L’attività fisica e lo sport, nella società odierna, vengono considerati come mezzo di prevenzione di diverse patologie, questo grazie ai numerosi benefici che ne derivano. Questi benefici cambiano in base all’attività fisica svolta. Per esempio, un lavoro aerobico produrrà un effetto sul corpo totalmente diverso da un lavoro anaerobico, a partire dall’utilizzo dei substrati energetici necessari a compiere l’azione richiesta e ai prodotti derivanti dal loro processo di metabolizzazione. Tali benefici cambiano anche in rapporto all’età della persona che compie l’esercizio fisico. Se potessimo valutare una persona durante il medesimo allenamento in due fasce di età differenti, cambierebbe non solo il risultato della prestazione ma anche i benefici che ne derivano. Si può affermare quindi che alcuni tipi di attività sono più proficue di altre in accordo all’età di chi le pratica. Secondo un rapporto dell’Istat nel 2015, sono stimate in oltre 20 milioni le persone di tre anni e più che dichiarano di praticare uno o più sport, con continuità (24,4%) o saltuariamente (9,8%). Quindi, l’incidenza di chi pratica attività sportiva in Italia, sulla popolazione di 3 anni e più è pari al 34,3%. Tra gli uomini il 29,5% pratica sport con continuità e l’11,7% saltuariamente. Per le donne le percentuali sono più basse, rispettivamente il 19,6% e 8,1%. La pratica sportiva continuativa cresce nel tempo per entrambi i generi e in tutte le età: dal 15,9% del 1995 al 22,4% nel 2010 fino al 24,5% nel 2015. La pratica dello sport è massima tra i ragazzi di 11-14 anni (70,3%, di cui 61% in modo continuativo e 9,3% in modo saltuario) e tende a decrescere con l’aumentare dell’età. Come evidenzia lo stesso report, le persone tendono a non praticare più attività fisica con l’avanzare dell’età, nonostante questo porti ad una diminuzione della qualità della vita stessa. Questo a loro discapito, perché l’esercizio fisico incide in maniera preponderante sull’età biologica di un soggetto. Per età biologica di una persona s’intende: “l'età che si può attribuire a un individuo sulla base delle sue condizioni morfologiche e funzionali (per esempio qualità dei tessuti, degli organi e degli apparati) valutate rispetto a valori standard di riferimento (1)”, e non l’età anagrafica. Quindi, chi pratica attività sportiva godrà di benefici sia a breve termine (come un aumento di ipertrofia o un miglioramento funzionale del sistema cardio-circolatorio) che a lungo termine, e quindi, ad esempio, per un soggetto, avere un’età anagrafica di 50 anni, ma un’età biologica di 40, con tutti i benefici che ne derivano (come ad esempio, ma non solo, miglioramento dell’elasticità muscolare, diminuzione del rischio di patologie cardiache). In base a quanto descritto, l’obiettivo di questa ricerca è cercare di classificare e valutare per ogni fascia di età, l’attività fisica più idonea e proficua.

Benefici dell'attività fisica nella fascia di età dai 20 ai 50 anni

FEO, LORIS
2020/2021

Abstract

L’attività fisica e lo sport, nella società odierna, vengono considerati come mezzo di prevenzione di diverse patologie, questo grazie ai numerosi benefici che ne derivano. Questi benefici cambiano in base all’attività fisica svolta. Per esempio, un lavoro aerobico produrrà un effetto sul corpo totalmente diverso da un lavoro anaerobico, a partire dall’utilizzo dei substrati energetici necessari a compiere l’azione richiesta e ai prodotti derivanti dal loro processo di metabolizzazione. Tali benefici cambiano anche in rapporto all’età della persona che compie l’esercizio fisico. Se potessimo valutare una persona durante il medesimo allenamento in due fasce di età differenti, cambierebbe non solo il risultato della prestazione ma anche i benefici che ne derivano. Si può affermare quindi che alcuni tipi di attività sono più proficue di altre in accordo all’età di chi le pratica. Secondo un rapporto dell’Istat nel 2015, sono stimate in oltre 20 milioni le persone di tre anni e più che dichiarano di praticare uno o più sport, con continuità (24,4%) o saltuariamente (9,8%). Quindi, l’incidenza di chi pratica attività sportiva in Italia, sulla popolazione di 3 anni e più è pari al 34,3%. Tra gli uomini il 29,5% pratica sport con continuità e l’11,7% saltuariamente. Per le donne le percentuali sono più basse, rispettivamente il 19,6% e 8,1%. La pratica sportiva continuativa cresce nel tempo per entrambi i generi e in tutte le età: dal 15,9% del 1995 al 22,4% nel 2010 fino al 24,5% nel 2015. La pratica dello sport è massima tra i ragazzi di 11-14 anni (70,3%, di cui 61% in modo continuativo e 9,3% in modo saltuario) e tende a decrescere con l’aumentare dell’età. Come evidenzia lo stesso report, le persone tendono a non praticare più attività fisica con l’avanzare dell’età, nonostante questo porti ad una diminuzione della qualità della vita stessa. Questo a loro discapito, perché l’esercizio fisico incide in maniera preponderante sull’età biologica di un soggetto. Per età biologica di una persona s’intende: “l'età che si può attribuire a un individuo sulla base delle sue condizioni morfologiche e funzionali (per esempio qualità dei tessuti, degli organi e degli apparati) valutate rispetto a valori standard di riferimento (1)”, e non l’età anagrafica. Quindi, chi pratica attività sportiva godrà di benefici sia a breve termine (come un aumento di ipertrofia o un miglioramento funzionale del sistema cardio-circolatorio) che a lungo termine, e quindi, ad esempio, per un soggetto, avere un’età anagrafica di 50 anni, ma un’età biologica di 40, con tutti i benefici che ne derivano (come ad esempio, ma non solo, miglioramento dell’elasticità muscolare, diminuzione del rischio di patologie cardiache). In base a quanto descritto, l’obiettivo di questa ricerca è cercare di classificare e valutare per ogni fascia di età, l’attività fisica più idonea e proficua.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/136428