L’insetticida organofosforico Clorpirifos (CPF), ampiamente utilizzato in ambito agricolo e domestico, è stato recentemente messo in relazione con un aumentato rischio di carcinoma mammario. Nel mio elaborato finale ho preso in considerazione due studi, condotti rispettivamente in vitro e in vivo, che avevano l’obiettivo di valutare gli effetti del pesticida Clorpirifos sull’insorgenza e la progressione del carcinoma mammario. In particolare gli studi in vitro sulle linee cellulari MCF-7 e MDA-MB-231 hanno evidenziato che il trattamento con CPF determina la promozione del processo di transizione epiteliale-mesenchimale, una maggiore capacità di migrazione cellulare e invasività, l’aumento dell’espressione e/o dell’attività della metalloproteasi MMP2 e l’alterazione della localizzazione subcellulare di una serie di marcatori associati all’adesione cellulare e alla stabilità citoscheletrica (E-caderina, β-catenina, Vimentina, fattore Slug). Gli studi in vivo su ratti femmine, a cui era stato indotto sperimentalmente lo sviluppo del carcinoma mammario, hanno mostrato che l’esposizione a CPF aumenta l’incidenza tumorale e diminuisce il periodo di latenza, sebbene non influenzi il tasso di crescita tumorale. Il CPF determina una riduzione dell’espressione del recettore ERα e un aumento dell’espressione dell’enzima deacetilasi HDAC1 nel tessuto mammario, svolgendo quindi un possibile ruolo come interferente endocrino e nella disregolazione dei meccanismi epigenetici alla base dello sviluppo tumorale. Ulteriori studi si rendono necessari per comprendere in modo chiaro gli effetti del pesticida Clorpirifos sullo sviluppo del carcinoma mammario, ma i risultati ottenuti suggeriscono l’opportunità di adottare misure al fine di minimizzare il rischio di esposizione.
Il pesticida Clorpirifos: analisi del possibile coinvolgimento nello sviluppo del carcinoma mammario.
CAVALLO, MATILDE
2020/2021
Abstract
L’insetticida organofosforico Clorpirifos (CPF), ampiamente utilizzato in ambito agricolo e domestico, è stato recentemente messo in relazione con un aumentato rischio di carcinoma mammario. Nel mio elaborato finale ho preso in considerazione due studi, condotti rispettivamente in vitro e in vivo, che avevano l’obiettivo di valutare gli effetti del pesticida Clorpirifos sull’insorgenza e la progressione del carcinoma mammario. In particolare gli studi in vitro sulle linee cellulari MCF-7 e MDA-MB-231 hanno evidenziato che il trattamento con CPF determina la promozione del processo di transizione epiteliale-mesenchimale, una maggiore capacità di migrazione cellulare e invasività, l’aumento dell’espressione e/o dell’attività della metalloproteasi MMP2 e l’alterazione della localizzazione subcellulare di una serie di marcatori associati all’adesione cellulare e alla stabilità citoscheletrica (E-caderina, β-catenina, Vimentina, fattore Slug). Gli studi in vivo su ratti femmine, a cui era stato indotto sperimentalmente lo sviluppo del carcinoma mammario, hanno mostrato che l’esposizione a CPF aumenta l’incidenza tumorale e diminuisce il periodo di latenza, sebbene non influenzi il tasso di crescita tumorale. Il CPF determina una riduzione dell’espressione del recettore ERα e un aumento dell’espressione dell’enzima deacetilasi HDAC1 nel tessuto mammario, svolgendo quindi un possibile ruolo come interferente endocrino e nella disregolazione dei meccanismi epigenetici alla base dello sviluppo tumorale. Ulteriori studi si rendono necessari per comprendere in modo chiaro gli effetti del pesticida Clorpirifos sullo sviluppo del carcinoma mammario, ma i risultati ottenuti suggeriscono l’opportunità di adottare misure al fine di minimizzare il rischio di esposizione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/137532