The main objective of this work is to reconstruct the ways in which female educators cope with the suffering they experience daily with their work. The privileged perspective of observation is that of the female educators, in order to reconstruct through their words what suffering they have faced during their careers and what coping strategies have been put in place. Educational activities imply plural relational dimensions: on the one hand an open educational relationship with the individual user and the network of people who take part in his or her life, on the other hand, broader social relationships, involving groups and entire communities of people; but they also involve the different commitments and roles played by each educator, who may also have to manage other activities related to his or her professional role, but also to his or her role in private life. The starting point of the paper consists first of all of a brief presentation of the meanings of suffering and pain, touching on various general aspects, such as the subjects involved, the causes, the implications, to then focus on the different users with whom the educator may work and their specific sufferings and on those experienced by the educator herself related to her profession and the frustrations it may generate. In the second part of the paper deals with coping, focusing on the strategies implemented to cope with the suffering of others and one's own. In particular, the focus is on the strategies implemented by professional educators, as these are intended to be the core of the paper. Subsequently, short explorative research is proposed concerning a group of five professional educators who work in different fields and who in different ways have found themselves coping with their own and others' suffering. In the last part of the paper, the results of the interviews are presented and analysed in order to assess how much the burden of suffering weighs on female vocational educators and affects their lives and what are the most successful strategies to cope with it. What emerged, in fact, is that one often takes for granted the strategies one adopts to cope with the daily workload. On the one hand, the spontaneity and habit of action emerges, but at the same time it is essential to reflect on what strategies are actually implemented in order to become more aware of them, to be able to modify them according to contexts and situations, and to be able to set an example to colleagues, always taking into account the subjectivity of these.
Il presente lavoro si è posto come obiettivo principale quello di ricostruire le modalità con cui le educatrici fronteggiano la sofferenza che quotidianamente si ritrovano a sperimentare. L’ottica di osservazione privilegiata è quella delle educatrici, così da poter ricostruire attraverso le loro parole quali sofferenze si siano trovati di fronte nel corso della loro carriera e quali strategie di coping sono state messe in atto. Le attività educative implicano dimensioni relazionali plurali: da una parte una relazione educativa aperta con il singolo utente e con la rete di persone che prende parte alla sua vita, dall’altra si tratta di relazioni sociali più ampie, che interessano gruppi e intere comunità di persone; ma riguardano anche i diversi impegni e ruoli rivestiti da ciascun educatrice, che può dover gestire al contempo anche altre attività legate al proprio ruolo professionale, ma anche al proprio ruolo nella vita privata. Il punto di partenza dell’elaborato consiste innanzitutto in una breve presentazione dei significati di sofferenza e dolore, toccando vari aspetti generali, quali i soggetti coinvolti, le cause, le implicazioni, per concentrarsi poi sulle differenti utenze con cui l’educatrice può operare e le loro sofferenze specifiche e su quelle vissute dall’educatrice stesso correlate alla propria professione e alle frustrazioni che essa può generare. Nella seconda parte del lavoro, ci si concentra sul concetto di coping incentrando il discorso sulle strategie attuate per fronteggiare la sofferenza altrui e propria. In particolar modo ci si sofferma sulle strategie messe in atto dalle educatrici professionali, in quanto quest’ultime vogliono essere il cuore dell’elaborato. Successivamente, è proposta una breve ricerca esplorativa inerente a un gruppo di cinque educatrici professionali che operano in ambiti diversi e che in maniera differente si sono ritrovate a far fronte alla sofferenza propria e altrui. Nell’ultima parte del lavoro, sono presentati e analizzati i risultati delle interviste, in modo da valutare quanto il carico della sofferenza gravi sulle educatrici professionali e incida sulla loro vita e di quali siano le strategie più vincenti per farvi fronte. Quello che è emerso, infatti, è che spesso si danno per scontate le strategie che si adottano per far fronte al carico del lavoro quotidiano. Da un lato emerge la spontaneità e l’abitudine nell’agire, al contempo però è fondamentale riflettere su quali siano, effettivamente, le strategie messe in atto per poterne prendere maggiore consapevolezza, per poterle modificare in base ai contesti e alle situazioni e poterne dare esempio a colleghe, sempre tenendo in considerazione della soggettività delle suddette.
Educatorə e la gestione della sofferenza
MONTELEONE, MARICA
2021/2022
Abstract
Il presente lavoro si è posto come obiettivo principale quello di ricostruire le modalità con cui le educatrici fronteggiano la sofferenza che quotidianamente si ritrovano a sperimentare. L’ottica di osservazione privilegiata è quella delle educatrici, così da poter ricostruire attraverso le loro parole quali sofferenze si siano trovati di fronte nel corso della loro carriera e quali strategie di coping sono state messe in atto. Le attività educative implicano dimensioni relazionali plurali: da una parte una relazione educativa aperta con il singolo utente e con la rete di persone che prende parte alla sua vita, dall’altra si tratta di relazioni sociali più ampie, che interessano gruppi e intere comunità di persone; ma riguardano anche i diversi impegni e ruoli rivestiti da ciascun educatrice, che può dover gestire al contempo anche altre attività legate al proprio ruolo professionale, ma anche al proprio ruolo nella vita privata. Il punto di partenza dell’elaborato consiste innanzitutto in una breve presentazione dei significati di sofferenza e dolore, toccando vari aspetti generali, quali i soggetti coinvolti, le cause, le implicazioni, per concentrarsi poi sulle differenti utenze con cui l’educatrice può operare e le loro sofferenze specifiche e su quelle vissute dall’educatrice stesso correlate alla propria professione e alle frustrazioni che essa può generare. Nella seconda parte del lavoro, ci si concentra sul concetto di coping incentrando il discorso sulle strategie attuate per fronteggiare la sofferenza altrui e propria. In particolar modo ci si sofferma sulle strategie messe in atto dalle educatrici professionali, in quanto quest’ultime vogliono essere il cuore dell’elaborato. Successivamente, è proposta una breve ricerca esplorativa inerente a un gruppo di cinque educatrici professionali che operano in ambiti diversi e che in maniera differente si sono ritrovate a far fronte alla sofferenza propria e altrui. Nell’ultima parte del lavoro, sono presentati e analizzati i risultati delle interviste, in modo da valutare quanto il carico della sofferenza gravi sulle educatrici professionali e incida sulla loro vita e di quali siano le strategie più vincenti per farvi fronte. Quello che è emerso, infatti, è che spesso si danno per scontate le strategie che si adottano per far fronte al carico del lavoro quotidiano. Da un lato emerge la spontaneità e l’abitudine nell’agire, al contempo però è fondamentale riflettere su quali siano, effettivamente, le strategie messe in atto per poterne prendere maggiore consapevolezza, per poterle modificare in base ai contesti e alle situazioni e poterne dare esempio a colleghe, sempre tenendo in considerazione della soggettività delle suddette.File | Dimensione | Formato | |
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