La storia d’Italia, dopo il crollo dell’impero romano d’occidente è sempre stata caratterizzata da divisioni culturali enormi dovuti all’insediamento di popolazioni diverse tra loro che hanno comunque prodotto la ricchezza caratteristica degli italiani di oggi. Se però lo scambio culturale avvenuto grazie alle diverse occupazioni del suolo italiano ha favorito uno sviluppo positivo in campo scientifico e umanistico, la divisione politica tra i diversi Stati ha generato profonde fratture nelle reti di comunicazione su tutto il territorio. Non essendoci una omogeneità politica, ogni regnante pensava infatti al proprio territorio, vedendo come un pericolo militare lo sviluppo di collegamenti stradali da un regno all’altro. Quello che a mio avviso è molto interessante è il fatto che, anche in mancanza di una coscienza nazionale come già avevano gli inglesi o i francesi, Cavour coglie l’occasione dell’avvento delle strade ferrate per iniziare un discorso “unitaristico” sotto l’aspetto economico, cercando di far capire agli altri governanti i benefici conseguenti allo sviluppo dei collegamenti ferroviari. Questo fu il preludio di molteplici cambiamenti che, ampliati dalla seconda rivoluzione industriale e dalle correnti culturali del periodo, contribuirono alla maturazione dell’identità nazionale, alle guerre di indipendenza e poi all’unità d’Italia, sotto l’egida del regno sabaudo. Oggi in Italia (basti vedere le condizioni in cui versano le ferrovie nel meridione o la resistenza alla TAV in Piemonte), l’importanza delle ferrovie come mezzo di comunicazione per merci e persone non è ancora ben compresa, sia in termini di ricchezza economica che di sviluppo culturale e lo stesso nostro governo non ha tratto insegnamento dalla storia ferroviaria del Paese .
Il Dibattito Ferroviario Italiano della Metà dell’Ottocento: in particolare, il contributo di Ilarione Petitti
BAROSSO, MASSIMO
2021/2022
Abstract
La storia d’Italia, dopo il crollo dell’impero romano d’occidente è sempre stata caratterizzata da divisioni culturali enormi dovuti all’insediamento di popolazioni diverse tra loro che hanno comunque prodotto la ricchezza caratteristica degli italiani di oggi. Se però lo scambio culturale avvenuto grazie alle diverse occupazioni del suolo italiano ha favorito uno sviluppo positivo in campo scientifico e umanistico, la divisione politica tra i diversi Stati ha generato profonde fratture nelle reti di comunicazione su tutto il territorio. Non essendoci una omogeneità politica, ogni regnante pensava infatti al proprio territorio, vedendo come un pericolo militare lo sviluppo di collegamenti stradali da un regno all’altro. Quello che a mio avviso è molto interessante è il fatto che, anche in mancanza di una coscienza nazionale come già avevano gli inglesi o i francesi, Cavour coglie l’occasione dell’avvento delle strade ferrate per iniziare un discorso “unitaristico” sotto l’aspetto economico, cercando di far capire agli altri governanti i benefici conseguenti allo sviluppo dei collegamenti ferroviari. Questo fu il preludio di molteplici cambiamenti che, ampliati dalla seconda rivoluzione industriale e dalle correnti culturali del periodo, contribuirono alla maturazione dell’identità nazionale, alle guerre di indipendenza e poi all’unità d’Italia, sotto l’egida del regno sabaudo. Oggi in Italia (basti vedere le condizioni in cui versano le ferrovie nel meridione o la resistenza alla TAV in Piemonte), l’importanza delle ferrovie come mezzo di comunicazione per merci e persone non è ancora ben compresa, sia in termini di ricchezza economica che di sviluppo culturale e lo stesso nostro governo non ha tratto insegnamento dalla storia ferroviaria del Paese .File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/136300