Recentemente, all'interno del dibattito economico, sono state manifestate crescenti attenzioni nei confronti dello studio delle determinanti della felicità e del benessere umano in genere. Mentre in psicologia tale ambito di ricerca si era sviluppato ormai da tempo, in economia ha iniziato a destare interesse a partire dagli anni Settanta, cioè, in particolare, da quando l'economista statunitense Richard Easterlin fornì per la prima volta evidenza empirica a supporto di una presunta relazione paradossale tra ricchezza e felicità degli individui: egli, analizzando i risultati di 30 indagini svolte negli Stati Uniti tra il 1946 e il 1970, rilevò che il reddito pro-capite era cresciuto per più del 60% mentre la felicità media dichiarata era rimasta pressoché invariata. Tali conclusioni apparvero, appunto, paradossali dinnanzi agli occhi di molti economisti, i quali, avvezzi a considerare l'agente economico in una prospettiva individualistica, sono soliti fondare i propri modelli su una concezione di utilità derivata dal solo consumo di beni materiali e dal tempo libero a disposizione. La letteratura economica sviluppatasi da allora ha seguito un approccio interdisciplinare, cioè si è basata anche su teorie psicologiche e sociologiche per studiare il comportamento umano e individuare quali fossero le più plausibili giustificazioni al paradosso. Tali studi hanno permesso di focalizzare l'attenzione su quelle determinanti della felicità di natura non monetaria e, in quanto tali, generalmente trascurate dalla teoria economica. L'obiettivo di questo lavoro di tesi è di esplorare quella che è stata considerata da alcuni economisti la più importante tra le determinanti della felicità alternative alla ricchezza: ci si sta qui riferendo alla qualità e alla quantità delle relazioni interpersonali delle quali un individuo gode. Il nesso tra relazioni interpersonali genuine (differenti dalle semplici interazioni sociali) e soddisfazione personale è già stato oggetto di studio soprattutto da parte di autori italiani quali Bruni, Zamagni, Gui e Becchetti. Le analisi di natura empirica sono tuttavia scarse ed è quindi opportuno approfondire ulteriormente la natura della relazione: in molti hanno infatti sostenuto tale necessità in quanto si pensa che l'importanza del capitale sociale travalichi l'ambito di interesse prettamente psicologico e assuma una notevole rilevanza anche in economia. La qualità dell'ambiente relazionale, essendo uno dei principali fattori alla base della felicità umana, richiede ulteriori studi per soddisfare esigenze molto diverse fra loro: tra queste vi è, ad esempio, la necessità di integrare indicatori di crescita economica (come il Prodotto Interno Lordo) con indicatori di benessere del Paese, il desiderio di comprendere paradossi, come quello identificato da Easterlin, rimasti inspiegati dalla teoria classica, infine la formulazione, da parte del policy-maker, di politiche sociali orientate a tutelare il benessere dei cittadini. Tramite l'analisi econometrica dei risultati forniti dall'indagine World Values Survey, in questo lavoro di tesi si rileva una relazione positiva tra variabili ¿relazionali¿ (importanza attribuita a famiglia, amici, tempo libero, partecipazione ad associazioni ecc...) e felicità dichiarata dagli individui.
Felicità e relazioni interpersonali in economia: teoria e analisi empirica
QUARONA, FEDERICO
2008/2009
Abstract
Recentemente, all'interno del dibattito economico, sono state manifestate crescenti attenzioni nei confronti dello studio delle determinanti della felicità e del benessere umano in genere. Mentre in psicologia tale ambito di ricerca si era sviluppato ormai da tempo, in economia ha iniziato a destare interesse a partire dagli anni Settanta, cioè, in particolare, da quando l'economista statunitense Richard Easterlin fornì per la prima volta evidenza empirica a supporto di una presunta relazione paradossale tra ricchezza e felicità degli individui: egli, analizzando i risultati di 30 indagini svolte negli Stati Uniti tra il 1946 e il 1970, rilevò che il reddito pro-capite era cresciuto per più del 60% mentre la felicità media dichiarata era rimasta pressoché invariata. Tali conclusioni apparvero, appunto, paradossali dinnanzi agli occhi di molti economisti, i quali, avvezzi a considerare l'agente economico in una prospettiva individualistica, sono soliti fondare i propri modelli su una concezione di utilità derivata dal solo consumo di beni materiali e dal tempo libero a disposizione. La letteratura economica sviluppatasi da allora ha seguito un approccio interdisciplinare, cioè si è basata anche su teorie psicologiche e sociologiche per studiare il comportamento umano e individuare quali fossero le più plausibili giustificazioni al paradosso. Tali studi hanno permesso di focalizzare l'attenzione su quelle determinanti della felicità di natura non monetaria e, in quanto tali, generalmente trascurate dalla teoria economica. L'obiettivo di questo lavoro di tesi è di esplorare quella che è stata considerata da alcuni economisti la più importante tra le determinanti della felicità alternative alla ricchezza: ci si sta qui riferendo alla qualità e alla quantità delle relazioni interpersonali delle quali un individuo gode. Il nesso tra relazioni interpersonali genuine (differenti dalle semplici interazioni sociali) e soddisfazione personale è già stato oggetto di studio soprattutto da parte di autori italiani quali Bruni, Zamagni, Gui e Becchetti. Le analisi di natura empirica sono tuttavia scarse ed è quindi opportuno approfondire ulteriormente la natura della relazione: in molti hanno infatti sostenuto tale necessità in quanto si pensa che l'importanza del capitale sociale travalichi l'ambito di interesse prettamente psicologico e assuma una notevole rilevanza anche in economia. La qualità dell'ambiente relazionale, essendo uno dei principali fattori alla base della felicità umana, richiede ulteriori studi per soddisfare esigenze molto diverse fra loro: tra queste vi è, ad esempio, la necessità di integrare indicatori di crescita economica (come il Prodotto Interno Lordo) con indicatori di benessere del Paese, il desiderio di comprendere paradossi, come quello identificato da Easterlin, rimasti inspiegati dalla teoria classica, infine la formulazione, da parte del policy-maker, di politiche sociali orientate a tutelare il benessere dei cittadini. Tramite l'analisi econometrica dei risultati forniti dall'indagine World Values Survey, in questo lavoro di tesi si rileva una relazione positiva tra variabili ¿relazionali¿ (importanza attribuita a famiglia, amici, tempo libero, partecipazione ad associazioni ecc...) e felicità dichiarata dagli individui.File | Dimensione | Formato | |
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