Nel corso degli anni, le dinamiche conflittuali si sono evolute verso un nuovo tipo di guerra, definita “totale”. In essa i contendenti sono disposti a qualsiasi sacrificio in termini di vite umane e altre risorse al fine di ottenere una vittoria totalizzante. Una siffatta nuova tipologia bellica ha richiesto l’ideazione di nuovi armamenti in grado di eliminare completamente l’avversario, civile o militare. Al fianco dei convenzionali strumenti militari, perciò, si sono affiancate nuove armi con enormi potenzialità distruttive: le armi di distruzione di massa. Il presente lavoro di ricerca si concentra sullo studio di armi chimiche (CW) e, in parte, di armi biologiche (BW). Il primo capitolo offre una presentazione generale delle armi chimiche e biologiche, in particolare si cercherà di fornirne una definizione e una classificazione. Dopo un breve excursus legato ai primi utilizzi di armi chimico-biologiche, l'analisi sarà rivolta alle dinamiche attraverso cui diversi Stati hanno tentato, a seguito della stipula di vari trattati, di arginarne la proliferazione. Il secondo capitolo si focalizza sulla Prima Guerra Mondiale, considerata uno spartiacque nella storia dell’utilizzo di armi chimiche nei conflitti. Prima di entrare nel vivo della vicenda bellica, si analizzerà la situazione industriale degli Stati coinvolti. Come si vedrà, lo sviluppo di nuove armi non può infatti prescindere da un settore chimico-industriale efficiente. Infine, il capitolo si conclude con un’analisi dei danni (fisici, mentali, ecc..) che queste nuove armi provocarono sulla società civile. Il terzo capitolo propone un focus su due casi di studio nel contesto dei quali le armi chimiche furono utilizzate su larga scala: la guerra di Etiopia e quella del Vietnam.

La chimica come arma di distruzione di massa: dall'iprite nella Grande Guerra al napalm nel conflitto vietnamita

CUTILLO, REBECCA
2020/2021

Abstract

Nel corso degli anni, le dinamiche conflittuali si sono evolute verso un nuovo tipo di guerra, definita “totale”. In essa i contendenti sono disposti a qualsiasi sacrificio in termini di vite umane e altre risorse al fine di ottenere una vittoria totalizzante. Una siffatta nuova tipologia bellica ha richiesto l’ideazione di nuovi armamenti in grado di eliminare completamente l’avversario, civile o militare. Al fianco dei convenzionali strumenti militari, perciò, si sono affiancate nuove armi con enormi potenzialità distruttive: le armi di distruzione di massa. Il presente lavoro di ricerca si concentra sullo studio di armi chimiche (CW) e, in parte, di armi biologiche (BW). Il primo capitolo offre una presentazione generale delle armi chimiche e biologiche, in particolare si cercherà di fornirne una definizione e una classificazione. Dopo un breve excursus legato ai primi utilizzi di armi chimico-biologiche, l'analisi sarà rivolta alle dinamiche attraverso cui diversi Stati hanno tentato, a seguito della stipula di vari trattati, di arginarne la proliferazione. Il secondo capitolo si focalizza sulla Prima Guerra Mondiale, considerata uno spartiacque nella storia dell’utilizzo di armi chimiche nei conflitti. Prima di entrare nel vivo della vicenda bellica, si analizzerà la situazione industriale degli Stati coinvolti. Come si vedrà, lo sviluppo di nuove armi non può infatti prescindere da un settore chimico-industriale efficiente. Infine, il capitolo si conclude con un’analisi dei danni (fisici, mentali, ecc..) che queste nuove armi provocarono sulla società civile. Il terzo capitolo propone un focus su due casi di studio nel contesto dei quali le armi chimiche furono utilizzate su larga scala: la guerra di Etiopia e quella del Vietnam.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/138016