L’obiettivo di questo studio è di anzitutto esaminare L’Isola di Arturo, dal punto di vista dell’impostazione generale dell’opera e da quello di alcuni procedimenti narrativi più particolari, analizzando, nelle istanze in cui sia possibile individuarne, gli elementi che mirano ad un’impostazione epica o rimandano a narrazioni archetipiche. Elsa Morante, da parte sua, «pointedly blurred generic distinctions, equating the novel with epic and romance, prose with poetry. In her view, the goal of the novelist is to transform individual, contingent, prosaic experience into an incorruptible and universal poetic truth» , il che è, per altro, un tratto distintivo delle narrazioni epiche o archetipiche dal punto di vista di alcuni teorizzatori. Si concluderà che i rimandi all’epos e alle narrazioni epiche presenti nell’opera sono la modalità rappresentativa più adatta all’età fanciullesca, luminosa, felice, fresca, di Arturo, un mondo di pienezza primitiva dell’essere, colmo di senso, che, però, è destinata a terminare alla fine del romanzo, il quale nella sostanza narra il doloroso distacco del protagonista dall’idillio procidano. Successivamente si passerà a verificare la solidità di questa impostazione archetipica, brevemente, a individuarne le zone d’ombra e a cercare di ricollocarle in uno schema più ampio. Si tenterà, infine, di proporre una spiegazione riguardo al sopravvivere, al non venir meno, seppur nel racconto di una disillusione, di un crollo di certezze, di simili modalità diegetiche, che non sono altro che deliberata finzione.
Cingersi d’una fatua veste: trasfigurazione ed epos nell’Isola di Arturo di Elsa Morante
PIANTINO, STEFANO
2020/2021
Abstract
L’obiettivo di questo studio è di anzitutto esaminare L’Isola di Arturo, dal punto di vista dell’impostazione generale dell’opera e da quello di alcuni procedimenti narrativi più particolari, analizzando, nelle istanze in cui sia possibile individuarne, gli elementi che mirano ad un’impostazione epica o rimandano a narrazioni archetipiche. Elsa Morante, da parte sua, «pointedly blurred generic distinctions, equating the novel with epic and romance, prose with poetry. In her view, the goal of the novelist is to transform individual, contingent, prosaic experience into an incorruptible and universal poetic truth» , il che è, per altro, un tratto distintivo delle narrazioni epiche o archetipiche dal punto di vista di alcuni teorizzatori. Si concluderà che i rimandi all’epos e alle narrazioni epiche presenti nell’opera sono la modalità rappresentativa più adatta all’età fanciullesca, luminosa, felice, fresca, di Arturo, un mondo di pienezza primitiva dell’essere, colmo di senso, che, però, è destinata a terminare alla fine del romanzo, il quale nella sostanza narra il doloroso distacco del protagonista dall’idillio procidano. Successivamente si passerà a verificare la solidità di questa impostazione archetipica, brevemente, a individuarne le zone d’ombra e a cercare di ricollocarle in uno schema più ampio. Si tenterà, infine, di proporre una spiegazione riguardo al sopravvivere, al non venir meno, seppur nel racconto di una disillusione, di un crollo di certezze, di simili modalità diegetiche, che non sono altro che deliberata finzione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
867074_stefanopiantino-cingersidunafatuaveste-trasfigurazioneedeposnellisoladiarturodielsamorante.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
643.21 kB
Formato
Adobe PDF
|
643.21 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/138312