L’attaccamento è un legame affettivo, emotivamente significativo, di lunga durata, con una persona specifica e comprende i sentimenti che una persona prova per l’altra. Tale concetto è stato approfondito in particolar modo nella “Teoria dell’attaccamento” di Bowlby secondo la quale tale legame sarebbe funzionale a fini evolutivi: il legame madre-bambino è il risultato di un sistema di schemi comportamentali innati il cui significato adattivo consiste nella protezione del piccolo dai predatori e dai pericoli (come anche dimostrato nella teoria dell’imprinting di Lorenz). Dall’incontro tra psicoanalisi e neuroscienze sono emerse una serie di ricerche che non solo dimostrano l’effettiva esistenza del legame di attaccamento, ma ne individuano anche le basi neuronali. Scopo di tale tesi è proprio quello di analizzare e sintenizzare tali evidenze scientifiche. In merito citiamo Allan Schore, autore che di recente si è occupato dei correlati neurobiologici della sintonizzazione affettiva tra madre e bambino nei primi mesi di vita di quest’ultimo. In particolare, l’autore in questione si è focalizzato sull’emisfero destro del cervello, anche definito “cervello emotivo”, deputato ad un’elaborazione globale e parallela. Nell’infante l’emisfero destro raggiunge il suo pieno sviluppo nei primi diciotto mesi di vita e sembrerebbe proprio che in questo lasso di tempo si verifichi una vera e propria sintonizzazione psicobiologica con l’emisfero destro della madre. Tale evidenza si trova in sintonia rispetto ad un altro concetto psicodinamico, quello di holding materno in Winnicot: in molti primati e specie nell’uomo, la mamma è più incline a tenere in braccio il piccolo dalla parte sinistra del corpo, così da elaborare l’input nell’emisfero destro e ricreare dunque quella sintonizzazione necessaria ai fini dell’attaccamento. Tra psicoanalisi e neuroscienze, ecco l’importanza della diade madre-bambino.
I correlati neurobiologici della teoria dell'attaccamento
ROMEO, ALESSANDRA
2021/2022
Abstract
L’attaccamento è un legame affettivo, emotivamente significativo, di lunga durata, con una persona specifica e comprende i sentimenti che una persona prova per l’altra. Tale concetto è stato approfondito in particolar modo nella “Teoria dell’attaccamento” di Bowlby secondo la quale tale legame sarebbe funzionale a fini evolutivi: il legame madre-bambino è il risultato di un sistema di schemi comportamentali innati il cui significato adattivo consiste nella protezione del piccolo dai predatori e dai pericoli (come anche dimostrato nella teoria dell’imprinting di Lorenz). Dall’incontro tra psicoanalisi e neuroscienze sono emerse una serie di ricerche che non solo dimostrano l’effettiva esistenza del legame di attaccamento, ma ne individuano anche le basi neuronali. Scopo di tale tesi è proprio quello di analizzare e sintenizzare tali evidenze scientifiche. In merito citiamo Allan Schore, autore che di recente si è occupato dei correlati neurobiologici della sintonizzazione affettiva tra madre e bambino nei primi mesi di vita di quest’ultimo. In particolare, l’autore in questione si è focalizzato sull’emisfero destro del cervello, anche definito “cervello emotivo”, deputato ad un’elaborazione globale e parallela. Nell’infante l’emisfero destro raggiunge il suo pieno sviluppo nei primi diciotto mesi di vita e sembrerebbe proprio che in questo lasso di tempo si verifichi una vera e propria sintonizzazione psicobiologica con l’emisfero destro della madre. Tale evidenza si trova in sintonia rispetto ad un altro concetto psicodinamico, quello di holding materno in Winnicot: in molti primati e specie nell’uomo, la mamma è più incline a tenere in braccio il piccolo dalla parte sinistra del corpo, così da elaborare l’input nell’emisfero destro e ricreare dunque quella sintonizzazione necessaria ai fini dell’attaccamento. Tra psicoanalisi e neuroscienze, ecco l’importanza della diade madre-bambino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/137745