Lo scopo della tesi è stato quello di esporre le differenti fasi di un progetto di genetica della conservazione, esaminando in particolare gli effetti dell’inincrocio su popolazioni a rischio di estinzione e che, successivamente, sono state recuperate e reintrodotte nel loro habitat originale. In questo elaborato ho analizzato tre diversi casi studio che trattano le conseguenze deleterie dell’inincrocio in popolazioni di stambecco delle Alpi (Capra ibex, Linneo 1758) sottoposte ad un progetto di recupero che si è poi rivelato di successo. Il primo caso studio ha illustrato la storia di questo ungulato, dalla sua quasi estinzione alle diverse fasi del progetto di conservazione culminato con la sua reintroduzione lungo l’arco alpino. Ne è stato messo in evidenza l’alto livello di inincrocio, dovuto alle diverse fasi in cui la popolazione ha subito una drastica riduzione delle dimensioni, e la conseguente perdita di diversità genetica. Il secondo caso studio da me proposto rivela come, per quanto riguarda lo stambecco, vi sia stata una correlazione tra l’inincrocio e un tratto legato alla fitness individuale quale la massa corporea. In particolare, gli autori hanno osservato che i maschi con più elevata massa corporea mostravano anche una maggiore diversità genetica (maggiore eterozigosità multi-locus), corna di dimensioni maggiori e un minor numero di uova di parassiti nelle feci. Dati gli effetti deleteri dell’inincrocio sulla fitness dell’individuo, ne consegue che la depressione da inincrocio comporti nel lungo periodo una diminuzione della crescita della popolazione; infatti, il terzo caso studio ha evidenziato una correlazione negativa tra elevati livelli di inincrocio e tassi di crescita delle popolazioni di C. ibex, in presenza di differenti variabili climatiche. In conclusione, occorre sottolineare che è stato osservato che, anche qualora una popolazione recuperata dovesse raggiungere un numero di individui tale da assicurarne la sopravvivenza, raramente verrebbe ristabilita la sua diversità genetica originaria, con conseguenti effetti deleteri sulla capacità di sopravvivenza della popolazione stessa. In un periodo di forti mutamenti ambientali come quello che stiamo vivendo, alti livelli di diversità genetica possono consentire di fronteggiare i cambiamenti in atto e, in tal senso, la genetica della conservazione può assumere un ruolo estremamente importante nel cercare di ridurre il rischio di estinzione delle specie minacciate.

Effetti deleteri dell’inincrocio sulla popolazione reintrodotta di stambecco delle Alpi

TENUZZO, MARTINA
2020/2021

Abstract

Lo scopo della tesi è stato quello di esporre le differenti fasi di un progetto di genetica della conservazione, esaminando in particolare gli effetti dell’inincrocio su popolazioni a rischio di estinzione e che, successivamente, sono state recuperate e reintrodotte nel loro habitat originale. In questo elaborato ho analizzato tre diversi casi studio che trattano le conseguenze deleterie dell’inincrocio in popolazioni di stambecco delle Alpi (Capra ibex, Linneo 1758) sottoposte ad un progetto di recupero che si è poi rivelato di successo. Il primo caso studio ha illustrato la storia di questo ungulato, dalla sua quasi estinzione alle diverse fasi del progetto di conservazione culminato con la sua reintroduzione lungo l’arco alpino. Ne è stato messo in evidenza l’alto livello di inincrocio, dovuto alle diverse fasi in cui la popolazione ha subito una drastica riduzione delle dimensioni, e la conseguente perdita di diversità genetica. Il secondo caso studio da me proposto rivela come, per quanto riguarda lo stambecco, vi sia stata una correlazione tra l’inincrocio e un tratto legato alla fitness individuale quale la massa corporea. In particolare, gli autori hanno osservato che i maschi con più elevata massa corporea mostravano anche una maggiore diversità genetica (maggiore eterozigosità multi-locus), corna di dimensioni maggiori e un minor numero di uova di parassiti nelle feci. Dati gli effetti deleteri dell’inincrocio sulla fitness dell’individuo, ne consegue che la depressione da inincrocio comporti nel lungo periodo una diminuzione della crescita della popolazione; infatti, il terzo caso studio ha evidenziato una correlazione negativa tra elevati livelli di inincrocio e tassi di crescita delle popolazioni di C. ibex, in presenza di differenti variabili climatiche. In conclusione, occorre sottolineare che è stato osservato che, anche qualora una popolazione recuperata dovesse raggiungere un numero di individui tale da assicurarne la sopravvivenza, raramente verrebbe ristabilita la sua diversità genetica originaria, con conseguenti effetti deleteri sulla capacità di sopravvivenza della popolazione stessa. In un periodo di forti mutamenti ambientali come quello che stiamo vivendo, alti livelli di diversità genetica possono consentire di fronteggiare i cambiamenti in atto e, in tal senso, la genetica della conservazione può assumere un ruolo estremamente importante nel cercare di ridurre il rischio di estinzione delle specie minacciate.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/137552