Il presente lavoro rappresenta un percorso che vede il suo inizio nella parola “casa”. Quest’ultima non si identifica solamente come uno spazio fisico che protegge, ma può riferirsi, in senso più ampio, anche ad un ambiente intriso di solidarietà e dinamiche relazionali che si sviluppano entro e intorno ad esso. Il quesito e la motivazione principale di questa ricerca: il pregiudizio verso coloro che abitano nelle cosiddette “case popolari” esiste? L’Edilizia Residenziale Pubblica riesce realmente nel suo scopo, ovvero costituire uno strumento di inclusione sociale, o produce ulteriore pregiudizio e stigma? Se fosse realmente presente un pregiudizio, questo potrebbe sussistere anche da parte degli assistenti sociali? Per rispondere a tutti questi quesiti, è stata svolta una ricerca composta da due studi. Il primo volto ad indagare l’opinione della società attraverso la somministrazione di un questionario online in forma anonima. Quest’ultimo contiene al suo interno diverse scale di misurazione di natura psicosociale che, correlate, permettono di rilevare non solo la presenza di pregiudizio ma anche gli elementi che concorrono al suo sviluppo. Il secondo, invece, indaga il tema del pregiudizio e delle sue manifestazioni attraverso lo sguardo degli assistenti sociali. Nello specifico, il fine ultimo della ricerca è di analizzare il punto di vista degli operatori rispetto al tema dell’Edilizia Residenziale Pubblica e a coloro che abitano nelle cosiddette “case popolari”. In questo capitolo è stato utilizzato lo strumento dell’intervista qualitativa, la quale, per natura, permette di esprimere le proprie riflessioni con un maggior grado di flessibilità e libertà. Si analizzeranno quindi le loro parole per verificare se possa essere presente un pregiudizio anche nei professionisti e per ricercare eventuali elementi in grado di facilitare la sua diffusione.

Edilizia Residenziale Pubblica: tra diritti e disuguaglianze. Un’analisi sul pregiudizio nei confronti di chi abita nelle “case popolari”.

FRANCO, ASIA
2021/2022

Abstract

Il presente lavoro rappresenta un percorso che vede il suo inizio nella parola “casa”. Quest’ultima non si identifica solamente come uno spazio fisico che protegge, ma può riferirsi, in senso più ampio, anche ad un ambiente intriso di solidarietà e dinamiche relazionali che si sviluppano entro e intorno ad esso. Il quesito e la motivazione principale di questa ricerca: il pregiudizio verso coloro che abitano nelle cosiddette “case popolari” esiste? L’Edilizia Residenziale Pubblica riesce realmente nel suo scopo, ovvero costituire uno strumento di inclusione sociale, o produce ulteriore pregiudizio e stigma? Se fosse realmente presente un pregiudizio, questo potrebbe sussistere anche da parte degli assistenti sociali? Per rispondere a tutti questi quesiti, è stata svolta una ricerca composta da due studi. Il primo volto ad indagare l’opinione della società attraverso la somministrazione di un questionario online in forma anonima. Quest’ultimo contiene al suo interno diverse scale di misurazione di natura psicosociale che, correlate, permettono di rilevare non solo la presenza di pregiudizio ma anche gli elementi che concorrono al suo sviluppo. Il secondo, invece, indaga il tema del pregiudizio e delle sue manifestazioni attraverso lo sguardo degli assistenti sociali. Nello specifico, il fine ultimo della ricerca è di analizzare il punto di vista degli operatori rispetto al tema dell’Edilizia Residenziale Pubblica e a coloro che abitano nelle cosiddette “case popolari”. In questo capitolo è stato utilizzato lo strumento dell’intervista qualitativa, la quale, per natura, permette di esprimere le proprie riflessioni con un maggior grado di flessibilità e libertà. Si analizzeranno quindi le loro parole per verificare se possa essere presente un pregiudizio anche nei professionisti e per ricercare eventuali elementi in grado di facilitare la sua diffusione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/137905