A partire dalla rivoluzione industriale (1760) ad oggi, la popolazione mondiale è aumentata notevolmente, passando da meno di un miliardo di abitanti a più di 7,9 miliardi (worldometers.info). Allo stesso modo sono aumentati il consumo e la richiesta di risorse. Questo ha portato ad un aumento dei gas ad effetto serra presenti nell’atmosfera e gli studiosi sono unanimi nell’affermare che questa crescita sia principalmente dovuta ad attività antropiche. Metà di queste emissioni antropiche risultano legate all’industria alimentare e il settore zootecnico è il più grande contribuente poiché è uno dei maggiori settori industriali al mondo. In questo elaborato si vuole analizzare l’intero ciclo di vita della carne, valutando le categorie di impatto di tutta la filiera. Per farlo è stata eseguita una revisione letteraria analizzando articoli scientifici pubblicati su Web of Science. Le ricerche sono state ristrette ai Paesi OCSE e all’utilizzo del metodo Life Cycle Assessment (LCA) per la carne di bovini, suini e polli che risultano essere le tre tipologie più consumate (FAO, 2014). Questo metodo permette di valutare gli impatti ambientali di un prodotto analizzando il suo intero ciclo di vita: dalle risorse utilizzate per la produzione alle emissioni legate allo smaltimento dei rifiuti. In particolare in uno studio LCA applicato alla carne vengono definiti come limiti del sistema 5 sottosistemi: azienda agricola, macello, impianto di lavorazione della carne, vendita al dettaglio e uso domestico. Per ognuno sono state esaminate le varie categorie di impatto ambientale. Quelle che risultano essere comuni per tutta la filiera sono: il potenziale di riscaldamento globale (GWP), il potenziale di acidificazione (AP), il potenziale di eutrofizzazione (EP) e l’utilizzo di risorse quali acqua, energia e suolo. Dagli studi esaminati emerge che le emissioni della filiera dipendono soprattutto dalla produzione di mangimi e dallo stoccaggio del letame, il restante deriva dalle lavorazioni pre e post azienda agricola. Le emissioni di protossido di azoto, anidride carbonica e metano sono le questioni ambientali più significative perché contribuiscono alla riduzione dello strato di ozono con successivo aumento della temperatura media globale. Molti autori suggeriscono che cambiare dieta porterebbe a significativi miglioramenti per quanto riguarda l’impatto ambientale. Mangiare carne però non è più solo un bisogno nutrizionale. Per questo motivo i miglioramenti che si concentrano sulla filiera della carne sembrano avere un maggiore potenziale nel migliorare le prestazioni ambientali rispetto alla promozione di cambiamenti nella dieta. In futuro sarà necessario avere studi di LCA più comparativi. Inoltre è essenziale lo sviluppo di politiche efficaci, il cambiamento delle pratiche in vigore e la riduzione di lacune in termini di prestazioni ambientali. Con l’aumento del consumo e della produzione di carne previsto infatti, comprendere l’impatto sull’ambiente di ogni attore facente parte della filiera della carne è fondamentale per garantire in futuro una produzione più sostenibile.
Impatto ambientale della filiera della carne: analisi attraverso il metodo LCA
AMICO, ALEXANDRA
2020/2021
Abstract
A partire dalla rivoluzione industriale (1760) ad oggi, la popolazione mondiale è aumentata notevolmente, passando da meno di un miliardo di abitanti a più di 7,9 miliardi (worldometers.info). Allo stesso modo sono aumentati il consumo e la richiesta di risorse. Questo ha portato ad un aumento dei gas ad effetto serra presenti nell’atmosfera e gli studiosi sono unanimi nell’affermare che questa crescita sia principalmente dovuta ad attività antropiche. Metà di queste emissioni antropiche risultano legate all’industria alimentare e il settore zootecnico è il più grande contribuente poiché è uno dei maggiori settori industriali al mondo. In questo elaborato si vuole analizzare l’intero ciclo di vita della carne, valutando le categorie di impatto di tutta la filiera. Per farlo è stata eseguita una revisione letteraria analizzando articoli scientifici pubblicati su Web of Science. Le ricerche sono state ristrette ai Paesi OCSE e all’utilizzo del metodo Life Cycle Assessment (LCA) per la carne di bovini, suini e polli che risultano essere le tre tipologie più consumate (FAO, 2014). Questo metodo permette di valutare gli impatti ambientali di un prodotto analizzando il suo intero ciclo di vita: dalle risorse utilizzate per la produzione alle emissioni legate allo smaltimento dei rifiuti. In particolare in uno studio LCA applicato alla carne vengono definiti come limiti del sistema 5 sottosistemi: azienda agricola, macello, impianto di lavorazione della carne, vendita al dettaglio e uso domestico. Per ognuno sono state esaminate le varie categorie di impatto ambientale. Quelle che risultano essere comuni per tutta la filiera sono: il potenziale di riscaldamento globale (GWP), il potenziale di acidificazione (AP), il potenziale di eutrofizzazione (EP) e l’utilizzo di risorse quali acqua, energia e suolo. Dagli studi esaminati emerge che le emissioni della filiera dipendono soprattutto dalla produzione di mangimi e dallo stoccaggio del letame, il restante deriva dalle lavorazioni pre e post azienda agricola. Le emissioni di protossido di azoto, anidride carbonica e metano sono le questioni ambientali più significative perché contribuiscono alla riduzione dello strato di ozono con successivo aumento della temperatura media globale. Molti autori suggeriscono che cambiare dieta porterebbe a significativi miglioramenti per quanto riguarda l’impatto ambientale. Mangiare carne però non è più solo un bisogno nutrizionale. Per questo motivo i miglioramenti che si concentrano sulla filiera della carne sembrano avere un maggiore potenziale nel migliorare le prestazioni ambientali rispetto alla promozione di cambiamenti nella dieta. In futuro sarà necessario avere studi di LCA più comparativi. Inoltre è essenziale lo sviluppo di politiche efficaci, il cambiamento delle pratiche in vigore e la riduzione di lacune in termini di prestazioni ambientali. Con l’aumento del consumo e della produzione di carne previsto infatti, comprendere l’impatto sull’ambiente di ogni attore facente parte della filiera della carne è fondamentale per garantire in futuro una produzione più sostenibile.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
837432_tesi_amico_alexandra.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
485.26 kB
Formato
Adobe PDF
|
485.26 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/137805