Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro: this meant «LIDEL» for italian fashion of the Twentys of the last century and for women of the upper middle class. Designed for the most emancipated and cultured, for the richest ladies and accustomed to beautiful dress, for the most well-groomed girls and lovers of cosmetics, the monthly brought to light by the journalist Lydia Dosio De Liguoro, in May 1919 in the Lombard capital, and printed by Alfieri and Lacroix Editori, had a high cost and advocated the birth of an Italian fashion independent of the French one. Lydia De Liguoro, a character in full affirmation in an all-male political and historical social context, who expressed the right to conquer the freedom of body and thought. In particular, writing about costumes and style meant going outside the margins of the male chauvinist and retrograde prejudice in force, to give a description of female identity and the evolution of social customs. The Milanese magazine wanted to represent the instrument to combat against luxury and xenophilia in fashion, and became, in the Thirties, a convint supporter of the regime's autarkic policy. Since the beginning, De Liguoro tried to raise the Italian style over the famous Parisian fashion, whose models were the only ones to be illustrated, at that time, as shown by various studies on the subject. The personality of its founder, and director until 1923, will be examined along her "fashion battles", as she herself titled her only book published in 1934, in the last chapter, so that the passion and commitment that Lydia placed in her conflict against the "misogyny" shared by most of the fascist and futurist male component of the Italian people is transparent. A strong relationship joined "LIDEL" to the regime, of which it deals in some articles, and to Marinetti's Futurism, two phenomena, one political, the other literary-artistic, imposing in the early Twentieth century, which in the first chapter will be addressed with regard to the condition of women. Particulatively appreciatedand in the first person by Mussolini, Lydia proposed an image of the woman who over the years lined up more and more with that proposed by the fascist regime. In the work that follows, I will talk about the changes of the magazine through the years, focusing on the most relevant figures of the literary and journalistic panorama of the first post-war period who contributed to its survival and success. As a magazine with many contents, from fashion to art, from the care of the home to the presentation of social events, "LIDEL" found in the pages of fiction the cornerstone of its prestige and resorted to illustrious signatures, such as those of Luigi Pirandello, Amalia Guglielminetti, Grazia Deledda, Massimo Bontempelli. Taking a look also on the European scene, especially in Paris and London, the magazine received so much success among the Italian public, especially in the North of the peninsula, confronting and placing itself in a position of competition with the multitude of women's newspapers of the period. Her fame owes credit, in particular, to the novelties and stylistic trends introduced by the major European designers and placed before the reading of the female public by the most up-to-date editors. The peculiar features of the newspaper will be highlighted, presenting the most important articles, the columns and the large amount of advertising and images to show how "LIDEL" managed to become a perfect model of magazine for subsequent Italian newspapers. ​

Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro: questo significava «LIDEL» per la moda italiana degli anni Venti del secolo scorso e per le donne dell’alta borghesia. Pensato per le più emancipate e colte, per le signore maggiormente ricche e abituate al bel vestire, per le ragazze più curate e amanti della cosmesi, il mensile portato alla luce dalla giornalista Lydia Dosio De Liguoro, nel maggio del 1919 nella capitale lombarda, e stampato da Alfieri e Lacroix Editori, aveva un costo elevato e propugnava la nascita di una moda italiana indipendente da quella francese. Lydia De Liguoro, un personaggio in piena affermazione in un contesto politico e storico sociale tutto maschile, che espresse il diritto di conquistare la libertà del corpo e pensiero. In particolar modo, scrivere di costumi e moda significò uscire dal margine del pregiudizio maschilista e retrogrado vigente, per dare una descrizione all’identità femminile e all’evoluzione dei costumi sociali. La rivista milanese volle rappresentare lo strumento di combattimento contro il lusso e l’esterofilia nella moda, e si pose, negli anni Trenta, come una convinta sostenitrice della politica autarchica del regime. Già dal principio, la De Liguoro cercò di sollevare lo stile italiano rispetto alla famosa moda parigina, i cui modelli erano gli unici a essere illustrati, a quel tempo, come dimostrano vari studi sull’argomento. La personalità della sua fondatrice, e direttrice fino al 1923, verrà esaminata lungo le sue “battaglie della moda”, come lei stessa intitolò il suo unico libro pubblicato nel 1934, nell’ultimo capitolo, affinché sia trasparente la passione e l’impegno che Lydia pose nel suo conflitto contro la “misoginia” condivisa dalla maggior parte della componente maschile fascista e futurista del popolo italiano. Un forte rapporto unì «LIDEL» al regime, di cui tratta in qualche articolo, e al Futurismo di Marinetti, due fenomeni, uno politico, l’altro letterario-artistico, imponenti nel primo Novecento, che nel primo capitolo, saranno affrontati per quanto riguarda la condizione femminile. Particolarmente apprezzata in prima persona da Mussolini, Lydia proponeva un'immagine della donna che negli anni si allineò sempre più con quella proposta dal regime fascista. Nel lavoro che segue, percorrerò i cambiamenti della rivista attraverso i suoi tre direttori , sia grafici, sia contenutistici, soffermandomi sulle figure più rilevanti del panorama letterario e giornalistico del primo dopoguerra che hanno contribuito alla sua sopravvivenza e al suo successo. Rivista dai tanti contenuti, dalla moda all’arte, dalla cura della casa alla presentazione di eventi mondani, «LIDEL» trovava nelle pagine di narrativa il cardine del proprio prestigio e ricorreva a firme illustri, come quelle di Luigi Pirandello, Amalia Guglielminetti, Grazia Deledda, Massimo Bontempelli, tanto che, all’interno del sommario del primo numero del primo anno, apparve la voce “Commissione artistica e letteraria”, data la presenza numerosa di tali personaggi. Gettando uno sguardo anche sul panorama europeo, soprattutto parigino e londinese, il periodico ricevette tanto successo tra il pubblico italiano, soprattutto nel Nord della penisola, confrontandosi e ponendosi in una posizione di concorrenza con la moltitudine delle testate femminili del periodo. La sua fama deve credito, in particolar modo, alle novità e tendenze stilistiche introdotte dai maggiori stilisti europei e poste innanzi alla lettura del pubblico femminile dai redattori più aggiornati. I tratti peculiari del giornale saranno posti in evidenza, presentando gli articoli di maggiore rilevanza, le rubriche e la grande quantità di pubblicità e di immagini per mostrare come «LIDEL» riuscì a divenire un perfetto modello di rivista per le successive testate italiane. ​

Le battaglie della moda: «LIDEL» di Lydia De Liguoro

ALBANESE, STEFANIA
2020/2021

Abstract

Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro: questo significava «LIDEL» per la moda italiana degli anni Venti del secolo scorso e per le donne dell’alta borghesia. Pensato per le più emancipate e colte, per le signore maggiormente ricche e abituate al bel vestire, per le ragazze più curate e amanti della cosmesi, il mensile portato alla luce dalla giornalista Lydia Dosio De Liguoro, nel maggio del 1919 nella capitale lombarda, e stampato da Alfieri e Lacroix Editori, aveva un costo elevato e propugnava la nascita di una moda italiana indipendente da quella francese. Lydia De Liguoro, un personaggio in piena affermazione in un contesto politico e storico sociale tutto maschile, che espresse il diritto di conquistare la libertà del corpo e pensiero. In particolar modo, scrivere di costumi e moda significò uscire dal margine del pregiudizio maschilista e retrogrado vigente, per dare una descrizione all’identità femminile e all’evoluzione dei costumi sociali. La rivista milanese volle rappresentare lo strumento di combattimento contro il lusso e l’esterofilia nella moda, e si pose, negli anni Trenta, come una convinta sostenitrice della politica autarchica del regime. Già dal principio, la De Liguoro cercò di sollevare lo stile italiano rispetto alla famosa moda parigina, i cui modelli erano gli unici a essere illustrati, a quel tempo, come dimostrano vari studi sull’argomento. La personalità della sua fondatrice, e direttrice fino al 1923, verrà esaminata lungo le sue “battaglie della moda”, come lei stessa intitolò il suo unico libro pubblicato nel 1934, nell’ultimo capitolo, affinché sia trasparente la passione e l’impegno che Lydia pose nel suo conflitto contro la “misoginia” condivisa dalla maggior parte della componente maschile fascista e futurista del popolo italiano. Un forte rapporto unì «LIDEL» al regime, di cui tratta in qualche articolo, e al Futurismo di Marinetti, due fenomeni, uno politico, l’altro letterario-artistico, imponenti nel primo Novecento, che nel primo capitolo, saranno affrontati per quanto riguarda la condizione femminile. Particolarmente apprezzata in prima persona da Mussolini, Lydia proponeva un'immagine della donna che negli anni si allineò sempre più con quella proposta dal regime fascista. Nel lavoro che segue, percorrerò i cambiamenti della rivista attraverso i suoi tre direttori , sia grafici, sia contenutistici, soffermandomi sulle figure più rilevanti del panorama letterario e giornalistico del primo dopoguerra che hanno contribuito alla sua sopravvivenza e al suo successo. Rivista dai tanti contenuti, dalla moda all’arte, dalla cura della casa alla presentazione di eventi mondani, «LIDEL» trovava nelle pagine di narrativa il cardine del proprio prestigio e ricorreva a firme illustri, come quelle di Luigi Pirandello, Amalia Guglielminetti, Grazia Deledda, Massimo Bontempelli, tanto che, all’interno del sommario del primo numero del primo anno, apparve la voce “Commissione artistica e letteraria”, data la presenza numerosa di tali personaggi. Gettando uno sguardo anche sul panorama europeo, soprattutto parigino e londinese, il periodico ricevette tanto successo tra il pubblico italiano, soprattutto nel Nord della penisola, confrontandosi e ponendosi in una posizione di concorrenza con la moltitudine delle testate femminili del periodo. La sua fama deve credito, in particolar modo, alle novità e tendenze stilistiche introdotte dai maggiori stilisti europei e poste innanzi alla lettura del pubblico femminile dai redattori più aggiornati. I tratti peculiari del giornale saranno posti in evidenza, presentando gli articoli di maggiore rilevanza, le rubriche e la grande quantità di pubblicità e di immagini per mostrare come «LIDEL» riuscì a divenire un perfetto modello di rivista per le successive testate italiane. ​
ITA
Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro: this meant «LIDEL» for italian fashion of the Twentys of the last century and for women of the upper middle class. Designed for the most emancipated and cultured, for the richest ladies and accustomed to beautiful dress, for the most well-groomed girls and lovers of cosmetics, the monthly brought to light by the journalist Lydia Dosio De Liguoro, in May 1919 in the Lombard capital, and printed by Alfieri and Lacroix Editori, had a high cost and advocated the birth of an Italian fashion independent of the French one. Lydia De Liguoro, a character in full affirmation in an all-male political and historical social context, who expressed the right to conquer the freedom of body and thought. In particular, writing about costumes and style meant going outside the margins of the male chauvinist and retrograde prejudice in force, to give a description of female identity and the evolution of social customs. The Milanese magazine wanted to represent the instrument to combat against luxury and xenophilia in fashion, and became, in the Thirties, a convint supporter of the regime's autarkic policy. Since the beginning, De Liguoro tried to raise the Italian style over the famous Parisian fashion, whose models were the only ones to be illustrated, at that time, as shown by various studies on the subject. The personality of its founder, and director until 1923, will be examined along her "fashion battles", as she herself titled her only book published in 1934, in the last chapter, so that the passion and commitment that Lydia placed in her conflict against the "misogyny" shared by most of the fascist and futurist male component of the Italian people is transparent. A strong relationship joined "LIDEL" to the regime, of which it deals in some articles, and to Marinetti's Futurism, two phenomena, one political, the other literary-artistic, imposing in the early Twentieth century, which in the first chapter will be addressed with regard to the condition of women. Particulatively appreciatedand in the first person by Mussolini, Lydia proposed an image of the woman who over the years lined up more and more with that proposed by the fascist regime. In the work that follows, I will talk about the changes of the magazine through the years, focusing on the most relevant figures of the literary and journalistic panorama of the first post-war period who contributed to its survival and success. As a magazine with many contents, from fashion to art, from the care of the home to the presentation of social events, "LIDEL" found in the pages of fiction the cornerstone of its prestige and resorted to illustrious signatures, such as those of Luigi Pirandello, Amalia Guglielminetti, Grazia Deledda, Massimo Bontempelli. Taking a look also on the European scene, especially in Paris and London, the magazine received so much success among the Italian public, especially in the North of the peninsula, confronting and placing itself in a position of competition with the multitude of women's newspapers of the period. Her fame owes credit, in particular, to the novelties and stylistic trends introduced by the major European designers and placed before the reading of the female public by the most up-to-date editors. The peculiar features of the newspaper will be highlighted, presenting the most important articles, the columns and the large amount of advertising and images to show how "LIDEL" managed to become a perfect model of magazine for subsequent Italian newspapers. ​
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