a far emergere e a potenziare le risorse presenti, a gestire lo stato di bisogno, ed evitando che essi siano isolati dal contesto sociale. Gli educatori della prima infanzia non devono fare né diagnosi né valutazione cliniche. Essi collaborano con le équipe dei centri clinici sanitari territoriali specializzati. Diviene fondamentale dunque, per chi opera nel settore educativo, operare sempre con l’intero gruppo di lavoro (educatrici, dirigenti, pedagogisti, educatori di sostegno), il cosiddetto lavoro in rete.

Autismo: diagnosi precoce, interventi e supporto alle famiglie

CILENTO, ANNA
2020/2021

Abstract

Titolo: Autismo: diagnosi precoce, interventi e supporto alle famiglie Le nuove conoscenze sullo sviluppo tipico e atipico delle competenze sociali nei primi 18 mesi di vita hanno permesso, negli ultimi venti anni, di compiere notevoli progressi nella elaborazione e nel progressivo perfezionamento di strumenti per lo screening e la diagnosi precoce di autismo. Tuttavia l’identificazione precoce dell’autismo rimane tuttora una operazione abbastanza complessa che deve prevedere due differenti livelli di valutazione: il primo livello di screening e il secondo livello, di diagnosi. Sia la CHAT che la M-CHAT sono strumenti di screening indirizzati alla individuazione dell’autismo in bambini di 18-24 mesi di vita. Ma essendo in molti casi il processo già in atto nel corso del primo anno di vita le linee guida internazionali sull’autismo pongono come obiettivo l’elaborazione di strumenti per l’individuazione di bambini a rischio di autismo entro il primo anno di vita. A tal proposito è stato costruito il First Year Inventory (FYI), un questionario per i genitori creato da Grace Baranek. Il FYI è composto da una lista di 63 comportamenti, per ciascuno dei quali viene chiesta una valutazione quantitativa/qualitativa, che possono suggerire che un bambino di 12 mesi è a rischio di autismo. I tentativi di individuare precocemente il disturbo sono supportati dalla convinzione che un intervento iniziato subito dopo la diagnosi possa portare a risultati migliori rispetto ad un intervento iniziato in età scolare. Infatti gli studi sui trattamenti hanno indicato dei buoni risultati quando il trattamento è fornito in età precoce ossia prima dei 4 anni. Esistono numerosi trattamenti per il Disturbo Autistico ma quello che risulta più adatto ad un intervento precoce è l’Early Start Denver Model. Questo modello è rivolto ai bambini di età compresa fra i 18 e i 30 mesi; prevede il rinforzo di ogni tentativo comunicativo o imitativo da parte del bambino ed è caratterizzato dall’obiettivo di aumentare la motivazione alla comunicazione funzionale. Il tratto distintivo del modello ESDM rispetto ad altri approcci naturalistici per l’intervento è rappresentato dall’enfasi sulla comunicazione, nella convinzione che l’esposizione precoce a sequenze interattive strutturate possa indurre significative diminuzioni della disabilità sociale associata al disturbo. La formazione di operatori di Asilo Nido in grado di applicare precocemente i principi derivati dal modello con bambini molto piccoli potrebbe rappresentare un’opportunità valida. Il ruolo dell’educatore infatti è molto importante in quanto il supporto educativo extra-famigliare rappresenta un elemento fondamentale nelle famiglie con un figlio con Disturbo Autistico, che può fungere a loro da sostegno nella gestione delle difficoltà e delle problematiche, accompagnandoli durante il percorso evolutivo del bambino, aiutandoli a far emergere e a potenziare le risorse presenti, a gestire lo stato di bisogno, ed evitando che essi siano isolati dal contesto sociale. Gli educatori della prima infanzia non devono fare né diagnosi né valutazione cliniche. Essi collaborano con le équipe dei centri clinici sanitari territoriali specializzati. Diviene fondamentale dunque, per chi opera nel settore educativo, operare sempre con l’intero gruppo di lavoro (educatrici, dirigenti, pedagogisti, educatori di sostegno), il cosiddetto lavoro in rete.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/138632