ABSTRACT Intorno agli anni ’50 e ‘60 in Italia, grazie agli antropologi ed etnomusicologi Ernesto De Martino, Diego Carpitella, Roberto Leydi e l’americano Alan Lomax, sono state condotte ricerche rivolte alle musiche popolari. Ernesto De Martino , Diego Carpitella, Roberto Leydi hanno fatto le loro ricerche nel Sud Italia. In seguito, il patrimonio folcloristico a cui gli studi si riferiscono è stato recuperato e riproposto in forma revival nelle piazze, nella radio e in televisione. Un fenomeno parallelo, sviluppatosi grazie all’influsso del beat inglese, è poi quello che si riferisce alla nascita del Folk Rock. Rivolgendo uno sguardo agli ultimi tempi, per via delle innovazioni tecnologiche musicali sempre più elaborate, alcuni musicisti del folk revival uniscono ai loro repertori le musiche elettroniche di nuova generazione. Oggi i gruppi Folk Revival sono quasi di terza generazione. La nuova generazione in generale non prende come punto di riferimento le vecchie registrazioni, ma più di sovente i vecchi gruppi revival, che ne diventando così le fonti primarie. In area torinese, nel periodo che va dal 1999 ai nostri giorni, si sono creati gruppi e associazioni artistiche che suonano il Folk Revival del sud Italia. Alcune di queste associazioni hanno organizzato e continuano ad organizzare corsi di danze del sud nell’arco di tempo menzionato. Grazie anche ai corsi di ballo e di musiche popolari, si è arrivati alla creazione di un pubblico formato che frequenta abitualmente i concerti torinesi. Uno dei primi gruppi storici che si è formato nel 1999 è la Paranza del Geco, da cui alcuni suonatori col passare del tempo si sono allontanati, tra questi, Franco Montanaro, Oreste Forestieri e Valeria Quarta, che hanno creato i loro gruppi Folk Revival del sud Italia a Torino. Intorno al 2018 si è formato a Torino il gruppo dei Folkatomik, formato da Franco Montanaro, Oreste Forestieri, Valeria Quarta, Daniele Li Bassi, i quali hanno legato la musica elettronica a quella del Folk Revival del sud Italia. La ricerca condotta su questo tema si riferisce alla nuova generazione e indaga la storia dei Folkatomik, seguendo due filoni principali: il primo riguarda il percorso degli artisti e gli intrecci che si sono creati dal sud al nord Italia e fuori dall’Italia nel loro ambito professionale. L’obiettivo è quello di rintracciare la storia del gruppo stesso, dei suoi componenti e le loro interconnessioni con le relative problematiche e percezioni del senso di tradizione. Un ultimo punto chiave è quello del connubio tra musica elettronica e musica tradizionale; qui l’obiettivo della ricerca è quello di rilevare come i Folkatomik hanno adattato questi due linguaggi musicali e come, secondo il loro punto di vista, il pubblico torinese ha risposto a questa proposta musicale. La ricerca è stata svolta con delle interviste aperte, che si sono svolte con una serie d’incontri, sia a casa degli intervistati che online tramite videochiamate e messaggistica.
Folk revival dal Sud Italia e musica elettronica: il caso Folkatomik e la scena torinese
GRELLA, ALESSANDRA
2021/2022
Abstract
ABSTRACT Intorno agli anni ’50 e ‘60 in Italia, grazie agli antropologi ed etnomusicologi Ernesto De Martino, Diego Carpitella, Roberto Leydi e l’americano Alan Lomax, sono state condotte ricerche rivolte alle musiche popolari. Ernesto De Martino , Diego Carpitella, Roberto Leydi hanno fatto le loro ricerche nel Sud Italia. In seguito, il patrimonio folcloristico a cui gli studi si riferiscono è stato recuperato e riproposto in forma revival nelle piazze, nella radio e in televisione. Un fenomeno parallelo, sviluppatosi grazie all’influsso del beat inglese, è poi quello che si riferisce alla nascita del Folk Rock. Rivolgendo uno sguardo agli ultimi tempi, per via delle innovazioni tecnologiche musicali sempre più elaborate, alcuni musicisti del folk revival uniscono ai loro repertori le musiche elettroniche di nuova generazione. Oggi i gruppi Folk Revival sono quasi di terza generazione. La nuova generazione in generale non prende come punto di riferimento le vecchie registrazioni, ma più di sovente i vecchi gruppi revival, che ne diventando così le fonti primarie. In area torinese, nel periodo che va dal 1999 ai nostri giorni, si sono creati gruppi e associazioni artistiche che suonano il Folk Revival del sud Italia. Alcune di queste associazioni hanno organizzato e continuano ad organizzare corsi di danze del sud nell’arco di tempo menzionato. Grazie anche ai corsi di ballo e di musiche popolari, si è arrivati alla creazione di un pubblico formato che frequenta abitualmente i concerti torinesi. Uno dei primi gruppi storici che si è formato nel 1999 è la Paranza del Geco, da cui alcuni suonatori col passare del tempo si sono allontanati, tra questi, Franco Montanaro, Oreste Forestieri e Valeria Quarta, che hanno creato i loro gruppi Folk Revival del sud Italia a Torino. Intorno al 2018 si è formato a Torino il gruppo dei Folkatomik, formato da Franco Montanaro, Oreste Forestieri, Valeria Quarta, Daniele Li Bassi, i quali hanno legato la musica elettronica a quella del Folk Revival del sud Italia. La ricerca condotta su questo tema si riferisce alla nuova generazione e indaga la storia dei Folkatomik, seguendo due filoni principali: il primo riguarda il percorso degli artisti e gli intrecci che si sono creati dal sud al nord Italia e fuori dall’Italia nel loro ambito professionale. L’obiettivo è quello di rintracciare la storia del gruppo stesso, dei suoi componenti e le loro interconnessioni con le relative problematiche e percezioni del senso di tradizione. Un ultimo punto chiave è quello del connubio tra musica elettronica e musica tradizionale; qui l’obiettivo della ricerca è quello di rilevare come i Folkatomik hanno adattato questi due linguaggi musicali e come, secondo il loro punto di vista, il pubblico torinese ha risposto a questa proposta musicale. La ricerca è stata svolta con delle interviste aperte, che si sono svolte con una serie d’incontri, sia a casa degli intervistati che online tramite videochiamate e messaggistica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/136422