L’elaborato tratta il fenomeno sociale dei minori di ‘ndrangheta e l’iniziativa del magistrato Roberto di Bella del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria di attuare provvedimenti di allontanamento per questi minori dalle famiglie di origine, sostenuta dal progetto “Liberi di scegliere”. I minori cresciuti all’interno delle famiglie mafiose in Calabria ricevono un’educazione fortemente condizionata dai valori della cultura mafiosa e, dunque, pregiudizievole per una corretta crescita psico-fisica e per diventare cittadini onesti e rispettosi. In risposta a questo fenomeno, il Presidente Di Bella del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha avviato una serie di provvedimenti di allontanamento dal territorio di origine con lo scopo di salvaguardare la crescita dei ragazzi e dare loro la possibilità di vivere un’esperienza diversa da quella tipica della società mafiosa. Il ruolo centrale della famiglia nella ‘Ndrangheta sviluppa una forte identità mafiosa e un forte riconoscimento con essa, alimentata anche dalla presenza di numerosi riti tradizionali, dall’onore e dall’omertà. L’importanza della famiglia influenza anche l’educazione dei bambini e i processi di socializzazione: l’educazione dei minori di ‘ndrangheta è influenzata dalla cultura mafiosa e crea nei bambini un forte senso di identità e di appartenenza familiare. Compito delle donne è quello di educare i propri bambini secondo i valori mafiosi e tramandare i codici e i comportamenti della cultura mafiosa. Dal 2012 il Presidente Di Bella ha dato il via ad una serie di provvedimenti di allontanamento emanati a tutela dei minori inseriti in contesti mafiosi. Per salvaguardare questi ragazzi, che già in tenera età si interfacciano con la giustizia dopo aver commesso dei reati, il Tribunale dispone l’allontanamento dal territorio di origine e incarica i servizi sociali di accompagnare i minori in un percorso individuale di riscoperta della propria identità e di un’ambiente di vita sano e improntato alla legalità. Contemporaneamente, i servizi sociali lavorano anche con la famiglia d’origine con la speranza che questa comprenda i motivi che hanno portato il Tribunale ad emanare la limitazione o la decadenza della responsabilità genitoriale e partecipi volontariamente ad un percorso di recupero. Il progetto “Liberi di scegliere”, disciplinato da un accordo quadro tra il Ministero della Giustizia, il ministero dell’Interno, la Regione Calabria e l’associazione Libera, è nato con lo scopo di continuare il lavoro iniziato dal Tribunale con i provvedimenti: l’équipe educativa del progetto si occupa, infatti, di tutelare il ragazzo dopo l’allontanamento, di seguirlo e accompagnarlo in questo percorso, di mostrargli un’altra possibilità di vita e di aiutarli nell’acquisire un’autonomia lavorativa ed esistenziale. Il progetto tutela, inoltre, l’intero nucleo familiare nel momento in cui decide di raggiungere il minore facente parte già del progetto. In particolare, si tratta delle madri che decidono di tagliare i rapporti con la propria famiglia e l’ambiente mafioso e di allontanarsi insieme ai propri figli con la speranza di ricostruire una nuova vita lontano dalla Calabria. Grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato e alla costruzione di una fitta rete di operatori è possibile mostrare ai ragazzi un’alternativa di vita contraria al contesto mafioso e dare loro la possibilità di scegliere il proprio futuro.

Minori allontanati dalle famiglie mafiose: l’esperienza di Reggio Calabria e il progetto “Liberi di scegliere”.

LACOGNATA, FRANCESCA
2021/2022

Abstract

L’elaborato tratta il fenomeno sociale dei minori di ‘ndrangheta e l’iniziativa del magistrato Roberto di Bella del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria di attuare provvedimenti di allontanamento per questi minori dalle famiglie di origine, sostenuta dal progetto “Liberi di scegliere”. I minori cresciuti all’interno delle famiglie mafiose in Calabria ricevono un’educazione fortemente condizionata dai valori della cultura mafiosa e, dunque, pregiudizievole per una corretta crescita psico-fisica e per diventare cittadini onesti e rispettosi. In risposta a questo fenomeno, il Presidente Di Bella del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria ha avviato una serie di provvedimenti di allontanamento dal territorio di origine con lo scopo di salvaguardare la crescita dei ragazzi e dare loro la possibilità di vivere un’esperienza diversa da quella tipica della società mafiosa. Il ruolo centrale della famiglia nella ‘Ndrangheta sviluppa una forte identità mafiosa e un forte riconoscimento con essa, alimentata anche dalla presenza di numerosi riti tradizionali, dall’onore e dall’omertà. L’importanza della famiglia influenza anche l’educazione dei bambini e i processi di socializzazione: l’educazione dei minori di ‘ndrangheta è influenzata dalla cultura mafiosa e crea nei bambini un forte senso di identità e di appartenenza familiare. Compito delle donne è quello di educare i propri bambini secondo i valori mafiosi e tramandare i codici e i comportamenti della cultura mafiosa. Dal 2012 il Presidente Di Bella ha dato il via ad una serie di provvedimenti di allontanamento emanati a tutela dei minori inseriti in contesti mafiosi. Per salvaguardare questi ragazzi, che già in tenera età si interfacciano con la giustizia dopo aver commesso dei reati, il Tribunale dispone l’allontanamento dal territorio di origine e incarica i servizi sociali di accompagnare i minori in un percorso individuale di riscoperta della propria identità e di un’ambiente di vita sano e improntato alla legalità. Contemporaneamente, i servizi sociali lavorano anche con la famiglia d’origine con la speranza che questa comprenda i motivi che hanno portato il Tribunale ad emanare la limitazione o la decadenza della responsabilità genitoriale e partecipi volontariamente ad un percorso di recupero. Il progetto “Liberi di scegliere”, disciplinato da un accordo quadro tra il Ministero della Giustizia, il ministero dell’Interno, la Regione Calabria e l’associazione Libera, è nato con lo scopo di continuare il lavoro iniziato dal Tribunale con i provvedimenti: l’équipe educativa del progetto si occupa, infatti, di tutelare il ragazzo dopo l’allontanamento, di seguirlo e accompagnarlo in questo percorso, di mostrargli un’altra possibilità di vita e di aiutarli nell’acquisire un’autonomia lavorativa ed esistenziale. Il progetto tutela, inoltre, l’intero nucleo familiare nel momento in cui decide di raggiungere il minore facente parte già del progetto. In particolare, si tratta delle madri che decidono di tagliare i rapporti con la propria famiglia e l’ambiente mafioso e di allontanarsi insieme ai propri figli con la speranza di ricostruire una nuova vita lontano dalla Calabria. Grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato e alla costruzione di una fitta rete di operatori è possibile mostrare ai ragazzi un’alternativa di vita contraria al contesto mafioso e dare loro la possibilità di scegliere il proprio futuro.
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