Questo lavoro si propone di analizzare la vita politica e militare di Pausania, reggente di Sparta nel periodo della Seconda Guerra Persiana, partendo dagli eventi che intercorrono tra la battaglia di Platea del 479 a.C. e che arrivano fino alla sua morte sulla fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '60 del V secolo. Nel primo capitolo si pone l’accento sulla battaglia di Platea e sulle fonti antiche che la narrano, in particolare Erodoto, per poi spostarsi verso alcuni episodi fondamentali, a cui si lega una visione di Pausania come uomo onesto e magnanimo; successivamente si arriva alla vicenda del tripode offerto al tempio di Delfi con la decima parte del bottino; di singolare rilievo sono poi le osservazioni riguardo l’elegia di Platea di Simonide e il rapporto che essa ha con la narrazione erodotea. Le vicende che si susseguono dopo la battaglia sono esposte nella seconda parte del lavoro, dove è presente l’analisi delle accuse e dei comportamenti di Pausania che appaiono nella narrazione tucididea a partire dal suo soggiorno a Bisanzio; fondamentale per comprendere il momento storico in cui agisce è capire il complicato rapporto che vi era tra le due potenze di Sparta e Atene e la posizione che Pausania assume riguardo la politica estera della città lacedemone. Il rapporto con la città natale si deteriora, questo è dimostrato dalla sua convocazione a processo a causa delle accuse di medismo, alla fine del secondo capitolo si cercano di capire quali possono essere stati i suoi rapporti e quelli della città con la Persia. Nella parte finale si raccontano e si approfondiscono le possibili cause della sua morte, soffermandosi in particolare sul suo problematico rapporto con gli efori, fautori di un’idea politica diversa dalla sua. Furono loro a ucciderlo e diventa interessante capire che cosa li spinse a un gesto così importante, come questo, l’uccisione di un reggente in un luogo sacro.

Pausania, il reggente di Sparta

RIZZO, CARLA
2020/2021

Abstract

Questo lavoro si propone di analizzare la vita politica e militare di Pausania, reggente di Sparta nel periodo della Seconda Guerra Persiana, partendo dagli eventi che intercorrono tra la battaglia di Platea del 479 a.C. e che arrivano fino alla sua morte sulla fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '60 del V secolo. Nel primo capitolo si pone l’accento sulla battaglia di Platea e sulle fonti antiche che la narrano, in particolare Erodoto, per poi spostarsi verso alcuni episodi fondamentali, a cui si lega una visione di Pausania come uomo onesto e magnanimo; successivamente si arriva alla vicenda del tripode offerto al tempio di Delfi con la decima parte del bottino; di singolare rilievo sono poi le osservazioni riguardo l’elegia di Platea di Simonide e il rapporto che essa ha con la narrazione erodotea. Le vicende che si susseguono dopo la battaglia sono esposte nella seconda parte del lavoro, dove è presente l’analisi delle accuse e dei comportamenti di Pausania che appaiono nella narrazione tucididea a partire dal suo soggiorno a Bisanzio; fondamentale per comprendere il momento storico in cui agisce è capire il complicato rapporto che vi era tra le due potenze di Sparta e Atene e la posizione che Pausania assume riguardo la politica estera della città lacedemone. Il rapporto con la città natale si deteriora, questo è dimostrato dalla sua convocazione a processo a causa delle accuse di medismo, alla fine del secondo capitolo si cercano di capire quali possono essere stati i suoi rapporti e quelli della città con la Persia. Nella parte finale si raccontano e si approfondiscono le possibili cause della sua morte, soffermandosi in particolare sul suo problematico rapporto con gli efori, fautori di un’idea politica diversa dalla sua. Furono loro a ucciderlo e diventa interessante capire che cosa li spinse a un gesto così importante, come questo, l’uccisione di un reggente in un luogo sacro.
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