Back in 2012, I had the chance to spend 10 months as an exchange student in the city of Jyväskylä, Central Finland, where I came to grips with the Finnish language. A number of years later, I ended up studying Japanese at university, where I couldn't help but notice some similarities between the two languages, thus prompting the question: can Finnish be somehow related to Japanese? Following the road paved in the 19th century by Finnish linguist Matthias Alexander Castrén, the first to advance the hypothesis that Uralic and Altaic languages might be genetically related to each other, I set out to find out whether the Ural-Altaic-Japonic theory has a reason to exist, or whether the similarities observable in languages belonging to both families are simply the result of coincidence or contact, basing my conclusions on not only linguistic data (typological comparison between Finnish, Japanese and Turkish), but also genetic and archaeological findings, in an attempt to find the linguistic homeland(s) for Ural-Altaic-Japonic.

Nel 2012, ho avuto la possibilità di spendere 10 mesi in qualità di studente di scambio nella città di Jyväskylä, nella regione della Finlandia Centrale. Qui, ho raccolto la sfida di imparare il finlandese – sfida che avrei ripetuto all'università, da lì a pochi anni di distanza, con il giapponese. Nonostante la grande distanza geografica fra Finlandia e Giappone, le due lingue presentano, almeno all'apparenza, somiglianze tipologiche che possono giustificare la mia ricerca nel tentativo di legare geneticamente finlandese e giapponese: un percorso già seguito, nel XIX secolo, da Matthias Alexander Castrén, il primo ad ipotizzare una relazione fra lingue uraliche e altaiche. Con le conoscenze di oggi, la teoria ural-altaica-nipponica ha una ragione per esistere, o le somiglianze fra le lingue ritenute appartenenti a queste famiglie sono riconducibili a semplici coincidenze o forme di contatto linguistico? La mia dissertazione tenta di fare luce su questo quesito basandosi non solo su dati linguistici (comparazione tipologica fra finlandese, giapponese e turco), ma anche su studi genetici e prove archeologiche, al fine di tracciare una possibile Urheimat per la famiglia ural-altaica-nipponica.

La teoria ural-altaica-nipponica: un'analisi

BELLON, SIMONE
2020/2021

Abstract

Nel 2012, ho avuto la possibilità di spendere 10 mesi in qualità di studente di scambio nella città di Jyväskylä, nella regione della Finlandia Centrale. Qui, ho raccolto la sfida di imparare il finlandese – sfida che avrei ripetuto all'università, da lì a pochi anni di distanza, con il giapponese. Nonostante la grande distanza geografica fra Finlandia e Giappone, le due lingue presentano, almeno all'apparenza, somiglianze tipologiche che possono giustificare la mia ricerca nel tentativo di legare geneticamente finlandese e giapponese: un percorso già seguito, nel XIX secolo, da Matthias Alexander Castrén, il primo ad ipotizzare una relazione fra lingue uraliche e altaiche. Con le conoscenze di oggi, la teoria ural-altaica-nipponica ha una ragione per esistere, o le somiglianze fra le lingue ritenute appartenenti a queste famiglie sono riconducibili a semplici coincidenze o forme di contatto linguistico? La mia dissertazione tenta di fare luce su questo quesito basandosi non solo su dati linguistici (comparazione tipologica fra finlandese, giapponese e turco), ma anche su studi genetici e prove archeologiche, al fine di tracciare una possibile Urheimat per la famiglia ural-altaica-nipponica.
ENG
Back in 2012, I had the chance to spend 10 months as an exchange student in the city of Jyväskylä, Central Finland, where I came to grips with the Finnish language. A number of years later, I ended up studying Japanese at university, where I couldn't help but notice some similarities between the two languages, thus prompting the question: can Finnish be somehow related to Japanese? Following the road paved in the 19th century by Finnish linguist Matthias Alexander Castrén, the first to advance the hypothesis that Uralic and Altaic languages might be genetically related to each other, I set out to find out whether the Ural-Altaic-Japonic theory has a reason to exist, or whether the similarities observable in languages belonging to both families are simply the result of coincidence or contact, basing my conclusions on not only linguistic data (typological comparison between Finnish, Japanese and Turkish), but also genetic and archaeological findings, in an attempt to find the linguistic homeland(s) for Ural-Altaic-Japonic.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/136588