La diffusione dell’apicoltura urbana nelle grandi metropoli e nelle piccole città europee e nordamericane è un fenomeno documentato e in costante espansione. Il presente contributo si propone di indagare la crescita di interesse nei confronti di tale pratica da un punto di vista antropologico e sociologico. La possibilità di allevare api in città dimostra innanzitutto la permeabilità dei confini dell’ambiente urbano, pensato spesso come nucleo autonomo dal suo esterno e dalla dimensione rurale a cui determinate attività, tra le quali l’apicoltura stessa, sono invece associate. Mettendo in luce l’illusorietà di una netta separazione tra città e campagna si sottolinea come anche i dualismi da cui tale visione dicotomica prende forma siano contraddistinti da ambiguità e contraddizioni. L’ape in quanto insetto indipendente, ubiquo e non completamente addomesticabile mette in crisi i criteri umani di classificazione degli esseri viventi in monolitiche divisioni tra ‘inclusi’ ed ‘esclusi’, ‘selvaggi’ e ‘addomesticati’, ‘utili’ o ‘pericolosi’. Attraverso un’analisi delle rappresentazioni e delle narrazioni costruite intorno al rapporto umano con l’Alterità animale incarnata dall’ape, ci si interrogherà su come l’incontro, fisico e sensoriale oltre che simbolico, tra questi due mondi – quello delle api e quello abitato dall’essere umano che spesso li intende come distinti e slegati – possa, nonostante le sue contraddizioni e i suoi dualismi, aprire le porte ad un dialogo interspecie profondo, catalizzando una presa di consapevolezza intorno alla necessità di favorire condizioni di benessere collettivo che permettano ad ogni essere vivente di esprimersi e manifestarsi.
L’apicoltura urbana come strumento per una consapevolezza oltre i dualismi.
DE GIORGI, MARTINA
2020/2021
Abstract
La diffusione dell’apicoltura urbana nelle grandi metropoli e nelle piccole città europee e nordamericane è un fenomeno documentato e in costante espansione. Il presente contributo si propone di indagare la crescita di interesse nei confronti di tale pratica da un punto di vista antropologico e sociologico. La possibilità di allevare api in città dimostra innanzitutto la permeabilità dei confini dell’ambiente urbano, pensato spesso come nucleo autonomo dal suo esterno e dalla dimensione rurale a cui determinate attività, tra le quali l’apicoltura stessa, sono invece associate. Mettendo in luce l’illusorietà di una netta separazione tra città e campagna si sottolinea come anche i dualismi da cui tale visione dicotomica prende forma siano contraddistinti da ambiguità e contraddizioni. L’ape in quanto insetto indipendente, ubiquo e non completamente addomesticabile mette in crisi i criteri umani di classificazione degli esseri viventi in monolitiche divisioni tra ‘inclusi’ ed ‘esclusi’, ‘selvaggi’ e ‘addomesticati’, ‘utili’ o ‘pericolosi’. Attraverso un’analisi delle rappresentazioni e delle narrazioni costruite intorno al rapporto umano con l’Alterità animale incarnata dall’ape, ci si interrogherà su come l’incontro, fisico e sensoriale oltre che simbolico, tra questi due mondi – quello delle api e quello abitato dall’essere umano che spesso li intende come distinti e slegati – possa, nonostante le sue contraddizioni e i suoi dualismi, aprire le porte ad un dialogo interspecie profondo, catalizzando una presa di consapevolezza intorno alla necessità di favorire condizioni di benessere collettivo che permettano ad ogni essere vivente di esprimersi e manifestarsi.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
899480_tesimartinadegiorgiapicolturaurbana.docx.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
519.19 kB
Formato
Adobe PDF
|
519.19 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/136369