The basis of this thesis is a journalistic analysis conducted through somes newspapers, aimed at identifying and highlighting somes behavioral phases experienced by the community of Cogne following the crime of Samuele Lorenzi on January 30, 2002. The sources from which the thesis was elaborated are almost exclusively local newspapers, in particular the articles present in the 2002-2022 years, since they have clearly highlighted the moods of the population, focusing on aspects that did not exclusively include the crime and the trial, like did most of the national newspapers, whose focus was on the crime itself, rather than on the context around it. The first newspaper to have been analyzed is "La Vallée", which since the second half of the eighties has been one of the best known and one of the main in the Aosta Valley; the second is "Il Corriere della Valle", a newspaper of the diocese of Aosta in which Don Corrado Bagnod, a local priest, particularly in the months following the murder, acted as a direct intermediary between the Lorenzi family and the community; finally, the Valle d'Aosta regional pages of “La Stampa” were analyzed, among the most read in the region, especially in the higher valley, close to Aosta. Analyzing the various articles, somes phases seemed evident, lived in a way that was quite distinct from the community in general after a brief introduction on the newspapers, on the case and on the community of Cogne. At first, in the weeks following the crime, the cognensi - habitants of cogne city- gathered around the family at the center of the tragic story, defending it and sometimes even arguing with journalists who, according to the citizens, launched precocious and false accusations against Annamaria Franzoni, mother of the little Samuel In the following months, however, following some statements made to the newspapers by the family, the population changed their attitude, people felt unjustly accused, betrayed by the family which over the years, according to their statements, had received little more than 1,400 inhabitants. Finally, the last phase refers to the journalistic, media and television siege: the community proved tired of having eyes and spotlights on it for a crime story, of being in the crosshairs of journalists to requests for interviews or scoop searches. The third chapter is therefore dedicated to the consequences that this case has inevitably brought. The latter refers to the fact that, following the murder, a strong media echo was created to the point of determining a form of 'release', or media release, in which entertainment took the place of information, the crime story was scripted as a reality show, with a serialization of television programs that even made use of crews of experts, criminologists and psychologists. The focus was shifted from investigations and the judicial process to the small screen and talk shows. In concrete terms, the media attention raised by the Cogne crime upset the existence of an entire community, transforming the quiet municipality of the Valle d'Aosta region, exclusively on a territorial level, into a sort of film set, and also the privileged destination of a macabre horror tourism. The narrative of pain itself soon turned into a show, especially on a mediatic level, information and entertainment ended up debating the case with a particularly keen eye on increasing ratings and also the connections among habitants and consequently a form of information mediatic sharing.
Alla base di questa tesi vi è un’analisi giornalistica condotta attraverso tre testate, volta ad individuare ed evidenziare tre fasi comportamentali vissute dalla comunità di Cogne a seguito del delitto di Samuele Lorenzi del 30 gennaio 2002. Le fonti da cui è stata elaborata la tesi sono quasi esclusivamente testate locali, in particolare gli articoli presenti nelle annate 2002-2022, poiché essi hanno fatto risaltare in maniera evidente gli stati d’animo della popolazione, soffermandosi su aspetti che non comprendevano esclusivamente il delitto e il processo, come invece hanno fatto la maggior parte delle testate giornalistiche nazionali. Il primo giornale ad essere stato analizzato è «La Vallée», che dalla seconda metà degli anni ottanta rappresenta uno dei più noti e tra i principali della Valle d’Aosta; il secondo è il «Il Corriere della Valle», giornale della diocesi di Aosta in cui don Corrado Bagnod, in particolare nei mesi successivi all’omicidio, fece da diretto intermediario tra la famiglia Lorenzi e la comunità; infine sono state analizzate le pagine regionali valdostane di «La Stampa», tra le più lette in regione, specie nella bassa vallata. Analizzando i diversi articoli, sono parse evidenti tre fasi vissute in maniera ben distinta dalla comunità in generale. In un primo momento, nelle settimane successive al delitto, i cognensi si strinsero attorno alla famiglia al centro della tragica vicenda, difendendola e talvolta scontrandosi anche con i giornalisti che, a dire dei cittadini, lanciavano precoci e false accuse su Annamaria Franzoni, madre del piccolo Samuele. Nei mesi successivi, però, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate ai giornali da parte della famiglia, la popolazione cambiò atteggiamento: la gente si sentì ingiustamente accusata, tradita dalla famiglia che negli anni, stando alle loro dichiarazioni, aveva ben accolto nel paese di poco più di 1.300 abitanti. La terza fase si riferisce infine all’assedio giornalistico, mediatico e televisivo: la comunità si dimostrò stanca di avere occhi e riflettori puntati addosso per un fatto di cronaca nera, di essere nel mirino di giornalisti e cronisti e di non trovare più pace in mezzo a richieste di interviste o ricerche di scoop. Il terzo capitolo è quindi dedicato alle conseguenze che questo caso ha inevitabilmente apportato a Cogne, al rapporto conflittuale tra media e società (reso noto anche da molte dichiarazioni di figure istituzionali), e al processo mediatico. Quest’ultimo si riferisce al fatto che, a seguito dell’omicidio, si venne a creare una eco mediatica forte a tal punto da determinare una forma di “infotainment” nel quale l’intrattenimento prendeva il posto dell’informazione, la cronaca nera veniva sceneggiata come un reality show, con una serializzazione dei programmi televisivi che si avvalsero persino di troupe di esperti, criminologi e psicologi. L’attenzione venne spostata dalle indagini e dal processo giudiziario al piccolo schermo e ai talk show. In concreto, l’attenzione mediatica sollevata dal delitto di Cogne stravolse l’esistenza di un’intera comunità, trasformando il tranquillo comune della Valle in un set cinematografico, oltre che nella destinazione privilegiata di un macabro turismo dell’orrore. La stessa narrazione del dolore si trasformò presto in uno show mediatico, soprattutto televisivo: informazione e spettacolo finirono per intrecciarsi, con un occhio particolarmente attento all’incremento degli ascolti e dello share.
Cogne 2002, Interpretazioni e rappresentazioni nelle pagine della stampa locale
FOLLIOLEY, ENYA
2021/2022
Abstract
Alla base di questa tesi vi è un’analisi giornalistica condotta attraverso tre testate, volta ad individuare ed evidenziare tre fasi comportamentali vissute dalla comunità di Cogne a seguito del delitto di Samuele Lorenzi del 30 gennaio 2002. Le fonti da cui è stata elaborata la tesi sono quasi esclusivamente testate locali, in particolare gli articoli presenti nelle annate 2002-2022, poiché essi hanno fatto risaltare in maniera evidente gli stati d’animo della popolazione, soffermandosi su aspetti che non comprendevano esclusivamente il delitto e il processo, come invece hanno fatto la maggior parte delle testate giornalistiche nazionali. Il primo giornale ad essere stato analizzato è «La Vallée», che dalla seconda metà degli anni ottanta rappresenta uno dei più noti e tra i principali della Valle d’Aosta; il secondo è il «Il Corriere della Valle», giornale della diocesi di Aosta in cui don Corrado Bagnod, in particolare nei mesi successivi all’omicidio, fece da diretto intermediario tra la famiglia Lorenzi e la comunità; infine sono state analizzate le pagine regionali valdostane di «La Stampa», tra le più lette in regione, specie nella bassa vallata. Analizzando i diversi articoli, sono parse evidenti tre fasi vissute in maniera ben distinta dalla comunità in generale. In un primo momento, nelle settimane successive al delitto, i cognensi si strinsero attorno alla famiglia al centro della tragica vicenda, difendendola e talvolta scontrandosi anche con i giornalisti che, a dire dei cittadini, lanciavano precoci e false accuse su Annamaria Franzoni, madre del piccolo Samuele. Nei mesi successivi, però, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate ai giornali da parte della famiglia, la popolazione cambiò atteggiamento: la gente si sentì ingiustamente accusata, tradita dalla famiglia che negli anni, stando alle loro dichiarazioni, aveva ben accolto nel paese di poco più di 1.300 abitanti. La terza fase si riferisce infine all’assedio giornalistico, mediatico e televisivo: la comunità si dimostrò stanca di avere occhi e riflettori puntati addosso per un fatto di cronaca nera, di essere nel mirino di giornalisti e cronisti e di non trovare più pace in mezzo a richieste di interviste o ricerche di scoop. Il terzo capitolo è quindi dedicato alle conseguenze che questo caso ha inevitabilmente apportato a Cogne, al rapporto conflittuale tra media e società (reso noto anche da molte dichiarazioni di figure istituzionali), e al processo mediatico. Quest’ultimo si riferisce al fatto che, a seguito dell’omicidio, si venne a creare una eco mediatica forte a tal punto da determinare una forma di “infotainment” nel quale l’intrattenimento prendeva il posto dell’informazione, la cronaca nera veniva sceneggiata come un reality show, con una serializzazione dei programmi televisivi che si avvalsero persino di troupe di esperti, criminologi e psicologi. L’attenzione venne spostata dalle indagini e dal processo giudiziario al piccolo schermo e ai talk show. In concreto, l’attenzione mediatica sollevata dal delitto di Cogne stravolse l’esistenza di un’intera comunità, trasformando il tranquillo comune della Valle in un set cinematografico, oltre che nella destinazione privilegiata di un macabro turismo dell’orrore. La stessa narrazione del dolore si trasformò presto in uno show mediatico, soprattutto televisivo: informazione e spettacolo finirono per intrecciarsi, con un occhio particolarmente attento all’incremento degli ascolti e dello share.File | Dimensione | Formato | |
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