Dalla poesia di Zanzotto al cinema di Fellini

This critical work intends to explore the prolific relationship between literature and cinema. Specifically, it wants to investigate the artistic results derived from the personal and intellectual collaboration between the poet Andrea Zanzotto and the director Federico Fellini. From different points of view: the language, the complex relationship of the individual with reality, or the feminine element. At last, (it wants) to dwell on the potential of cinema as an art, also in connection with other forms of art such as, for example, music. On the one hand, the poet Andrea Zanzotto, in the analysis of some particularly evocative poems. On the other hand, the director Federico Fellini, in the analysis of some films that are also particularly evocative, which are in good agreement - mainly due to the complicity of themes - with the poetics of the Venetian poet. What unites both authors is certainly their particular creativity, which flows like a river to directly invest their creations. Not only poetry and cinema, but also music. This one, being present in films in the forms of soundtracks, for example, cannot be ignored. It, in this thesis, refers to the composer Nino Rota. This one, like Fellini and Zanzotto, owned a completely unusual creativity: which has its roots in the ability to rely on the imagination. And also to fantasy: Fellini infact collaborated with Rota on the motifs of several of his films. Different forms of art such as poetry, cinema and music, which meet, observe and influence each other, guaranteeing a constant new perspective of the reality they intend to represent (and in which they are completely absorbed). This is the function of Fellini's cinema on the one hand and of Zanzotto's poetry on the other. Representing reality, digging into its depths, in order to take only its essence. However contradictory, faceted or complex this may be. And this is the intent of any form of art, even in a reality that appears absurd in its manifestations, such as the current pandemic, which the world is still going through.

Questo lavoro critico intende esplorare il fecondo rapporto intercorso tra letteratura e cinema. Nello specifico vuole indagare gli esiti artistici derivati dalla collaborazione – personale ed intellettuale – tra il poeta Andrea Zanzotto ed il regista Federico Fellini. Da diversi punti di vista: che sia la lingua, il rapporto complesso dell’individuo con la realtà, o l’elemento del femminile. Per soffermarsi infine sulle potenzialità del cinema come arte, anche in connessione con altre forme d’arte quali, ad esempio, la musica. Da una parte il poeta Andrea Zanzotto, nell’analisi di alcune poesie particolarmente evocative. Dall’altra il regista Federico Fellini, nell’analisi di alcuni film anch’essi particolarmente evocativi, che bene si accordano – soprattutto per complicità di temi – con la poetica del poeta veneto. Ciò che accumuna entrambi gli autori è sicuramente la loro particolare creatività, che sgorga come un fiume in piena per investire direttamente le loro creazioni. Non solo poesia e cinema, ma anche musica. Che, essendo presente nei film nelle forme di colonne sonore, ad esempio, non può essere ignorata. E la musica, in questa tesi, risponde alla figura del compositore Nino Rota. Anch’egli, come Fellini e Zanzotto, possedeva una creatività del tutto insolita: che affonda le sue radici nella capacità di affidarsi all’immaginazione. E non di meno alla fantasia: proprio con il compositore, infatti, Federico Fellini ha collaborato ai motivi di diversi suoi film. Differenti forme d’arte quali la poesia, il cinema e la musica, dunque, che s’incontrano, si osservano e si influenzano, garantendo costantemente una prospettiva nuova sulla realtà che intendono rappresentare (e nella quale si trovano completamente immersi): questa è la funzione del cinema di Fellini da una parte e della poesia di Zanzotto dall’altra. Rappresentare la realtà, scavando nelle sue profondità, al fine di coglierne solamente l’essenza. Per quanto questa possa scoprirsi contraddittoria, sfaccettata o complessa. Ed è questo l’intento di una qualsiasi forma d’arte, anche in una realtà che appare assurda nelle sue manifestazioni, come quella pandemica attuale, che il mondo sta ancora attraversando.