Il presente lavoro di ricerca è incentrato sulla figura di Leandro Arpinati, una delle personalità più interessanti e misconosciute del fascismo italiano. Egli fu fedele amico e seguace di Mussolini sin dalla gioventù in Romagna, capo delle squadre fasciste bolognesi e primo podestà della città ed infine sottosegretario agli Interni prima di cadere in disgrazia ed essere condannato a cinque anni di confino. La biografia di Arpinati risulta interessante principalmente per due ordini di ragioni: in primo luogo la stretta relazione esistente fra la sua vicenda storica particolare e quella più generale del movimento fascista in Italia, del quale egli rappresentava la componente minoritaria di derivazione anarcoindividualista. Il secondo invece legato alla sua atipicità rispetto al consolidarsi del pensiero dominante all'interno del regime mussoliniano; un'atipicità, unita ad una libertà di pensiero e parola vissuta come tratto distintivo del suo carattere, che fu punita molto duramente e lo portò in seguito a ripensare la sua adesione agli ideali fascisti. La struttura di questo lavoro è di tipo cronologico e ogni capitolo del testo coincide con un periodo della vita del gerarca. Il primo si concentra sulla militanza anarchica giovanile, sulle motivazioni che lo spinsero ad aderire al fascismo nel dopoguerra divenendo il capo delle squadre d'azione bolognesi e sulla presa del potere a livello cittadino a seguito dei fatti di Palazzo D'Accursio. Il secondo invece è focalizzato sui tre anni del suo podestariato: le realizzazioni urbanistiche, la creazione di un reticolo di istituzioni capace di creare un controllo capillare sulla città e la forgiatura di un consenso personale che resero Bologna la città ¿più fascista d'Italia¿. Il terzo capitolo si occupa dell'incarico al ministero degli Interni, un periodo segnato dalle sempre maggiori frizioni fra Arpinati e le alte schiere del fascismo dovute alla mal sopportazione, da parte di queste, verso i suoi atteggiamenti sempre meno allineati alle direttive del regime e le sue amicizie con elementi dichiaratamente antifascisti. Il quarto ed ultimo invece contiene una rapida panoramica sugli ultimi anni di vita del gerarca, dal confino a Lipari fino alla tragica morte nel 1945. In conclusione questo lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di affrontare la parabola politica ed esistenziale di un personaggio centrale per l'affermazione del fascismo in Italia sottolineandone la sua natura anomala nel panorama dei maggiorenti fascisti, lo stretto rapporto con Mussolini e la sua capacità di tenergli testa da pari a pari ed, infine, il suo ruolo di voce autonoma all'interno del regime; una prerogativa che, come si vedrà, gli risulterà fatale.
Arpinati, il gerarca silenzioso - Vita, politica ed amministrazione a Bologna (1919-1933).
DECHICU, SERGIO
2014/2015
Abstract
Il presente lavoro di ricerca è incentrato sulla figura di Leandro Arpinati, una delle personalità più interessanti e misconosciute del fascismo italiano. Egli fu fedele amico e seguace di Mussolini sin dalla gioventù in Romagna, capo delle squadre fasciste bolognesi e primo podestà della città ed infine sottosegretario agli Interni prima di cadere in disgrazia ed essere condannato a cinque anni di confino. La biografia di Arpinati risulta interessante principalmente per due ordini di ragioni: in primo luogo la stretta relazione esistente fra la sua vicenda storica particolare e quella più generale del movimento fascista in Italia, del quale egli rappresentava la componente minoritaria di derivazione anarcoindividualista. Il secondo invece legato alla sua atipicità rispetto al consolidarsi del pensiero dominante all'interno del regime mussoliniano; un'atipicità, unita ad una libertà di pensiero e parola vissuta come tratto distintivo del suo carattere, che fu punita molto duramente e lo portò in seguito a ripensare la sua adesione agli ideali fascisti. La struttura di questo lavoro è di tipo cronologico e ogni capitolo del testo coincide con un periodo della vita del gerarca. Il primo si concentra sulla militanza anarchica giovanile, sulle motivazioni che lo spinsero ad aderire al fascismo nel dopoguerra divenendo il capo delle squadre d'azione bolognesi e sulla presa del potere a livello cittadino a seguito dei fatti di Palazzo D'Accursio. Il secondo invece è focalizzato sui tre anni del suo podestariato: le realizzazioni urbanistiche, la creazione di un reticolo di istituzioni capace di creare un controllo capillare sulla città e la forgiatura di un consenso personale che resero Bologna la città ¿più fascista d'Italia¿. Il terzo capitolo si occupa dell'incarico al ministero degli Interni, un periodo segnato dalle sempre maggiori frizioni fra Arpinati e le alte schiere del fascismo dovute alla mal sopportazione, da parte di queste, verso i suoi atteggiamenti sempre meno allineati alle direttive del regime e le sue amicizie con elementi dichiaratamente antifascisti. Il quarto ed ultimo invece contiene una rapida panoramica sugli ultimi anni di vita del gerarca, dal confino a Lipari fino alla tragica morte nel 1945. In conclusione questo lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di affrontare la parabola politica ed esistenziale di un personaggio centrale per l'affermazione del fascismo in Italia sottolineandone la sua natura anomala nel panorama dei maggiorenti fascisti, lo stretto rapporto con Mussolini e la sua capacità di tenergli testa da pari a pari ed, infine, il suo ruolo di voce autonoma all'interno del regime; una prerogativa che, come si vedrà, gli risulterà fatale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/13544