Ho scelto di approfondire nella dissertazione finale il tema della comunicazione in relazione al disagio psichico. Si tratta di un argomento che un'esperienza lavorativa, a contatto con bambini affetti da disturbi mentali, mi ha dimostrato essere sottovalutato rispetto alla sua rilevanza all'interno della società. Le persone affette da disagio psichico sono spesso considerate secondo gli stereotipi di aggressività e imprevedibilità, e questo comporta loro difficoltà nell'avviare un processo di integrazione. Ho, dunque, deciso di approcciare al tema da un punto di vista sociologico, indagando sugli aspetti più sociali della malattia mentale: lo stigma, il pregiudizio e la comunicazione. Mi sono concentrata soprattutto su quest'ultima, analizzandone le diverse forme relative al disagio psichico. Nel corso del lavoro di ricerca ho potuto conoscerne la sua duplice capacità di contrastare gli stereotipi diffusi intorno all'idea di disagio mentale, ma anche di accentuarli. In particolare ho inserito due iniziative nazionali e internazionali, al fine di esemplificare possibili percorsi istituzionali volti ad indirizzare la comunicazione verso un approccio più consapevole al tema: si tratta della Carta di Trieste e della Dichiarazione sulla Salute mentale per l'Europa. La prima riguarda la comunicazione in senso più stretto, rivolgendosi ai giornalisti e proponendo loro alcuni accorgimenti necessari ad evitare che essa prenda, pur senza volerlo, la strada dell'alimentazione del pregiudizio; la seconda, invece, frutto di una conferenza ministeriale tenutasi nel 2006 a Helsinki su iniziativa dell'OMS, esorta i governi europei a promuovere progetti nazionali per contrastare lo stigma del disagio psichico. In quest'ottica la comunicazione assume, quindi, un ruolo centrale, ma essa deve tenere conto della complessità sociale e degli infiniti contesti in cui può inserirsi. Per questa ragione ho aggiunto alla ricerca anche due iniziative locali avviate a Torino negli ultimi anni: il Caffè Basaglia e il Mad Pride Torino. Esse, pur non possedendo la visibilità necessaria per essere conosciute anche da chi non sta compiendo una ricerca intenzionale, si presentano come alternative originali alla semplice comunicazione del messaggio, affrontando il tema della discriminazione con un approccio creativo e ludico. Il Caffè Basaglia è un locale ARCI, nel quale lavorano insieme persone affette da disturbi mentali e non, inserendo le prime in un percorso di integrazione volto anche a contrastare negli avventori del locale gli stereotipi di inaffidabilità, per sostituirli con cordialità e professionalità. Il Mad Pride, invece, è un'iniziativa degli stessi utenti di alcune Asl di Torino. Essi propongono attività diverse: dalle rassegne teatrali ai laboratori di scrittura, dai gruppi per il lavoro a cottimo all'organizzazione di eventi come quello del Torino Mad Pride del 17 giugno di quest'anno. L'obiettivo condiviso di questi progetti è quello di rendere partecipi le stesse persone affette da disturbi mentali al loro processo si integrazione e al cambiamento, nel senso comune, del tradizionale modo di pensare.
Comunicare il disagio mentale tra stigma e opportunità
CHIRIO, BEATRICE
2011/2012
Abstract
Ho scelto di approfondire nella dissertazione finale il tema della comunicazione in relazione al disagio psichico. Si tratta di un argomento che un'esperienza lavorativa, a contatto con bambini affetti da disturbi mentali, mi ha dimostrato essere sottovalutato rispetto alla sua rilevanza all'interno della società. Le persone affette da disagio psichico sono spesso considerate secondo gli stereotipi di aggressività e imprevedibilità, e questo comporta loro difficoltà nell'avviare un processo di integrazione. Ho, dunque, deciso di approcciare al tema da un punto di vista sociologico, indagando sugli aspetti più sociali della malattia mentale: lo stigma, il pregiudizio e la comunicazione. Mi sono concentrata soprattutto su quest'ultima, analizzandone le diverse forme relative al disagio psichico. Nel corso del lavoro di ricerca ho potuto conoscerne la sua duplice capacità di contrastare gli stereotipi diffusi intorno all'idea di disagio mentale, ma anche di accentuarli. In particolare ho inserito due iniziative nazionali e internazionali, al fine di esemplificare possibili percorsi istituzionali volti ad indirizzare la comunicazione verso un approccio più consapevole al tema: si tratta della Carta di Trieste e della Dichiarazione sulla Salute mentale per l'Europa. La prima riguarda la comunicazione in senso più stretto, rivolgendosi ai giornalisti e proponendo loro alcuni accorgimenti necessari ad evitare che essa prenda, pur senza volerlo, la strada dell'alimentazione del pregiudizio; la seconda, invece, frutto di una conferenza ministeriale tenutasi nel 2006 a Helsinki su iniziativa dell'OMS, esorta i governi europei a promuovere progetti nazionali per contrastare lo stigma del disagio psichico. In quest'ottica la comunicazione assume, quindi, un ruolo centrale, ma essa deve tenere conto della complessità sociale e degli infiniti contesti in cui può inserirsi. Per questa ragione ho aggiunto alla ricerca anche due iniziative locali avviate a Torino negli ultimi anni: il Caffè Basaglia e il Mad Pride Torino. Esse, pur non possedendo la visibilità necessaria per essere conosciute anche da chi non sta compiendo una ricerca intenzionale, si presentano come alternative originali alla semplice comunicazione del messaggio, affrontando il tema della discriminazione con un approccio creativo e ludico. Il Caffè Basaglia è un locale ARCI, nel quale lavorano insieme persone affette da disturbi mentali e non, inserendo le prime in un percorso di integrazione volto anche a contrastare negli avventori del locale gli stereotipi di inaffidabilità, per sostituirli con cordialità e professionalità. Il Mad Pride, invece, è un'iniziativa degli stessi utenti di alcune Asl di Torino. Essi propongono attività diverse: dalle rassegne teatrali ai laboratori di scrittura, dai gruppi per il lavoro a cottimo all'organizzazione di eventi come quello del Torino Mad Pride del 17 giugno di quest'anno. L'obiettivo condiviso di questi progetti è quello di rendere partecipi le stesse persone affette da disturbi mentali al loro processo si integrazione e al cambiamento, nel senso comune, del tradizionale modo di pensare.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/135341