3 gennaio 1954. Una data memorabile nell’evoluzione massmediatica, e sociale italiana. La prima trasmissione televisiva viene mandata in onda, ed a poco meno di dieci anni di distanza si assiste alla proiezione su piccolo schermo di una partita di calcio. Perché questa attenzione rivolta allo sport? Perché l’elaborato si sviluppa intorno al tema della telecronaca. Essa, infatti, ha da sempre scandito alcune tappe dello sviluppo mediatico, linguistico e sociale. Dopo un periodo in cui il racconto degli eventi sportivi era a carico della radio, le cui voci si sovrapponevano alle immagini della tv, si susseguono vari stili di commento sportivo. Agli inizi, per la diretta influenza del monopolio Rai, lo stile utilizzato da telecronisti del calibro di Nando Martellini, e complessivamente nel mondo del giornalismo, era carico formalità e caratterizzato da un forte intento pedagogico. Non a caso, la popolazione italiana era protagonista di una fase di alfabetizzazione. Il primo professionista ad introdurre novità nel commento sportivo è Bruno Pizzul, che non bada solo alla formalità dello stile linguistico, ma si tuffa a 360° nell’universo calcistico, andando ad impreziosire la narrazione tramite termini tecnici e di immediata comprensione alle orecchie del telespettatore. Nella seconda metà degli anni Settanta il monopolio Rai cade, principalmente per mano della novità Mediaset. In questo scenario si formano professionalmente tanti telecronisti sportivi, oggi arcinoti, tra cui Sandro Piccinini e Fabio Caressa. I primi due hanno più punti in comune per trascorsi ed approccio allo stesso mondo: il calcio. La ventata d’aria fresca conseguente della stabilità raggiunta dal colosso di Fininvest ha avuto grande riflesso nelle cabine di commento. Muta radicalmente la narrazione, ora sbilanciata verso il risalto delle emozioni suscitate dall’evento sportivo. La precisione linguistica ed il registro formale non sono determinanti come prima; di contro, la creazione di un saliscendi di gioie e delusioni è il nuovo focus. Dopo anni di duopolio, irrompe nello scenario televisivo Sky, nata dalla fusione di Tele+ e Stream TV. L’obiettivo è chiaro: garantirsi un certo numero di abbonati tramite un’ampia offerta di canali monotematici. Quelli che interessano ai fini di questo elaborato sono sportivi, in particolare quelli dedicati all’NBA, la massima divisone di basket statunitense, ed alla MotoGP, il campionato mondiale motociclistico con più seguito in assoluto. Per il racconto del primo sport è imprescindibile Flavio Tranquillo, mentre per le due ruote è bene affidarsi all’iconico Guido Meda. In prima istanza, è chiaro che l’esistenza di un apposito canale permette di utilizzare un linguaggio esclusivamente volto alla pratica in questione. Le direzioni che i professionisti appena citati possono intraprendere sono varie. Flavio Tranquillo si adatta allo stile americano, non perdendo tempo con spiegazioni eccessivamente approfondite dei concetti tecnici dell’universo cestistico. Guido Meda, invece, fa del trasporto emotivo il punto focale del proprio stile: è impossibile non essere coinvolti con il cuore, oltre che con la mente, durante una gara di MotoGP. Dall’ingresso delle tv private monotematiche, proprio come quella di proprietà di Murdoch, ha preso piede un nuovo modello di narrare i fatti, ispirato allo storytelling. Se precedentemente si ricorreva al termine commento per indicare una telecronaca, oggi si parla spesso di racconto, narrazione.

Telecronaca sportiva come specchio di una società che cambia

COLOMBO, EMANUELE
2022/2023

Abstract

3 gennaio 1954. Una data memorabile nell’evoluzione massmediatica, e sociale italiana. La prima trasmissione televisiva viene mandata in onda, ed a poco meno di dieci anni di distanza si assiste alla proiezione su piccolo schermo di una partita di calcio. Perché questa attenzione rivolta allo sport? Perché l’elaborato si sviluppa intorno al tema della telecronaca. Essa, infatti, ha da sempre scandito alcune tappe dello sviluppo mediatico, linguistico e sociale. Dopo un periodo in cui il racconto degli eventi sportivi era a carico della radio, le cui voci si sovrapponevano alle immagini della tv, si susseguono vari stili di commento sportivo. Agli inizi, per la diretta influenza del monopolio Rai, lo stile utilizzato da telecronisti del calibro di Nando Martellini, e complessivamente nel mondo del giornalismo, era carico formalità e caratterizzato da un forte intento pedagogico. Non a caso, la popolazione italiana era protagonista di una fase di alfabetizzazione. Il primo professionista ad introdurre novità nel commento sportivo è Bruno Pizzul, che non bada solo alla formalità dello stile linguistico, ma si tuffa a 360° nell’universo calcistico, andando ad impreziosire la narrazione tramite termini tecnici e di immediata comprensione alle orecchie del telespettatore. Nella seconda metà degli anni Settanta il monopolio Rai cade, principalmente per mano della novità Mediaset. In questo scenario si formano professionalmente tanti telecronisti sportivi, oggi arcinoti, tra cui Sandro Piccinini e Fabio Caressa. I primi due hanno più punti in comune per trascorsi ed approccio allo stesso mondo: il calcio. La ventata d’aria fresca conseguente della stabilità raggiunta dal colosso di Fininvest ha avuto grande riflesso nelle cabine di commento. Muta radicalmente la narrazione, ora sbilanciata verso il risalto delle emozioni suscitate dall’evento sportivo. La precisione linguistica ed il registro formale non sono determinanti come prima; di contro, la creazione di un saliscendi di gioie e delusioni è il nuovo focus. Dopo anni di duopolio, irrompe nello scenario televisivo Sky, nata dalla fusione di Tele+ e Stream TV. L’obiettivo è chiaro: garantirsi un certo numero di abbonati tramite un’ampia offerta di canali monotematici. Quelli che interessano ai fini di questo elaborato sono sportivi, in particolare quelli dedicati all’NBA, la massima divisone di basket statunitense, ed alla MotoGP, il campionato mondiale motociclistico con più seguito in assoluto. Per il racconto del primo sport è imprescindibile Flavio Tranquillo, mentre per le due ruote è bene affidarsi all’iconico Guido Meda. In prima istanza, è chiaro che l’esistenza di un apposito canale permette di utilizzare un linguaggio esclusivamente volto alla pratica in questione. Le direzioni che i professionisti appena citati possono intraprendere sono varie. Flavio Tranquillo si adatta allo stile americano, non perdendo tempo con spiegazioni eccessivamente approfondite dei concetti tecnici dell’universo cestistico. Guido Meda, invece, fa del trasporto emotivo il punto focale del proprio stile: è impossibile non essere coinvolti con il cuore, oltre che con la mente, durante una gara di MotoGP. Dall’ingresso delle tv private monotematiche, proprio come quella di proprietà di Murdoch, ha preso piede un nuovo modello di narrare i fatti, ispirato allo storytelling. Se precedentemente si ricorreva al termine commento per indicare una telecronaca, oggi si parla spesso di racconto, narrazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/137986