In questo lavoro di tesi andrò ad indagare le diversità fisiologiche e genetiche che ci sono tra popolazioni native d’alta quota rispetto all’adattamento all’ipossia. Più nello specifico mi sono concentrato su due di esse, la popolazione andina e quella tibetana, poiché, di quella etiope non ci sono dati esaustivi. Prima di arrivare alla trattazione delle diversità genetiche ci si concentrerà sulle principali patologie legate alla quota e successivamente alle risposte fisiologiche proprie del processo di acclimatazione riscontrabile negli alpinisti che sostano ad altitudini superiori ai 3000 m. Si andranno a osservare le risposte del corpo umano, in soggetti non nativi d’alta quota, per contrastare la diminuzione della pressione parziale dell’ossigeno. Successivamente si confronteranno questi adattamenti con quelli fisiologici delle due popolazioni prese in esame, andando a sottolineare differenze e vantaggi. Le due popolazioni native, infatti, si presentano come meglio adattate rispetto ai normali alpinisti o in generale a persone native di zone di bassa quota e questo lo possiamo affermare dalle incidenze minori delle patologie legate alla quota e alle maggiori prestazioni fisiche. Gli adattamenti però risultano differenti, infatti, anche se lo stress ambientale è stato lo stesso per andini e tibetani, le risposte sono state diverse; gli andini mostrano un diverso sistema circolatorio con un ematocrito molto alto, per mantenere una saturazione arteriosa alta, accompagnato da una vasocostrizione diffusa. I tibetani, invece, risultano meglio adattati in quanto meno soggetti al morbo di Monge e presentano una modificazione dell’apparato respiratorio con un’iperventilazione cronica, una bassa vasocostrizione e una saturazione di poco superiore alla media, ma accompagnata da alti livelli di monossido di azoto. Questi fenotipi, trovano un riscontro a livello genetico; i geni su cui ha agito la selezione naturale per millenni, e che nei tibetani si ipotizza agisca ancora adesso, sono principalmente quelli che interessano la via trascrizionale HIF. Un esempio rilevante per entrambe le popolazioni sono le mutazioni nei geni EPAS1 e EGLN1 che regolano la formazione di nuovi globuli rossi. Nella parte finale di questo lavoro indagherò il possibile interessamento dell’epigenetica in questo processo di adattamento all’ipossia, con uno sguardo verso le possibili ricerche future.
Aspetti genetici e fisiologici dell'adattamento all'altitudine nell'uomo
MANASSI, SIMONE
2020/2021
Abstract
In questo lavoro di tesi andrò ad indagare le diversità fisiologiche e genetiche che ci sono tra popolazioni native d’alta quota rispetto all’adattamento all’ipossia. Più nello specifico mi sono concentrato su due di esse, la popolazione andina e quella tibetana, poiché, di quella etiope non ci sono dati esaustivi. Prima di arrivare alla trattazione delle diversità genetiche ci si concentrerà sulle principali patologie legate alla quota e successivamente alle risposte fisiologiche proprie del processo di acclimatazione riscontrabile negli alpinisti che sostano ad altitudini superiori ai 3000 m. Si andranno a osservare le risposte del corpo umano, in soggetti non nativi d’alta quota, per contrastare la diminuzione della pressione parziale dell’ossigeno. Successivamente si confronteranno questi adattamenti con quelli fisiologici delle due popolazioni prese in esame, andando a sottolineare differenze e vantaggi. Le due popolazioni native, infatti, si presentano come meglio adattate rispetto ai normali alpinisti o in generale a persone native di zone di bassa quota e questo lo possiamo affermare dalle incidenze minori delle patologie legate alla quota e alle maggiori prestazioni fisiche. Gli adattamenti però risultano differenti, infatti, anche se lo stress ambientale è stato lo stesso per andini e tibetani, le risposte sono state diverse; gli andini mostrano un diverso sistema circolatorio con un ematocrito molto alto, per mantenere una saturazione arteriosa alta, accompagnato da una vasocostrizione diffusa. I tibetani, invece, risultano meglio adattati in quanto meno soggetti al morbo di Monge e presentano una modificazione dell’apparato respiratorio con un’iperventilazione cronica, una bassa vasocostrizione e una saturazione di poco superiore alla media, ma accompagnata da alti livelli di monossido di azoto. Questi fenotipi, trovano un riscontro a livello genetico; i geni su cui ha agito la selezione naturale per millenni, e che nei tibetani si ipotizza agisca ancora adesso, sono principalmente quelli che interessano la via trascrizionale HIF. Un esempio rilevante per entrambe le popolazioni sono le mutazioni nei geni EPAS1 e EGLN1 che regolano la formazione di nuovi globuli rossi. Nella parte finale di questo lavoro indagherò il possibile interessamento dell’epigenetica in questo processo di adattamento all’ipossia, con uno sguardo verso le possibili ricerche future.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/136606