Secondo le considerazioni della scrittrice di Vogue (2015), Charlotte Sinclair, analizzando il suo brand, Gianni Versace, ha voluto dimostrare come la moda non fosse rivolta soltanto alla nicchia borghese: secondo il suo pensiero infatti, la moda doveva appartenere a tutti, dal momento che è sempre esistita per essere condivisa e per aumentare il piacere collettivo di vivere. Inoltre ha voluto evidenziare, durante la creazione dei suoi progetti, l’importanza nel mescolare tendenze diverse tra loro, da cui trarne una sintesi olistica: audace e teatrale, che veniva proprio racchiusa all’interno del logo della maison aziendale, ossia quello della Medusa. Lo stilista si è dimostrato aperto quando ha dovuto affrontare alcune tematiche particolari come il sesso, senza temere alcuna ritorsione da parte dell’élite milanese, ritenendo che il compito di qualsiasi artista dovesse essere quello di infrangere le barriere e le regole sociali. Anzitutto ha abbracciato la seminudità come l’elemento femminile caratterizzante, che ha portato a celebrare le donne, non a nascondere le loro forme, perché secondo la sua ottica, queste non dovevano imbarazzarsi, ma valorizzare la propria silhoutte senza alcuna vergogna. Le tendenze del suo stile sono apparse del tutto divertenti, seducenti e contrarie alla monotonia del buon costume. Gianni ha creato abiti che si muovevano da sé, dal momento che secondo la sua visione, i capi evidenti e sexy che proponeva, non annoiavano affatto il pubblico, ma lo lasciavano soddisfatto, in quanto la moda, per lo stilista calabrese, era indice di un atteggiamento, di un modo di essere e di pensare. Nonostante avesse raggiunto l’apice del successo, il designer ha voluto più volte ribadito come il concetto di volgarità appartenesse a quelle categorie di persone spaventate dal suo stile che non avevano ben compreso il messaggio che lui stesso voleva lanciare loro: ossia quello di entusiasmarlo proponendo abiti vivaci e sensuali, che mostrassero grande libertà di immaginazione e il sogno di una stravaganza giovanile. Contrariamente a quanto pensava Gianni, alcuni critici, tra cui Giorgio Armani, dimostrarono invece come la moda fosse fatta per pochi, nonché rivolta a gruppi benestanti che potevano concedersi il lusso esclusivo di alcuni prodotti. Inoltre alcuni di loro, pensavano che le collezioni di Versace non fossero conformi ai valori sociali del buon costume: infatti rimasero scandalizzati di fronte ai decori degli abiti delle giovani modelle in passerella perché richiamavano una sessualità troppo evidente. Secondo gli antagonisti dello stilista calabrese, le donne non dovevano essere considerate come degli oggetti di desiderio sessuale, inoltre, le tendenze del suo stile apparivano prive di gusto, troppo accese e sfrontate: troppo esagerate e finivano con lo scioccare il pubblico, per la mancanza di coesione e buon gusto. Perché dedicare una tesi a questo genio creatore di moda? Perché è stata apprezzata la sua umanità e grandezza, ma soprattutto il suo culto per l’arte, la bellezza e la femminilità, anche perché il suo sogno è sempre stato quello di rappresentare l’eterna giovinezza e un ideale di vita vissuta al massimo, ossia a 360 gradi, come specifica Sinclair su Vogue (2015). ​

Gianni Versace, icona dell’anticonformismo e della stravaganza, analisi e storia del brand.

ROSSATI, BEATRICE
2021/2022

Abstract

Secondo le considerazioni della scrittrice di Vogue (2015), Charlotte Sinclair, analizzando il suo brand, Gianni Versace, ha voluto dimostrare come la moda non fosse rivolta soltanto alla nicchia borghese: secondo il suo pensiero infatti, la moda doveva appartenere a tutti, dal momento che è sempre esistita per essere condivisa e per aumentare il piacere collettivo di vivere. Inoltre ha voluto evidenziare, durante la creazione dei suoi progetti, l’importanza nel mescolare tendenze diverse tra loro, da cui trarne una sintesi olistica: audace e teatrale, che veniva proprio racchiusa all’interno del logo della maison aziendale, ossia quello della Medusa. Lo stilista si è dimostrato aperto quando ha dovuto affrontare alcune tematiche particolari come il sesso, senza temere alcuna ritorsione da parte dell’élite milanese, ritenendo che il compito di qualsiasi artista dovesse essere quello di infrangere le barriere e le regole sociali. Anzitutto ha abbracciato la seminudità come l’elemento femminile caratterizzante, che ha portato a celebrare le donne, non a nascondere le loro forme, perché secondo la sua ottica, queste non dovevano imbarazzarsi, ma valorizzare la propria silhoutte senza alcuna vergogna. Le tendenze del suo stile sono apparse del tutto divertenti, seducenti e contrarie alla monotonia del buon costume. Gianni ha creato abiti che si muovevano da sé, dal momento che secondo la sua visione, i capi evidenti e sexy che proponeva, non annoiavano affatto il pubblico, ma lo lasciavano soddisfatto, in quanto la moda, per lo stilista calabrese, era indice di un atteggiamento, di un modo di essere e di pensare. Nonostante avesse raggiunto l’apice del successo, il designer ha voluto più volte ribadito come il concetto di volgarità appartenesse a quelle categorie di persone spaventate dal suo stile che non avevano ben compreso il messaggio che lui stesso voleva lanciare loro: ossia quello di entusiasmarlo proponendo abiti vivaci e sensuali, che mostrassero grande libertà di immaginazione e il sogno di una stravaganza giovanile. Contrariamente a quanto pensava Gianni, alcuni critici, tra cui Giorgio Armani, dimostrarono invece come la moda fosse fatta per pochi, nonché rivolta a gruppi benestanti che potevano concedersi il lusso esclusivo di alcuni prodotti. Inoltre alcuni di loro, pensavano che le collezioni di Versace non fossero conformi ai valori sociali del buon costume: infatti rimasero scandalizzati di fronte ai decori degli abiti delle giovani modelle in passerella perché richiamavano una sessualità troppo evidente. Secondo gli antagonisti dello stilista calabrese, le donne non dovevano essere considerate come degli oggetti di desiderio sessuale, inoltre, le tendenze del suo stile apparivano prive di gusto, troppo accese e sfrontate: troppo esagerate e finivano con lo scioccare il pubblico, per la mancanza di coesione e buon gusto. Perché dedicare una tesi a questo genio creatore di moda? Perché è stata apprezzata la sua umanità e grandezza, ma soprattutto il suo culto per l’arte, la bellezza e la femminilità, anche perché il suo sogno è sempre stato quello di rappresentare l’eterna giovinezza e un ideale di vita vissuta al massimo, ossia a 360 gradi, come specifica Sinclair su Vogue (2015). ​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/136379