Il costruttivismo è una corrente di pensiero relativamente recente che nasce in ambito filosofico e che si stabilizza definitivamente in psicologia negli anni ’80 del ‘900. Prima, diversi autori, tra i più importanti Kelly e Piaget, avevano elaborato teorie prettamente costruttiviste ma che avranno bisogno di diversi anni per essere comprese, accettate e valorizzate. Uno dei temi centrali del costruttivismo, che già questi primi autori avevano esposto, riguarda la conoscenza: il mondo che conosciamo non è altro che un’interpretazione attiva che facciamo di esso. Pian piano il costruttivismo prende piede, Maturana e Varela introducono l’importante teoria dell’autopoiesi in psicologia ma il pensiero costruttivista resta ancora confuso, difficile da spiegare e da cogliere. Proprio per questa sua difficoltà di essere capito è stato spesso criticato, anche ingiustamente. In psicoterapia l’approccio costruttivista è andato, in modo particolare, ad influenzare le teorie sistemiche e quelle cognitive. Temi ricorrenti in psicoterapia costruttivista sono quelli di rappresentazioni mentali e dell’attività del soggetto nella costruzione della propria conoscenza. Adottando l’approccio costruttivista rifiutiamo l’idea del disturbo come di una malattia da etichettare e curare vedendolo piuttosto come un modo disfunzionale di costruire la realtà. Il compito dello psicoterapeuta diventa quello di aiutare il paziente ad adottare nuovi punti di vista per poter costruire il mondo in modo più funzionale. Il terapeuta aiuta e incoraggia il paziente nel suo personale percorso di autoguarigione. Fondamentali per la buona riuscita della terapia sono una buona alleanza terapeutica basata sulla cooperazione e il potenziamento delle abilità metacognitive del paziente. Il cambiamento viene inteso come modifica nei modi di interpretare la realtà.
Il costruttivismo in psicoterapia: la soggettività dell’esperienza e nuovi punti di vista.
VEGLIA, FRANCESCA
2021/2022
Abstract
Il costruttivismo è una corrente di pensiero relativamente recente che nasce in ambito filosofico e che si stabilizza definitivamente in psicologia negli anni ’80 del ‘900. Prima, diversi autori, tra i più importanti Kelly e Piaget, avevano elaborato teorie prettamente costruttiviste ma che avranno bisogno di diversi anni per essere comprese, accettate e valorizzate. Uno dei temi centrali del costruttivismo, che già questi primi autori avevano esposto, riguarda la conoscenza: il mondo che conosciamo non è altro che un’interpretazione attiva che facciamo di esso. Pian piano il costruttivismo prende piede, Maturana e Varela introducono l’importante teoria dell’autopoiesi in psicologia ma il pensiero costruttivista resta ancora confuso, difficile da spiegare e da cogliere. Proprio per questa sua difficoltà di essere capito è stato spesso criticato, anche ingiustamente. In psicoterapia l’approccio costruttivista è andato, in modo particolare, ad influenzare le teorie sistemiche e quelle cognitive. Temi ricorrenti in psicoterapia costruttivista sono quelli di rappresentazioni mentali e dell’attività del soggetto nella costruzione della propria conoscenza. Adottando l’approccio costruttivista rifiutiamo l’idea del disturbo come di una malattia da etichettare e curare vedendolo piuttosto come un modo disfunzionale di costruire la realtà. Il compito dello psicoterapeuta diventa quello di aiutare il paziente ad adottare nuovi punti di vista per poter costruire il mondo in modo più funzionale. Il terapeuta aiuta e incoraggia il paziente nel suo personale percorso di autoguarigione. Fondamentali per la buona riuscita della terapia sono una buona alleanza terapeutica basata sulla cooperazione e il potenziamento delle abilità metacognitive del paziente. Il cambiamento viene inteso come modifica nei modi di interpretare la realtà.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/138198