Questo lavoro è incentrato sull'analisi e sul confronto del mito argonautico in due opere appartenenti ad epoche e a generi letterari diversi: la Pitica IV di Pindaro e le Argonautiche di Apollonio Rodio. La leggenda degli Argonauti riguarda l'impresa di Giasone e dei suoi compagni giunti in Colchide con l'obiettivo di conquistare il vello d'oro. Il mito era già conosciuto ai tempi di Omero, ma un quadro completo di esso ci viene fornito nella Pitica IV e nelle Argonautiche. Nell'ode pindarica, composta per celebrare Arcesilao, re di Cirene, il mito è funzionale ad elogiare la dinastia dei Battiadi, a cui appartiene il committente; Pindaro intende quindi esaltare e ricordare l'impresa argonautica a cui il loro antenato Eufemo aveva preso parte. Nella Pitica vengono ricordati i momenti salienti del mito argonautico: la partenza, il catalogo degli eroi, la conquista del vello d'oro come obiettivo della spedizione in Colchide, l'aiuto offerto da Medea a Giasone e infine il viaggio di ritorno degli Argonauti in patria. Pindaro si sofferma poi sul personaggio di Giasone - di cui viene delineato un ritratto del tutto positivo, affinché questo eroe possa essere la perfetta figura mitica corrispondente di Arcesilao - e su quello di Medea, non tanto in relazione alla tematica amorosa, ma facendo leva sul suo ruolo di profetessa e dispensatrice di consigli. La saga degli Argonauti costituisce la materia anche delle Argonautiche di Apollonio Rodio. Data la maggiore lunghezza del poema rispetto all'ode pindarica, il racconto delle vicende argonautiche appare più dettagliato e ricco di particolari. Apollonio riprende tutti gli episodi del mito menzionati da Pindaro, pur con alcune varianti, riguardanti, per esempio, le tappe del viaggio di ritorno degli eroi e la caratterizzazione dei personaggi. Apollonio svuota infatti la figura di Giasone di quelle connotazioni positive emerse nella Pitica, rendendolo un antieroe che molto deve all'intervento di Medea la buona riuscita dell'impresa. Nel delineare il personaggio di Medea, l'autore approfondisce poi l'elemento erotico e le implicazioni psicologiche che esso comporta.

PINDARO, APOLLONIO RODIO E IL MITO ARGONAUTICO

VAIRA, LAURA
2014/2015

Abstract

Questo lavoro è incentrato sull'analisi e sul confronto del mito argonautico in due opere appartenenti ad epoche e a generi letterari diversi: la Pitica IV di Pindaro e le Argonautiche di Apollonio Rodio. La leggenda degli Argonauti riguarda l'impresa di Giasone e dei suoi compagni giunti in Colchide con l'obiettivo di conquistare il vello d'oro. Il mito era già conosciuto ai tempi di Omero, ma un quadro completo di esso ci viene fornito nella Pitica IV e nelle Argonautiche. Nell'ode pindarica, composta per celebrare Arcesilao, re di Cirene, il mito è funzionale ad elogiare la dinastia dei Battiadi, a cui appartiene il committente; Pindaro intende quindi esaltare e ricordare l'impresa argonautica a cui il loro antenato Eufemo aveva preso parte. Nella Pitica vengono ricordati i momenti salienti del mito argonautico: la partenza, il catalogo degli eroi, la conquista del vello d'oro come obiettivo della spedizione in Colchide, l'aiuto offerto da Medea a Giasone e infine il viaggio di ritorno degli Argonauti in patria. Pindaro si sofferma poi sul personaggio di Giasone - di cui viene delineato un ritratto del tutto positivo, affinché questo eroe possa essere la perfetta figura mitica corrispondente di Arcesilao - e su quello di Medea, non tanto in relazione alla tematica amorosa, ma facendo leva sul suo ruolo di profetessa e dispensatrice di consigli. La saga degli Argonauti costituisce la materia anche delle Argonautiche di Apollonio Rodio. Data la maggiore lunghezza del poema rispetto all'ode pindarica, il racconto delle vicende argonautiche appare più dettagliato e ricco di particolari. Apollonio riprende tutti gli episodi del mito menzionati da Pindaro, pur con alcune varianti, riguardanti, per esempio, le tappe del viaggio di ritorno degli eroi e la caratterizzazione dei personaggi. Apollonio svuota infatti la figura di Giasone di quelle connotazioni positive emerse nella Pitica, rendendolo un antieroe che molto deve all'intervento di Medea la buona riuscita dell'impresa. Nel delineare il personaggio di Medea, l'autore approfondisce poi l'elemento erotico e le implicazioni psicologiche che esso comporta.
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