Nel corso del tempo gli studiosi hanno cercato di superare il concetto neoclassico di razionalità illimitata, tentando di offrire una soluzione che esplicasse il comportamento degli agenti economici. Le ricerche suggeriscono che l’essere umano è soggetto a numerosi bias cognitivi (Tversky, Kahneman), i quali sono un risultato delle distorsioni che le persone utilizzano quando valutano fatti e sviluppi. Successivamente è stato sviluppato il concetto di nudge (Sunstein, Thaler), ossia l’influenza che i suggerimenti possono esercitare sul processo decisionale dei soggetti; inoltre è nato il paternalismo libertario, ovvero quella corrente di pensiero che prevede il miglioramento del benessere sociale mediante indicazioni di soggetti terzi competenti, lasciando tuttavia piena libertà decisionale. Nel 2011 è stato pubblicato “thinking fast and low” (Kahneman; tversky), il quale scinde il sistema decisionale in due componenti: il sistema 1, impulsivo ed automatico, ed il sistema 2, freddo e complesso. Gli studiosi hanno constatato che per la maggior parte dei casi il primo prevale sul secondo, portando il soggetto verso l’utilizzo di euristiche e bias. Infine, Kahneman, Sunstein e Sibony, hanno sviluppato il concetto di rumore come elemento caratterizzante durante il processo decisionale. Quest’ultimo carattere è una componente imprescindibile nel momento in cui la società è posta dinnanzi ad una scelta, vi sono infatti situazioni in cui il rumore influisce sul pensiero, provocando decisioni che si possono discostare totalmente da ciò che viene affermato da un altro soggetto. L’obiettivo dello studio è quello di spiegare gli effetti che il rumore esercita durante il processo decisionale. La domanda a cui questa ricerca vuole rispondere è la seguente: quali sono le conseguenze del rumore all’interno del processo decisionale degli individui, e come può esserne limitato l’effetto? A differenza dei bias, il rumore è un errore casuale strettamente correlato al momento, e in quanto tale, molto più difficile da identificare e contrastare. Recentemente, Sibony, ha affermato che “se vogliamo prendere decisioni migliori, dobbiamo combattere sia i pregiudizi sia il rumore”, pertanto affinché le decisioni siano prese in condizioni ottimali è necessario ridurre la presenza non solo del rumore, ma anche dei bias. Il noise è la variabilità che si presenta nel processo decisionale; se ad esempio due soggetti sono posti d’innanzi ad un problema e il loro parere è totalmente discordante, è evidente che uno dei due abbia dato una risposta incorretta, ma se la distanza tra le due è eccessiva (1 anno contro 5 anni), allora non si tratta più di un bias, ma siamo d’innanzi ad un errore provocato dal rumore. Spesso il rumore è strettamente correlato all’umore dei soggetti, infatti quest’ultimo elemento può provocare l’utilizzo del sistema 1, a discapito del sistema 2, portando a situazioni in cui la variabilità è elevata rispetto a quella che si sarebbe ottenuta nel caso in cui i decisori avessero utilizzato il pensiero lento. Kahneman, all’interno di rumore, afferma che “Il giudizio non è sinonimo di pensare, e dare giudizi accurati non è sinonimo di avere un buon giudizio”, se infatti andiamo ad analizzare gli effetti che bias e rumore hanno sulle decisioni, risulta inevitabile che l’uomo, a differenza di ciò che ipotizza la scuola neoclassica, è irrazionale, e pertanto non potrà governare la propria vita nel massimo delle sue potenzialità.
"Economia comportamentale: analisi del processo decisionale."
MAZZA, FABRIZIO
2021/2022
Abstract
Nel corso del tempo gli studiosi hanno cercato di superare il concetto neoclassico di razionalità illimitata, tentando di offrire una soluzione che esplicasse il comportamento degli agenti economici. Le ricerche suggeriscono che l’essere umano è soggetto a numerosi bias cognitivi (Tversky, Kahneman), i quali sono un risultato delle distorsioni che le persone utilizzano quando valutano fatti e sviluppi. Successivamente è stato sviluppato il concetto di nudge (Sunstein, Thaler), ossia l’influenza che i suggerimenti possono esercitare sul processo decisionale dei soggetti; inoltre è nato il paternalismo libertario, ovvero quella corrente di pensiero che prevede il miglioramento del benessere sociale mediante indicazioni di soggetti terzi competenti, lasciando tuttavia piena libertà decisionale. Nel 2011 è stato pubblicato “thinking fast and low” (Kahneman; tversky), il quale scinde il sistema decisionale in due componenti: il sistema 1, impulsivo ed automatico, ed il sistema 2, freddo e complesso. Gli studiosi hanno constatato che per la maggior parte dei casi il primo prevale sul secondo, portando il soggetto verso l’utilizzo di euristiche e bias. Infine, Kahneman, Sunstein e Sibony, hanno sviluppato il concetto di rumore come elemento caratterizzante durante il processo decisionale. Quest’ultimo carattere è una componente imprescindibile nel momento in cui la società è posta dinnanzi ad una scelta, vi sono infatti situazioni in cui il rumore influisce sul pensiero, provocando decisioni che si possono discostare totalmente da ciò che viene affermato da un altro soggetto. L’obiettivo dello studio è quello di spiegare gli effetti che il rumore esercita durante il processo decisionale. La domanda a cui questa ricerca vuole rispondere è la seguente: quali sono le conseguenze del rumore all’interno del processo decisionale degli individui, e come può esserne limitato l’effetto? A differenza dei bias, il rumore è un errore casuale strettamente correlato al momento, e in quanto tale, molto più difficile da identificare e contrastare. Recentemente, Sibony, ha affermato che “se vogliamo prendere decisioni migliori, dobbiamo combattere sia i pregiudizi sia il rumore”, pertanto affinché le decisioni siano prese in condizioni ottimali è necessario ridurre la presenza non solo del rumore, ma anche dei bias. Il noise è la variabilità che si presenta nel processo decisionale; se ad esempio due soggetti sono posti d’innanzi ad un problema e il loro parere è totalmente discordante, è evidente che uno dei due abbia dato una risposta incorretta, ma se la distanza tra le due è eccessiva (1 anno contro 5 anni), allora non si tratta più di un bias, ma siamo d’innanzi ad un errore provocato dal rumore. Spesso il rumore è strettamente correlato all’umore dei soggetti, infatti quest’ultimo elemento può provocare l’utilizzo del sistema 1, a discapito del sistema 2, portando a situazioni in cui la variabilità è elevata rispetto a quella che si sarebbe ottenuta nel caso in cui i decisori avessero utilizzato il pensiero lento. Kahneman, all’interno di rumore, afferma che “Il giudizio non è sinonimo di pensare, e dare giudizi accurati non è sinonimo di avere un buon giudizio”, se infatti andiamo ad analizzare gli effetti che bias e rumore hanno sulle decisioni, risulta inevitabile che l’uomo, a differenza di ciò che ipotizza la scuola neoclassica, è irrazionale, e pertanto non potrà governare la propria vita nel massimo delle sue potenzialità.File | Dimensione | Formato | |
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