Con il termine “Versi Satanici” si indica un preciso episodio della storia dell’islam, risalente al tempo in cui il Profeta Muḥammad si trovava ancora a Mecca, nel periodo che precede l’Egira. Muḥammad si trovava allora presso la sua città natale, dove il gruppo tribale dei Quraysh (élite mercantile a cui il Profeta apparteneva per nascita) traeva ricchezza dai profitti dovuti ai pellegrinaggi ai templi delle varie divinità del Pantheon pre-islamico. Muḥammad aveva già iniziato la predicazione del messaggio divino, messaggio che mal si conciliava con la religione in auge al tempo, in quanto sosteneva l’unicità divina (dunque un intransigente monoteismo) e insisteva sulla necessità di proteggere i deboli e i poveri. Sebbene il messaggio portato dal Profeta si stesse espandendo, esso era ancora limitato ad un gruppo relativamente ristretto. È in questo contesto che Muḥammad avrebbe pronunciato i versetti destinati a diventare protagonisti di centenari dibattiti. Egli infatti, nel pronunciare la Sura al-Najm, venne ingannato da Satana, il quale gli suggerì i versetti 19,20 e 21 della Sura: «19 أَفَرَأَيْتُمُ اللَّاتَ وَالْعُزَّى fa-raʾaytum al-lāta wa-l-ʿuzzā Che ne pensate voi di al-Lāt e di al-ʿUzzā 20 وَمَنَاةَ الثَّالِثَةَ الاخْرَى wa-Manāta al-thālitha l-ukhrā e di Manāt, il terzo idolo? 21 تلك الغرانيق العلى وإن شفاعتهن لترتجى tilka al-gharānīq al-ʿulā wa inna shafāʿatahunna la-turtajā Ecco gli alti gharānīq, la cui intercessione è cosa grata a Dio». In essi, Muḥammad riconosce l’autorità di al-Lāt, al-‘Uzzā e Manāt, tre tra le divinità più importanti del Pantheon pagano: al-Lāt era la dea della maternità e della fertilità, al-‘Uzzā ricopriva un ruolo simile a quello della Venere romana e Manāt era la divinità più antica. Dunque con questi versetti Muḥammad “mitiga” quello che era il criterio primo e fondamentale del suo messaggio, ovvero l’unicità di Dio, includendo e autorizzando anche il culto di queste tre dee. Ovviamente, tale rivelazione smentiva il monoteismo fino ad allora predicato e minava la credibilità del Profeta (e, per estensione, dell’intera comunità), offrendo però un vantaggio politico ed economico. Il giorno dopo, Muḥammad ritrattò i versi pronunciati, riconoscendoli come prodotto di Satana e non come rivelazione divina. I versetti vennero dunque abrogati, e la persecuzione dei primi musulmani riprese. L’incidente dei Versi Satanici è controverso, ed è tutt’oggi messa in discussione la sua veridicità e storicità. In questo elaborato analizzerò la compatibilità fra la potenziale veridicità dei Versi Satanici e il Corano come rivelazione divina, approfondendo il metodo di ricerca della trasmissione negli ḥadīth, tafsīr e sīrah-maghāzī, seguendo il filo conduttore delineato da Shahab Ahmed ne “Before Orthodoxy: The Satanic Verses in Early Islam”.

I Versi Satanici: un’analisi delle prime sette riwāyāt nell’esegesi coranica e nel genere della sīra-maghāzī

CAVALLIN, FRANCESCA
2020/2021

Abstract

Con il termine “Versi Satanici” si indica un preciso episodio della storia dell’islam, risalente al tempo in cui il Profeta Muḥammad si trovava ancora a Mecca, nel periodo che precede l’Egira. Muḥammad si trovava allora presso la sua città natale, dove il gruppo tribale dei Quraysh (élite mercantile a cui il Profeta apparteneva per nascita) traeva ricchezza dai profitti dovuti ai pellegrinaggi ai templi delle varie divinità del Pantheon pre-islamico. Muḥammad aveva già iniziato la predicazione del messaggio divino, messaggio che mal si conciliava con la religione in auge al tempo, in quanto sosteneva l’unicità divina (dunque un intransigente monoteismo) e insisteva sulla necessità di proteggere i deboli e i poveri. Sebbene il messaggio portato dal Profeta si stesse espandendo, esso era ancora limitato ad un gruppo relativamente ristretto. È in questo contesto che Muḥammad avrebbe pronunciato i versetti destinati a diventare protagonisti di centenari dibattiti. Egli infatti, nel pronunciare la Sura al-Najm, venne ingannato da Satana, il quale gli suggerì i versetti 19,20 e 21 della Sura: «19 أَفَرَأَيْتُمُ اللَّاتَ وَالْعُزَّى fa-raʾaytum al-lāta wa-l-ʿuzzā Che ne pensate voi di al-Lāt e di al-ʿUzzā 20 وَمَنَاةَ الثَّالِثَةَ الاخْرَى wa-Manāta al-thālitha l-ukhrā e di Manāt, il terzo idolo? 21 تلك الغرانيق العلى وإن شفاعتهن لترتجى tilka al-gharānīq al-ʿulā wa inna shafāʿatahunna la-turtajā Ecco gli alti gharānīq, la cui intercessione è cosa grata a Dio». In essi, Muḥammad riconosce l’autorità di al-Lāt, al-‘Uzzā e Manāt, tre tra le divinità più importanti del Pantheon pagano: al-Lāt era la dea della maternità e della fertilità, al-‘Uzzā ricopriva un ruolo simile a quello della Venere romana e Manāt era la divinità più antica. Dunque con questi versetti Muḥammad “mitiga” quello che era il criterio primo e fondamentale del suo messaggio, ovvero l’unicità di Dio, includendo e autorizzando anche il culto di queste tre dee. Ovviamente, tale rivelazione smentiva il monoteismo fino ad allora predicato e minava la credibilità del Profeta (e, per estensione, dell’intera comunità), offrendo però un vantaggio politico ed economico. Il giorno dopo, Muḥammad ritrattò i versi pronunciati, riconoscendoli come prodotto di Satana e non come rivelazione divina. I versetti vennero dunque abrogati, e la persecuzione dei primi musulmani riprese. L’incidente dei Versi Satanici è controverso, ed è tutt’oggi messa in discussione la sua veridicità e storicità. In questo elaborato analizzerò la compatibilità fra la potenziale veridicità dei Versi Satanici e il Corano come rivelazione divina, approfondendo il metodo di ricerca della trasmissione negli ḥadīth, tafsīr e sīrah-maghāzī, seguendo il filo conduttore delineato da Shahab Ahmed ne “Before Orthodoxy: The Satanic Verses in Early Islam”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/136885