È la fine del 2019 e l’inizio del 2020 quando prende piede un’infezione generata da un virus della famiglia del SARS-Covid, il così detto Covid-19. Sviluppatasi dapprima in Cina contagia velocemente tutto il resto del pianeta e stravolge il vissuto di ogni cittadino del mondo. Il propagarsi della pandemia ha fatto emergere le fragilità di molti (se non tutti) sistemi sanitari nazionali e per allentare la pressione sugli ospedali sono state adottate delle misure di prevenzione molto dure. Le popolazioni a livello mondiale hanno dovuto muoversi in una sola e unica direzione, quella che è sembrata la più ovvia e sensata per sconfiggere un virus il cui punto di forza era la trasmissibilità: il distanziamento sociale. Ai fini espositivi è interessante fin da subito portare alla luce un tipo di emergenza diverso, che si è sviluppata sì a causa del virus ma in un certo senso in maniera indiretta e secondaria. Stiamo parlando dell’emergenza in campo comunicativo, le logiche che hanno governato le scelte di tipo informativo non sempre sono state lucide e premeditate e ciò che è stato comunicato ha avuto a tratti un carattere confusionario e poco organizzato. Non si sapeva come la popolazione avrebbe potuto reagire alle misure di contenimento prese, non essendo esse tarate su esperienze pregresse, non si sapeva nemmeno bene come bisognasse comunicarle e quali potessero essere le logiche da seguire in campo comunicativo così da “addolcire la pillola”. In questo senso l’emergenza si è sviluppata in due diversi luoghi, distinti e profondamente diversi tra loro: nella comunicazione istituzionale, in cui si è vista un’erogazione di informazioni continua ma non sempre coerente, e nella sfera dei mezzi comunicazione meno tradizionali, gli articoli e le interviste fatte girare sul web si sono caratterizzate in questa fase da una quantità numerica non indifferente, è stato quindi difficile confutarne l’attendibilità e veridicità. “L’emergenza nell’emergenza” è quindi una dicitura che sposa appieno la dinamica che si è andata a formare sin dai primi mesi: la parte sanitario-ospedaliera rappresenta senza ombra di dubbio il fulcro dell’emergenza e per uscirne è necessario che si trovi una soluzione in quell’ambito ma l’erogazione di informazioni, la comunicazione delle decisioni prese e degli atteggiamenti da seguire nonché le news in ambito covid rappresentano la chiave per poter vivere la situazione di emergenza in modo civile e mirato alla risoluzione del problema. Il punto centrale dello scritto si può trovare in questo secondo tipo di emergenza, si cercherà di capire quali siano stata le dinamiche che sono andate a crearla, quali sono state le soluzioni che la società e le istituzioni hanno trovato e soprattutto si cercherà di capire l’ambiente in cui si è insidiato il virus e quale sarà l’ambiente che lo farà sparire, se mai si riuscirà a farlo. Il virus che ha generato la crisi informativo-comunicativa non è rappresentato metaforicamente dal covid-19, si tratta di un virus diverso che da anni è ormai entrato a far parte delle nostre dinamiche quotidiane, complice lo sviluppo tecnologico e i nuovi media. Si cercherà di comprendere quale sia la natura di questo virus e come mai si sia trovato così bene in un periodo di emergenza come quella sviluppatasi in relazione alla pandemia. È nell’anima stessa dalla parola “emergenza” il carattere nebulistico e il quadro di incertezza che va a creare, dopo però due anni il pianeta terra come ha reagito?

Infodemia: analisi di una pandemia mediatica e del virus che l'ha creata

COSENTINO, GABRIELE
2021/2022

Abstract

È la fine del 2019 e l’inizio del 2020 quando prende piede un’infezione generata da un virus della famiglia del SARS-Covid, il così detto Covid-19. Sviluppatasi dapprima in Cina contagia velocemente tutto il resto del pianeta e stravolge il vissuto di ogni cittadino del mondo. Il propagarsi della pandemia ha fatto emergere le fragilità di molti (se non tutti) sistemi sanitari nazionali e per allentare la pressione sugli ospedali sono state adottate delle misure di prevenzione molto dure. Le popolazioni a livello mondiale hanno dovuto muoversi in una sola e unica direzione, quella che è sembrata la più ovvia e sensata per sconfiggere un virus il cui punto di forza era la trasmissibilità: il distanziamento sociale. Ai fini espositivi è interessante fin da subito portare alla luce un tipo di emergenza diverso, che si è sviluppata sì a causa del virus ma in un certo senso in maniera indiretta e secondaria. Stiamo parlando dell’emergenza in campo comunicativo, le logiche che hanno governato le scelte di tipo informativo non sempre sono state lucide e premeditate e ciò che è stato comunicato ha avuto a tratti un carattere confusionario e poco organizzato. Non si sapeva come la popolazione avrebbe potuto reagire alle misure di contenimento prese, non essendo esse tarate su esperienze pregresse, non si sapeva nemmeno bene come bisognasse comunicarle e quali potessero essere le logiche da seguire in campo comunicativo così da “addolcire la pillola”. In questo senso l’emergenza si è sviluppata in due diversi luoghi, distinti e profondamente diversi tra loro: nella comunicazione istituzionale, in cui si è vista un’erogazione di informazioni continua ma non sempre coerente, e nella sfera dei mezzi comunicazione meno tradizionali, gli articoli e le interviste fatte girare sul web si sono caratterizzate in questa fase da una quantità numerica non indifferente, è stato quindi difficile confutarne l’attendibilità e veridicità. “L’emergenza nell’emergenza” è quindi una dicitura che sposa appieno la dinamica che si è andata a formare sin dai primi mesi: la parte sanitario-ospedaliera rappresenta senza ombra di dubbio il fulcro dell’emergenza e per uscirne è necessario che si trovi una soluzione in quell’ambito ma l’erogazione di informazioni, la comunicazione delle decisioni prese e degli atteggiamenti da seguire nonché le news in ambito covid rappresentano la chiave per poter vivere la situazione di emergenza in modo civile e mirato alla risoluzione del problema. Il punto centrale dello scritto si può trovare in questo secondo tipo di emergenza, si cercherà di capire quali siano stata le dinamiche che sono andate a crearla, quali sono state le soluzioni che la società e le istituzioni hanno trovato e soprattutto si cercherà di capire l’ambiente in cui si è insidiato il virus e quale sarà l’ambiente che lo farà sparire, se mai si riuscirà a farlo. Il virus che ha generato la crisi informativo-comunicativa non è rappresentato metaforicamente dal covid-19, si tratta di un virus diverso che da anni è ormai entrato a far parte delle nostre dinamiche quotidiane, complice lo sviluppo tecnologico e i nuovi media. Si cercherà di comprendere quale sia la natura di questo virus e come mai si sia trovato così bene in un periodo di emergenza come quella sviluppatasi in relazione alla pandemia. È nell’anima stessa dalla parola “emergenza” il carattere nebulistico e il quadro di incertezza che va a creare, dopo però due anni il pianeta terra come ha reagito?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/138011