L’aggressività è parte della natura umana, a partire dalle sue funzioni primordiali di difesa di sé, del cibo, del proprio gruppo sociale. Tuttavia, un’aggressività incontrollata, insieme all’emergere disordinato di tutti gli altri comportamenti rischiosi, può danneggiare gravemente la crescita dell’individuo, compreso il suo inserimento attivo nel tessuto sociale. Allo scopo di allentare, contrastare, eliminare tutta la rosa di comportamenti antisociali, lo sport può essere visto come strategia risolutiva, da adottare sin dall’infanzia dei soggetti. Nello specifico, il presente elaborato si propone di dare una descrizione sintetica di origine, giustificazione e manifestazione dei differenti tipi di aggressività, presenti sin dalla tenera età. Di seguito, vengono analizzati i fattori maggiormente critici per una adeguata modellazione dell’aggressività in senso costruttivo a partire dall’intervento sportivo: tra il resto, occorre dedicare particolare attenzione all’autoefficacia, alla guida alle motivazioni più costruttive alla pratica sportiva (incentivando le motivazioni intrinseche), al corretto insegnamento dell’autocontrollo. Il tutto, con un occhio di riguardo verso la differenza tra generi, connotati da un complesso intreccio di caratteristiche biologiche, culturali e sociali che, in talune particolari occasioni, possono agire diversamente: si passa, da un’aggressività fisica e diretta generalmente osservata nei maschi, a un’aggressività indiretta, maggiormente osservata nelle femmine. Anche se, nella società odierna, tali distinzioni legate al genere stanno assumendo connotazioni sempre più sfumate e complesse (non è infrequente, almeno a livello di cronaca, leggere notizie di comportamenti aggressivi fisici e diretti perpetrati da ragazze adolescenti verso altre coetanee). Viene infine sinteticamente presentato il mondo delle arti marziali, che, contrariamente al pensiero comune, risultano particolarmente utili e determinanti nell’apprendimento del controllo degli atteggiamenti rischiosi.
L'EFFICACIA DELLO SPORT NEL CONTRASTARE L'AGGRESSIVITÀ INFANTILE
VILLONE, CLAUDIO
2021/2022
Abstract
L’aggressività è parte della natura umana, a partire dalle sue funzioni primordiali di difesa di sé, del cibo, del proprio gruppo sociale. Tuttavia, un’aggressività incontrollata, insieme all’emergere disordinato di tutti gli altri comportamenti rischiosi, può danneggiare gravemente la crescita dell’individuo, compreso il suo inserimento attivo nel tessuto sociale. Allo scopo di allentare, contrastare, eliminare tutta la rosa di comportamenti antisociali, lo sport può essere visto come strategia risolutiva, da adottare sin dall’infanzia dei soggetti. Nello specifico, il presente elaborato si propone di dare una descrizione sintetica di origine, giustificazione e manifestazione dei differenti tipi di aggressività, presenti sin dalla tenera età. Di seguito, vengono analizzati i fattori maggiormente critici per una adeguata modellazione dell’aggressività in senso costruttivo a partire dall’intervento sportivo: tra il resto, occorre dedicare particolare attenzione all’autoefficacia, alla guida alle motivazioni più costruttive alla pratica sportiva (incentivando le motivazioni intrinseche), al corretto insegnamento dell’autocontrollo. Il tutto, con un occhio di riguardo verso la differenza tra generi, connotati da un complesso intreccio di caratteristiche biologiche, culturali e sociali che, in talune particolari occasioni, possono agire diversamente: si passa, da un’aggressività fisica e diretta generalmente osservata nei maschi, a un’aggressività indiretta, maggiormente osservata nelle femmine. Anche se, nella società odierna, tali distinzioni legate al genere stanno assumendo connotazioni sempre più sfumate e complesse (non è infrequente, almeno a livello di cronaca, leggere notizie di comportamenti aggressivi fisici e diretti perpetrati da ragazze adolescenti verso altre coetanee). Viene infine sinteticamente presentato il mondo delle arti marziali, che, contrariamente al pensiero comune, risultano particolarmente utili e determinanti nell’apprendimento del controllo degli atteggiamenti rischiosi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/137222