Il presente lavoro si occupa del “Seminario VII” (2008) di Jacques Lacan. Viene posto al centro della riflessione il Reale, il cui ruolo, per la prima volta in questo periodo dell’insegnamento, viene tematizzato compiutamente. In particolare, è il concetto di Das Ding ad assumere un ruolo fondante tutta la teoria, in quanto modifica la concezione dell’inconscio. Tale importanza comporta l’abbandono di una concezione meramente strutturalista dell’inconscio. Il tema è una ripresa della tesi freudiana del “Progetto di una psicologia” (1968) in cui è presentato il funzionamento dell’inconscio secondo l’articolazione di tracciati volti a recuperare il godimento legato alla prima esperienza di soddisfacimento. È questo primo godimento, mitico, perduto, a cui Lacan dà il nome di Das Ding. L’approfondimento di questo tema centrale costituisce il presente lavoro. Si ritiene che esso possa essere fatto attraverso la presentazione di tre diversi aspetti intimamente correlati. Essi, attraversati trasversalmente e legati dai concetti di desiderio e godimento, sono: la percezione, la sublimazione e l’etica. Per chiarire questi tre temi, si è deciso di fare riferimento a quelli che Lacan presenta, nel seminario, come alcuni dei suoi interlocutori: Freud, Kant, Heidegger e Aristotele. Il tema della percezione è ripreso attraverso una rilettura estesa del “Progetto di una psicologia” (1968) ed è affrontato a partire dai due principi che regolano la vita psichica: il principio di piacere e il principio di realtà. L’articolazione che si trova nel regolare l’accesso alla scarica, qualificando il principio di piacere come principio inerziale, è una spinta a ritrovare la soddisfazione originaria. La caratteristica fondamentale della forza che guida la condotta umana è, dunque, la sua ingovernabilità. La tesi fondamentale circa la percezione è una conseguenza di questa posizione: il processo percettivo dipende dal processo primario. L’affermazione che la costruzione della realtà abbia un fondamento allucinatorio si regge sulla priorità assegnata al principio di piacere nel funzionamento dell’apparato psichico. I tracciati della catena significante, portano all’investimento della traccia mnestica della prima esperienza di soddisfacimento, oggetto della rimozione originaria. Il movimento della catena si presenta, per questa ragione, vincolato alla ripetizione di questi tracciati. Il tema del vuoto può essere affrontato a partire dalla critica alla teoria dell’adequatio, che si inscrive nella problematica del rapporto tra soggetto e oggetto. L’idealismo assoluto sostiene la tesi che la realtà sia prodotta dall’attività del soggetto e l’idealismo trascendentale kantiano che sono le condizioni di possibilità dell’esperienza a determinare il modo di darsi degli oggetti. È possibile una specificazione del concetto della Cosa come vuoto e alterità radicale in riferimento al tema della differenza ontologica di Martin Heidegger. La differenza tra l’Essere e l’ente si pone come analoga alla differenza tra Das Ding e die Sache. l tema etico può essere affrontato anch’esso a partire dal tema del godimento di Das Ding che, finora, è stato presentato come mira del movimento della catena significante e come vuoto di significazione. Al centro della riflessione in questa parte del lavoro è il rapporto del bene con la dimensione etica della psicoanalisi. Il sacrificio del godimento della Cosa costituisce la possibilità di accesso al desiderio, al Wunsch.

Percezione, origine, etica nel Seminario VII di Jacques Lacan

ROVERSELLI, ALBERTO
2021/2022

Abstract

Il presente lavoro si occupa del “Seminario VII” (2008) di Jacques Lacan. Viene posto al centro della riflessione il Reale, il cui ruolo, per la prima volta in questo periodo dell’insegnamento, viene tematizzato compiutamente. In particolare, è il concetto di Das Ding ad assumere un ruolo fondante tutta la teoria, in quanto modifica la concezione dell’inconscio. Tale importanza comporta l’abbandono di una concezione meramente strutturalista dell’inconscio. Il tema è una ripresa della tesi freudiana del “Progetto di una psicologia” (1968) in cui è presentato il funzionamento dell’inconscio secondo l’articolazione di tracciati volti a recuperare il godimento legato alla prima esperienza di soddisfacimento. È questo primo godimento, mitico, perduto, a cui Lacan dà il nome di Das Ding. L’approfondimento di questo tema centrale costituisce il presente lavoro. Si ritiene che esso possa essere fatto attraverso la presentazione di tre diversi aspetti intimamente correlati. Essi, attraversati trasversalmente e legati dai concetti di desiderio e godimento, sono: la percezione, la sublimazione e l’etica. Per chiarire questi tre temi, si è deciso di fare riferimento a quelli che Lacan presenta, nel seminario, come alcuni dei suoi interlocutori: Freud, Kant, Heidegger e Aristotele. Il tema della percezione è ripreso attraverso una rilettura estesa del “Progetto di una psicologia” (1968) ed è affrontato a partire dai due principi che regolano la vita psichica: il principio di piacere e il principio di realtà. L’articolazione che si trova nel regolare l’accesso alla scarica, qualificando il principio di piacere come principio inerziale, è una spinta a ritrovare la soddisfazione originaria. La caratteristica fondamentale della forza che guida la condotta umana è, dunque, la sua ingovernabilità. La tesi fondamentale circa la percezione è una conseguenza di questa posizione: il processo percettivo dipende dal processo primario. L’affermazione che la costruzione della realtà abbia un fondamento allucinatorio si regge sulla priorità assegnata al principio di piacere nel funzionamento dell’apparato psichico. I tracciati della catena significante, portano all’investimento della traccia mnestica della prima esperienza di soddisfacimento, oggetto della rimozione originaria. Il movimento della catena si presenta, per questa ragione, vincolato alla ripetizione di questi tracciati. Il tema del vuoto può essere affrontato a partire dalla critica alla teoria dell’adequatio, che si inscrive nella problematica del rapporto tra soggetto e oggetto. L’idealismo assoluto sostiene la tesi che la realtà sia prodotta dall’attività del soggetto e l’idealismo trascendentale kantiano che sono le condizioni di possibilità dell’esperienza a determinare il modo di darsi degli oggetti. È possibile una specificazione del concetto della Cosa come vuoto e alterità radicale in riferimento al tema della differenza ontologica di Martin Heidegger. La differenza tra l’Essere e l’ente si pone come analoga alla differenza tra Das Ding e die Sache. l tema etico può essere affrontato anch’esso a partire dal tema del godimento di Das Ding che, finora, è stato presentato come mira del movimento della catena significante e come vuoto di significazione. Al centro della riflessione in questa parte del lavoro è il rapporto del bene con la dimensione etica della psicoanalisi. Il sacrificio del godimento della Cosa costituisce la possibilità di accesso al desiderio, al Wunsch.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/136048