Il morbo di Alzheimer (Alzheimer’s Disease, AD) è stato descritto per la prima volta nel 1907 dallo psichiatra tedesco Alois Alzheimer come una malattia neurodegenerativa multifattoriale caratterizzata da una progressiva perdita di memoria, con evidenze che indicano la coesistenza di eziologie multi-patogene e infiammatorie. Nel mio elaborato finale ho preso in considerazione diversi studi che intendono chiarire una possibile correlazione tra l’Herpes Simplex Virus di tipo 1 (HSV-1) e il morbo di Alzheimer. Attualmente, la teoria più convincente propone che la famiglia degli Herpesviridae umani, di cui fa parte l’HSV-1, svolga un ruolo chiave nella neurodegenerazione interagendo con importanti caratteristiche dell'ospite. In particolare, HSV-1, dopo una fase di infezione litica, si stabilisce in forma latente nei neuroni sensoriali dei gangli periferici; successivamente una varietà di fattori di stress può indurre a riattivazioni ricorrenti del virus, il quale inizia a replicarsi attivamente diffondendosi a partire dal sito di infezione primaria (solitamente rappresentato da labbra e occhi). Le particelle virali prodotte in seguito alla riattivazione possono raggiungere il cervello mediante trasporto anterogrado all’interno dei neuroni trigeminali sensoriali (TG) causando una forma rara ma molto dannosa di infezione acuta diffusa, la cosiddetta Encefalite da Herpes Simplex (HSE). Questa particolare infezione cerebrale, dovuta a infezione primaria o riattivazione virale dell’HSV-1, è nota per causare conseguenze neurologiche a lungo termine. In particolare, evidenze molecolari mostrano che l'infezione e la riattivazione del virus all’interno delle cellule neuronali e gliali provoca: l’aumento dei livelli intracellulari di β-amiloide (Aβ), componente principale delle placche amiloidi; la diminuzione della proteina precursore dell'amiloide (APP) e la fosforilazione della proteina Tau, componente principale dei grovigli neurofibrillari (NFT). Questi rappresentano i medesimi segni molecolari associati alla patogenesi dell'Alzheimer. Oltre agli effetti diretti, la patogenesi dell'AD deriva da interazioni che coinvolgono le risposte immunitarie sia innate che adattative. Le citochine pro-infiammatorie, la cui sintesi è indotta dall’infezione da HSV-1, vengono trasportate attraverso la barriera ematoencefalica (BBB) nel cervello dove instaurano uno stato infiammatorio e contribuiscono alla patologia dell'AD in individui geneticamente sensibili. Tali prove evidenziano come HSV-1 possa essere un fattore di rischio per l’insorgenza della malattia di Alzheimer. Questi primi dati non sono tuttavia solidi e, in particolare, sono stati pubblicati risultati discordanti per quanto riguarda i titoli sierici di IgG e IgM HSV-1-specifiche quando i pazienti affetti da Alzheimer vengono confrontati con controlli di pari età. Il rilevamento del DNA dell’HSV-1 nelle autopsie cerebrali di pazienti affetti da AD sarebbe fortemente indicativo di un ruolo di questo virus nella patogenesi. Tuttavia, il DNA di HSV-1 è stato anche osservato nell'autopsia cerebrale di gran parte della popolazione anziana non affetta da AD, suggerendo che l'infezione cerebrale latente da HSV-1 è un evento relativamente frequente.
Analisi della correlazione tra Herpes Simplex Virus di tipo 1 (HSV-1) e il morbo di Alzheimer
BELLEZZA, FRANCESCA
2021/2022
Abstract
Il morbo di Alzheimer (Alzheimer’s Disease, AD) è stato descritto per la prima volta nel 1907 dallo psichiatra tedesco Alois Alzheimer come una malattia neurodegenerativa multifattoriale caratterizzata da una progressiva perdita di memoria, con evidenze che indicano la coesistenza di eziologie multi-patogene e infiammatorie. Nel mio elaborato finale ho preso in considerazione diversi studi che intendono chiarire una possibile correlazione tra l’Herpes Simplex Virus di tipo 1 (HSV-1) e il morbo di Alzheimer. Attualmente, la teoria più convincente propone che la famiglia degli Herpesviridae umani, di cui fa parte l’HSV-1, svolga un ruolo chiave nella neurodegenerazione interagendo con importanti caratteristiche dell'ospite. In particolare, HSV-1, dopo una fase di infezione litica, si stabilisce in forma latente nei neuroni sensoriali dei gangli periferici; successivamente una varietà di fattori di stress può indurre a riattivazioni ricorrenti del virus, il quale inizia a replicarsi attivamente diffondendosi a partire dal sito di infezione primaria (solitamente rappresentato da labbra e occhi). Le particelle virali prodotte in seguito alla riattivazione possono raggiungere il cervello mediante trasporto anterogrado all’interno dei neuroni trigeminali sensoriali (TG) causando una forma rara ma molto dannosa di infezione acuta diffusa, la cosiddetta Encefalite da Herpes Simplex (HSE). Questa particolare infezione cerebrale, dovuta a infezione primaria o riattivazione virale dell’HSV-1, è nota per causare conseguenze neurologiche a lungo termine. In particolare, evidenze molecolari mostrano che l'infezione e la riattivazione del virus all’interno delle cellule neuronali e gliali provoca: l’aumento dei livelli intracellulari di β-amiloide (Aβ), componente principale delle placche amiloidi; la diminuzione della proteina precursore dell'amiloide (APP) e la fosforilazione della proteina Tau, componente principale dei grovigli neurofibrillari (NFT). Questi rappresentano i medesimi segni molecolari associati alla patogenesi dell'Alzheimer. Oltre agli effetti diretti, la patogenesi dell'AD deriva da interazioni che coinvolgono le risposte immunitarie sia innate che adattative. Le citochine pro-infiammatorie, la cui sintesi è indotta dall’infezione da HSV-1, vengono trasportate attraverso la barriera ematoencefalica (BBB) nel cervello dove instaurano uno stato infiammatorio e contribuiscono alla patologia dell'AD in individui geneticamente sensibili. Tali prove evidenziano come HSV-1 possa essere un fattore di rischio per l’insorgenza della malattia di Alzheimer. Questi primi dati non sono tuttavia solidi e, in particolare, sono stati pubblicati risultati discordanti per quanto riguarda i titoli sierici di IgG e IgM HSV-1-specifiche quando i pazienti affetti da Alzheimer vengono confrontati con controlli di pari età. Il rilevamento del DNA dell’HSV-1 nelle autopsie cerebrali di pazienti affetti da AD sarebbe fortemente indicativo di un ruolo di questo virus nella patogenesi. Tuttavia, il DNA di HSV-1 è stato anche osservato nell'autopsia cerebrale di gran parte della popolazione anziana non affetta da AD, suggerendo che l'infezione cerebrale latente da HSV-1 è un evento relativamente frequente.File | Dimensione | Formato | |
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