In Italia la popolazione dell’orso bruno (Ursus arctos L.) è distribuita in due nuclei sulle Alpi e un terzo nucleo sugli Appennini dove troviamo la sottospecie U. a. marsicanus Altobello. Purtroppo, questo mammifero è minacciato dalla presenza dell’uomo e dal degrado degli habitat naturali, a cui si aggiunge anche l’intensa attività di caccia del passato che ne ha ridotto fortemente la popolazione. Per questo motivo, è importante la sua gestione e conservazione attraverso azioni come la riduzione del disturbo antropico nei siti di ibernazione durante l’inverno e della frammentazione e degradazione degli habitat preservando più aree naturali possibili, dato che necessitano di ampi home-range per trovare cibo e riparo. Intervenire indirettamente in questo modo rappresenta un’importante strategia poiché l’orso è capace di adattarsi a vari ecosistemi, di spostarsi su lunghe distanze e non presenta limitazioni all’approvvigionamento del cibo. Bisogna considerare anche alcune problematiche internazionali, come il bracconaggio e la gestione frammentata tra gli Stati europei. Mitigare queste criticità permetterebbe di riportare la densità delle popolazioni a livelli non critici e ampliare l’areale. Anche il quadro normativo, composto dalla Legge quadro della Repubblica Italiana n. 157/92, dalla convenzione di Berna e dalla Direttiva comunitaria 92/43/CEE, contribuisce in buona parte alla protezione dell’orso bruno. Inoltre, progetti come Life Ursus attuato nel Parco Naturale Adamello Brenta hanno contribuito alla conservazione con reintroduzioni e campagne di sensibilizzazione alla salvaguardia della specie. Ciò deve essere integrato con operazioni di monitoraggio, volte a raccogliere dati qualitativi e quantitativi sulle popolazioni, per pianificare gli interventi. Per l’orso viene effettuato con metodi indiretti, come la raccolta sistematica di campioni. Per quanto riguarda le opinioni pubblica delle persone sono principalmente negative, derivate dalla disinformazione e dalla paura derivante dai rari episodi di individui che si sono avvicinati ai centri abitati. Infatti, pur tendendo a vivere lontano dall’uomo e a concentrare l’attività nelle ore notturne, risulta inevitabile un certo avvicinamento alle aree antropizzate dove può causare danni ad attività zootecniche, campi coltivati e alveari per cibarsi. Per questo risulta conveniente attuare opportune campagne d’informazione sulla modalità di risarcimento dei danni, sulle strategie di prevenzione e sulla necessità di preservare i suoi habitat. In generale risulta confinato in ambienti montani caratterizzati da elevata copertura boschiva e morfologia aspra; tuttavia, questa limitazione deriva dalla necessità di evitare le aree caratterizzate da un eccessivo disturbo umano, piuttosto che da una selezione primaria degli ambienti montani. Anche lo studio del comportamento dell’animale è utile al fine di definire i primi passi per una pacifica convivenza, sappiamo che l’orso tende ad evitare l’incontro e si dimostra raramente aggressivo, quando impaurito per l’incolumità propria o dei propri cuccioli. In conclusione, risulta necessario mettere in atto azioni mirate che contribuiscano ad una migliore gestione, considerando sia le esigenze dell’uomo sia quelle dell’orso.

Conservazione e gestione dell'orso bruno (Ursus arctos L.) in Italia

ABOIS, ALESSANDRA
2021/2022

Abstract

In Italia la popolazione dell’orso bruno (Ursus arctos L.) è distribuita in due nuclei sulle Alpi e un terzo nucleo sugli Appennini dove troviamo la sottospecie U. a. marsicanus Altobello. Purtroppo, questo mammifero è minacciato dalla presenza dell’uomo e dal degrado degli habitat naturali, a cui si aggiunge anche l’intensa attività di caccia del passato che ne ha ridotto fortemente la popolazione. Per questo motivo, è importante la sua gestione e conservazione attraverso azioni come la riduzione del disturbo antropico nei siti di ibernazione durante l’inverno e della frammentazione e degradazione degli habitat preservando più aree naturali possibili, dato che necessitano di ampi home-range per trovare cibo e riparo. Intervenire indirettamente in questo modo rappresenta un’importante strategia poiché l’orso è capace di adattarsi a vari ecosistemi, di spostarsi su lunghe distanze e non presenta limitazioni all’approvvigionamento del cibo. Bisogna considerare anche alcune problematiche internazionali, come il bracconaggio e la gestione frammentata tra gli Stati europei. Mitigare queste criticità permetterebbe di riportare la densità delle popolazioni a livelli non critici e ampliare l’areale. Anche il quadro normativo, composto dalla Legge quadro della Repubblica Italiana n. 157/92, dalla convenzione di Berna e dalla Direttiva comunitaria 92/43/CEE, contribuisce in buona parte alla protezione dell’orso bruno. Inoltre, progetti come Life Ursus attuato nel Parco Naturale Adamello Brenta hanno contribuito alla conservazione con reintroduzioni e campagne di sensibilizzazione alla salvaguardia della specie. Ciò deve essere integrato con operazioni di monitoraggio, volte a raccogliere dati qualitativi e quantitativi sulle popolazioni, per pianificare gli interventi. Per l’orso viene effettuato con metodi indiretti, come la raccolta sistematica di campioni. Per quanto riguarda le opinioni pubblica delle persone sono principalmente negative, derivate dalla disinformazione e dalla paura derivante dai rari episodi di individui che si sono avvicinati ai centri abitati. Infatti, pur tendendo a vivere lontano dall’uomo e a concentrare l’attività nelle ore notturne, risulta inevitabile un certo avvicinamento alle aree antropizzate dove può causare danni ad attività zootecniche, campi coltivati e alveari per cibarsi. Per questo risulta conveniente attuare opportune campagne d’informazione sulla modalità di risarcimento dei danni, sulle strategie di prevenzione e sulla necessità di preservare i suoi habitat. In generale risulta confinato in ambienti montani caratterizzati da elevata copertura boschiva e morfologia aspra; tuttavia, questa limitazione deriva dalla necessità di evitare le aree caratterizzate da un eccessivo disturbo umano, piuttosto che da una selezione primaria degli ambienti montani. Anche lo studio del comportamento dell’animale è utile al fine di definire i primi passi per una pacifica convivenza, sappiamo che l’orso tende ad evitare l’incontro e si dimostra raramente aggressivo, quando impaurito per l’incolumità propria o dei propri cuccioli. In conclusione, risulta necessario mettere in atto azioni mirate che contribuiscano ad una migliore gestione, considerando sia le esigenze dell’uomo sia quelle dell’orso.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/137630