L’oggetto di questa analisi è il disagio mentale, studiato e osservato a partire dalla mia esperienza vissuta a stretto contatto con una donna gravata da anni dal male mentale. Concetta, la protagonista dello studio, è un’Uditrice di Voci e, attraverso lei, ho voluto ricostruire i mesi di convivenza che abbiamo trascorso e mostrare cosa possa significare essere abitata dalle voci. La comprensione della vera essenza di Concetta è avvenuta solo dopo aver studiato e approfondito le letture scelte per la stesura della mia tesi. Ho voluto trascrivere i momenti vissuti con Concetta perché ho trovato in lei una mente del tutto nuova che, a mio avviso, merita di essere conosciuta. Con questa analisi ho voluto restituire a Concetta la sua identità ma soprattutto la sua “Persona”, scorporata dallo stigma che la società le ha spiacevolmente donato. Con il primo capitolo conduco il lettore nei primi tentativi di analisi delle influenze sul male mentale (George Engel: 1977), considerando le diverse variabili intervenienti. Successivamente ci si interrogherà sulla materia di cui è fatto il male mentale, utilizzando come supporto la nozione di “Perturbante” di Sigmund Freud e analizzando le diverse politiche di gestione dell’alterità. Verrà posto l’accento sui possibili impatti sociali delle disabilità fisiche rispetto alle disabilità cognitive, ponendo come unico denominatore il concetto di stigma (Goffmann: 1963). Verrà donato un nuovo volto alle diversità cognitive con il concetto di “Neurodiversità” di Armostrong, attraverso il quale si potrà attribuire la giusta valorizzazione delle specifiche caratteristiche della diversità. Il secondo capitolo descriverà una pratica di demedicalizzazione dell’alterità con il Movimento degli Uditori di Voci e la sua singolare nascita. Si analizzeranno le realtà delle persone che odono le voci, non già sotto l’etichetta di “Schizofrenia” ma di Uditori. La ricerca di Mario Cardano e Giulia Lepori sul Gruppo Voci di Settimo Torinese restituirà la reale voce a quei soggetti che, spesso gravati dal concetto di stigma, perdono la loro identità. Si valorizzerà la funzione della condivisione come vero fattore determinante per vivere una vita in maniera più consapevole, seppur gravata da una forma di alterità. Attraverso la storia della paziente Patsy Hage (Cardano: Udire la voce degli dei: 2012), si comprenderanno come le pratiche di medicalizzazione possano, non intenzionalmente, tralasciare gli aspetti psicologici del paziente. Il terzo capitolo descriverà il metodo di ricerca autoetnografico, la sua nascita e le diverse forme di approccio di cui si compone. Con il quarto capitolo, il lettore scoprirà la storia di Concetta e i momenti salienti della nostra convivenza. Saranno riportate le parole da lei espresse in maniera fedele, cercando di riportare alla luce la sua sofferenza e le voci che abitano la sua mente. L’ultima parte sarà dedicata alle mie riflessioni sulla condizione di Concetta.

Il movimento degli Uditori di Voci. Una pratica di demedicalizzazione dell’alterità.

PALAZZOLO, ANNALISA MARTINA
2020/2021

Abstract

L’oggetto di questa analisi è il disagio mentale, studiato e osservato a partire dalla mia esperienza vissuta a stretto contatto con una donna gravata da anni dal male mentale. Concetta, la protagonista dello studio, è un’Uditrice di Voci e, attraverso lei, ho voluto ricostruire i mesi di convivenza che abbiamo trascorso e mostrare cosa possa significare essere abitata dalle voci. La comprensione della vera essenza di Concetta è avvenuta solo dopo aver studiato e approfondito le letture scelte per la stesura della mia tesi. Ho voluto trascrivere i momenti vissuti con Concetta perché ho trovato in lei una mente del tutto nuova che, a mio avviso, merita di essere conosciuta. Con questa analisi ho voluto restituire a Concetta la sua identità ma soprattutto la sua “Persona”, scorporata dallo stigma che la società le ha spiacevolmente donato. Con il primo capitolo conduco il lettore nei primi tentativi di analisi delle influenze sul male mentale (George Engel: 1977), considerando le diverse variabili intervenienti. Successivamente ci si interrogherà sulla materia di cui è fatto il male mentale, utilizzando come supporto la nozione di “Perturbante” di Sigmund Freud e analizzando le diverse politiche di gestione dell’alterità. Verrà posto l’accento sui possibili impatti sociali delle disabilità fisiche rispetto alle disabilità cognitive, ponendo come unico denominatore il concetto di stigma (Goffmann: 1963). Verrà donato un nuovo volto alle diversità cognitive con il concetto di “Neurodiversità” di Armostrong, attraverso il quale si potrà attribuire la giusta valorizzazione delle specifiche caratteristiche della diversità. Il secondo capitolo descriverà una pratica di demedicalizzazione dell’alterità con il Movimento degli Uditori di Voci e la sua singolare nascita. Si analizzeranno le realtà delle persone che odono le voci, non già sotto l’etichetta di “Schizofrenia” ma di Uditori. La ricerca di Mario Cardano e Giulia Lepori sul Gruppo Voci di Settimo Torinese restituirà la reale voce a quei soggetti che, spesso gravati dal concetto di stigma, perdono la loro identità. Si valorizzerà la funzione della condivisione come vero fattore determinante per vivere una vita in maniera più consapevole, seppur gravata da una forma di alterità. Attraverso la storia della paziente Patsy Hage (Cardano: Udire la voce degli dei: 2012), si comprenderanno come le pratiche di medicalizzazione possano, non intenzionalmente, tralasciare gli aspetti psicologici del paziente. Il terzo capitolo descriverà il metodo di ricerca autoetnografico, la sua nascita e le diverse forme di approccio di cui si compone. Con il quarto capitolo, il lettore scoprirà la storia di Concetta e i momenti salienti della nostra convivenza. Saranno riportate le parole da lei espresse in maniera fedele, cercando di riportare alla luce la sua sofferenza e le voci che abitano la sua mente. L’ultima parte sarà dedicata alle mie riflessioni sulla condizione di Concetta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/136951