Si affronta il fenomeno del suicidio approfondendo le cause sociali da cui scaturisce. Nello studio si riscontra un massiccio divario tra i generi maschile e femminile: quasi l’80% delle persone suicide sono uomini. Essi sono ancor oggi soffocati da una maggiore ansia da prestazione in campo economico e sono più soggetti a dover nascondere i propri disagi. Alla fine del 1800 il sociologo Durkheim tentò di riunire tutti i dati sulle vittime suicide all’epoca disponibili con l’obiettivo, attraverso uno studio quantitativo dei dati e attraverso un approccio all’analisi multivariata, di creare una teoria che provasse ad interpretare il fenomeno suicidario. Il suo intento era dimostrare che vi fossero anche cause sociologiche e non solamente individuali e psicologiche alla base del suicidio. Analizzò diverse variabili che potessero illustrare e spiegare il fenomeno: il grado di istruzione, il sesso, l’età, i metodi utilizzati, lo stato civile, i tentativi di suicidio non riusciti. Notò che effettivamente gli uomini erano più spesso vittime di suicidio; per contro, gli uomini erano in minor numero rispetto alle donne nei tentativi di suicidio. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello internazionale sono soltanto 80 gli stati che hanno a disposizione una buona qualità dei dati che possa permettere loro uno studio sulla fenomenologia del suicidio. Per tale ragione vi è un’alta possibilità che vi sia una sottostima del problema e dunque una difficoltà anche nel poter ricercare forme di prevenzione in aiuto ai cittadini. L’OMS stima che nel mondo ogni circa 40 secondi una persona pone fine alla propria vita. Questo triste evento è diventato un pericolo tale da essere inserito nel “Piano d’azione per la salute mentale 2013-2030”, con l’obiettivo prioritario degli stati membri di ridurre di un terzo i tassi di suicidio entro il 2030. Il Piano aspira a rafforzare la prevenzione al suicidio e a guardare con occhio più attento i casi di tentativi di suicidio, con lo scopo di promuovere anche l’importanza della salute mentale del singolo cittadino.

Il fenomeno del suicidio: uno studio quantitativo e sociologico

ZANIRATO, GINEVRA VIOLA
2020/2021

Abstract

Si affronta il fenomeno del suicidio approfondendo le cause sociali da cui scaturisce. Nello studio si riscontra un massiccio divario tra i generi maschile e femminile: quasi l’80% delle persone suicide sono uomini. Essi sono ancor oggi soffocati da una maggiore ansia da prestazione in campo economico e sono più soggetti a dover nascondere i propri disagi. Alla fine del 1800 il sociologo Durkheim tentò di riunire tutti i dati sulle vittime suicide all’epoca disponibili con l’obiettivo, attraverso uno studio quantitativo dei dati e attraverso un approccio all’analisi multivariata, di creare una teoria che provasse ad interpretare il fenomeno suicidario. Il suo intento era dimostrare che vi fossero anche cause sociologiche e non solamente individuali e psicologiche alla base del suicidio. Analizzò diverse variabili che potessero illustrare e spiegare il fenomeno: il grado di istruzione, il sesso, l’età, i metodi utilizzati, lo stato civile, i tentativi di suicidio non riusciti. Notò che effettivamente gli uomini erano più spesso vittime di suicidio; per contro, gli uomini erano in minor numero rispetto alle donne nei tentativi di suicidio. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello internazionale sono soltanto 80 gli stati che hanno a disposizione una buona qualità dei dati che possa permettere loro uno studio sulla fenomenologia del suicidio. Per tale ragione vi è un’alta possibilità che vi sia una sottostima del problema e dunque una difficoltà anche nel poter ricercare forme di prevenzione in aiuto ai cittadini. L’OMS stima che nel mondo ogni circa 40 secondi una persona pone fine alla propria vita. Questo triste evento è diventato un pericolo tale da essere inserito nel “Piano d’azione per la salute mentale 2013-2030”, con l’obiettivo prioritario degli stati membri di ridurre di un terzo i tassi di suicidio entro il 2030. Il Piano aspira a rafforzare la prevenzione al suicidio e a guardare con occhio più attento i casi di tentativi di suicidio, con lo scopo di promuovere anche l’importanza della salute mentale del singolo cittadino.
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