Il presente elaborato approfondisce una tematica ad oggi ancora trascurata, la detenzione femminile e gli effetti della detenzione materna sullo sviluppo del bambino e sul legame di attaccamento nella diade madre–figlio. In particolare, l'attenzione è posta sulla presenza dei bambini all’interno degli ICAM, Istituti a Custodia Attenuata per Detenute Madri. L’obiettivo è dunque quello di comprendere come la detenzione di una donna-madre crei una rottura nel sistema famigliare con eventuali ripercussioni sullo sviluppo del bambino costretto a vivere la dolorosa esperienza della separazione dalla principale figura di attaccamento. Ma allo stesso tempo, obiettivo dell'elaborato è anche quello di analizzare quali sono le conseguenze nella crescita di un bambino costretto a vivere in un contesto istituzionalizzato come il carcere o l’ICAM. La prima parte affronta l'excursus legislativo in materia di detenzione femminile in Italia. Successivamente l’attenzione è posta sulla teoria del legame di attaccamento di Bowlby, evidenziando il ruolo attivo di questa relazione nello sviluppo fisico, intellettuale e comportamentale del bambino. Per poi proseguire con gli studi di Mary Ainsworth e la Strange Situation e i diversi tipi di attaccamento osservati. Quali conseguenze comporta per i bambini la detenzione materna? A tal fine, il lavoro si muove in una duplice direzione: - Quando ad essere reclusa è solo la mamma, come vive la separazione il bambino? E quale percezione ha la donna di sé come madre? Per poter rispondere a questi interrogativi, sono stati analizzati gli studi dello psicanalista austriaco Spitz sugli effetti della deprivazione materna ed emotiva ed un’indagine condotta nel 2009 sulle madri detenute della C.C. Dozza. - Quando ad essere recluso è anche il bambino, quali sono gli effetti della reclusione sul suo sviluppo? A tal proposito, è stata approfondita un’indagine sullo sviluppo del bambino in carcere condotta da Gianni Biondi, direttore del Servizio psico-sociale dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Dal momento che nel nostro ordinamento è assegnato un ruolo prioritario alla tutela del minore, oltre che alla funzione rieducativa della pena, occorre individuare strumenti alternativi e validi per preservare il rapporto di ogni madre con i propri figli. Ad esempio, una soluzione ritenuta più idonea a tutelare la crescita dei bambini potrebbe essere il ricorso alle Case Famiglia Protette, appartamenti veri e propri, senza celle e senza sbarre. Attraverso un adeguato sistema di accoglienza e di sostegno sociale, le Case Famiglia Protette consentirebbero di crescere i bambini in un clima più familiare ed equilibrato. Seppur necessaria l’espiazione della pena, la stessa dovrebbe essere considerata in secondo piano rispetto ai diritti inviolabili dell’infante.
Madri detenute e infanzia violata. Gli effetti della detenzione sulla relazione madre-bambino.
MELLINO, GIOVANNA
2021/2022
Abstract
Il presente elaborato approfondisce una tematica ad oggi ancora trascurata, la detenzione femminile e gli effetti della detenzione materna sullo sviluppo del bambino e sul legame di attaccamento nella diade madre–figlio. In particolare, l'attenzione è posta sulla presenza dei bambini all’interno degli ICAM, Istituti a Custodia Attenuata per Detenute Madri. L’obiettivo è dunque quello di comprendere come la detenzione di una donna-madre crei una rottura nel sistema famigliare con eventuali ripercussioni sullo sviluppo del bambino costretto a vivere la dolorosa esperienza della separazione dalla principale figura di attaccamento. Ma allo stesso tempo, obiettivo dell'elaborato è anche quello di analizzare quali sono le conseguenze nella crescita di un bambino costretto a vivere in un contesto istituzionalizzato come il carcere o l’ICAM. La prima parte affronta l'excursus legislativo in materia di detenzione femminile in Italia. Successivamente l’attenzione è posta sulla teoria del legame di attaccamento di Bowlby, evidenziando il ruolo attivo di questa relazione nello sviluppo fisico, intellettuale e comportamentale del bambino. Per poi proseguire con gli studi di Mary Ainsworth e la Strange Situation e i diversi tipi di attaccamento osservati. Quali conseguenze comporta per i bambini la detenzione materna? A tal fine, il lavoro si muove in una duplice direzione: - Quando ad essere reclusa è solo la mamma, come vive la separazione il bambino? E quale percezione ha la donna di sé come madre? Per poter rispondere a questi interrogativi, sono stati analizzati gli studi dello psicanalista austriaco Spitz sugli effetti della deprivazione materna ed emotiva ed un’indagine condotta nel 2009 sulle madri detenute della C.C. Dozza. - Quando ad essere recluso è anche il bambino, quali sono gli effetti della reclusione sul suo sviluppo? A tal proposito, è stata approfondita un’indagine sullo sviluppo del bambino in carcere condotta da Gianni Biondi, direttore del Servizio psico-sociale dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Dal momento che nel nostro ordinamento è assegnato un ruolo prioritario alla tutela del minore, oltre che alla funzione rieducativa della pena, occorre individuare strumenti alternativi e validi per preservare il rapporto di ogni madre con i propri figli. Ad esempio, una soluzione ritenuta più idonea a tutelare la crescita dei bambini potrebbe essere il ricorso alle Case Famiglia Protette, appartamenti veri e propri, senza celle e senza sbarre. Attraverso un adeguato sistema di accoglienza e di sostegno sociale, le Case Famiglia Protette consentirebbero di crescere i bambini in un clima più familiare ed equilibrato. Seppur necessaria l’espiazione della pena, la stessa dovrebbe essere considerata in secondo piano rispetto ai diritti inviolabili dell’infante.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/138486